I lavoratori migranti come priorità delle politiche di Pechino
Xiàng

I lavoratori migranti come priorità delle politiche di Pechino

Di Francesca Manenti
04.02.2021

Nel corso delle ultime settimane, il governo cinese ha avviato una campagna di sensibilizzazione e regolamentazione rivolta ai lavoratori migranti, per cercare di disincentivare gli spostamenti durante le festività del Capodanno lunare, che avranno inizio la seconda settimana di febbraio. Le nuove disposizioni prevedono sostanzialmente un irrigidimento delle misure di sicurezza anti-Covid da adottare per tutti coloro che decidano di tornare nelle località di residenza, tra cui l’obbligo di avere un test acido nucleico negativo eseguito entro sette giorni dall’inizio del viaggio e di effettuare un periodo di quarantena in albergo al proprio ritorno qualora si siano attraversate zone considerate ad alto rischio o si sia registrato un caso Covid sul mezzo di trasporto preso per viaggiare. Parallelamente, le autorità stanno promuovendo l’organizzazione di una serie di iniziative che incentivino i lavoratori a rimanere nei centri urbani sede del proprio posto di lavoro, quali l’erogazione di sussidi extra (in forma di hongbao, la busta rossa tradizionalmente scambiata come regalo in occasione delle festività di fine anno, ma in valuta digitale), la facilitazione di alcune procedure in caso di registrazione della residenza (hukou),o lo stimolo per le aziende di mantenere in funzione i servizi generalmente predisposti per i lavoratori non residenti e di assicurare gettoni di presenza o bonus giornalieri rispetto allo stipendio standard per coloro che decidano di restare.

L’accento posto dal governo sulla categoria dei lavoratori non residenti ha due motivazioni essenziali. In primo luogo, il contrasto alla diffusione del Covid e dei rischi legati alla pandemia. I lavoratori migranti rappresentano circa il 20% della popolazione (280 milioni secondo i dati ufficiali) e il loro spostamento per il capodanno lunare negli scorsi ha rappresentato uno dei più grandi spostamenti di massa al mondo. In un momento in cui le autorità stanno cercando di far fronte a nuovi focolai apparsi a macchia di leopardo nel Paese, questo fenomeno di massa potrebbe diventare veicolo di una nuova ondata di contagi. In questo senso, le disposizioni verso i lavoratori non residenti si inseriscono in un quadro di prevenzione sanitaria di più ampio respiro rivolto a tutta la popolazione.

In seconda battuta, il tentativo di trattenere i lavoratori nelle città risponde alla volontà di Pechino di scongiurare una nuova battuta di arresto per la produzione e la ripresa economica nazionale. Se tradizionalmente le festività per il Capodanno hanno sempre imposto un rallentamento delle attività di molte aziende, il rischio di posticipare la ripresa dei normali ritmi a causa di eventuali periodi di quarantena o di degenza a causa del contagio è considerato un grande fattore di criticità per la sostenibilità della ripresa sia da parte degli attori economici sia del governo. Mantenendo le attività operative e assicurando la presenza dei lavoratori sul posto di lavoro il Paese potrebbe assistere ad un incremento di circa il 28% del PIL del primo quadrimestre rispetto al dato dell’anno precedente.

Benché le contingenze dettate dall’avvicinarsi del Capodanno abbiano dato maggior risalto alla questione, l’attenzione per i lavoratori migranti sembra essere un tema sempre più presente tra le priorità del governo in materia di politica interna. Questa categoria, infatti, è stata particolarmente colpita dagli effetti collaterali della pandemia, che hanno causato circa 5 milioni di disoccupati e un decremento della crescita salariale rispetto agli anni precedenti. Già nel corso dell’ultimo anno le autorità hanno iniziato a rivedere le normative per la richiesta dei permessi di residenza e di accesso ai servizi sociali, sanitari ed educativi nelle città di medie e grandi dimensioni (ad eccezione delle megalopoli), che rappresentano uno degli ostacoli principali all’effettiva stabilizzazione e all’inclusione dei lavoratori provenienti dalle aree rurali nel tessuto sociale delle città in cui trovano impego. A fronte dell’inizio della ripresa economica per il resto del Paese, il mancato miglioramento delle condizioni anche per una parte di questa fetta di popolazione potrebbe non solo generare malcontento, ma, anche, aggravare il divario di sviluppo tra aree rurali e centri urbani, allontanando il raggiungimento di una crescita coordinata a livello di Sistema Paese.

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