Shanghai Cooperation Organization: tra ambizione e realtà
Il 15 e 16 settembre, si è tenuto a Samarcanda il 22simo vertice della Shanghai Cooperation Organization (SCO), l’organizzazione intergovernativa fondata nel 2001 allo scopo di gestire e sviluppare le complesse relazioni tra Cina, Russia e Repubbliche centroasiatiche. Tra il 2008 e il 2017, grazie all’ingresso di India e Pakistan e all’introduzione dei partenariati di dialogo, la SCO ha ampliato il proprio raggio d’azione che si estende ora dall’Asia-Pacifico fino al Medioriente, passando per il Caucaso meridionale. L’allargamento e il crescente interesse internazionale nei confronti dell’organizzazione, pronta a formalizzare nella primavera del 2023 l’ingresso dell’Iran, hanno contribuito ad accrescere le ambizioni di questa piattaforma a lungo trascurata poiché incapace di produrre risultati rilevanti.
In questo quadro, il summit ha offerto un’occasione importante agli Stati membri, Cina e Russia in primis, per presentare la SCO come vero punto di riferimento per tutti gli attori non allineati al blocco Euro-atlantico. A tal proposito, nel corso della plenaria si è discusso lo sviluppo di meccanismi di regolamentazione dei sistemi di pagamento in valuta locale e la creazione di una banca per lo sviluppo dell’organizzazione, temi rilevanti per gli Stati membri alle prese con il crescente isolamento economico che colpisce Russia e Iran e che preoccupa sempre più la Repubblica Popolare Cinese. Ampio spazio ha avuto anche il tema della cooperazione contro il terrorismo sollevato, tra gli altri, da India e Pakistan, due degli attori più preoccupati dalla minaccia posta dai gruppi terroristici di matrice jihadista presenti in Afghanistan.
Nel complesso, le sessioni plenarie del summit sono state ampiamente oscurate dalla serie di incontri bilaterali avvenuti a margine tra i leader presenti. Ciò è dovuto alla necessità di evitare di porre sul tavolo del meeting di Samarcanda temi delicati, come il conflitto in Ucraina, che avrebbero potuto urtare la sensibilità dei vari Paesi presenti. Ai limiti strutturali dell’organizzazione si sommano, infatti, le divisioni profonde che sono presenti tra i membri che la animano. In particolare, la SCO è composta da attori che non condividono medesimi obiettivi strategici, i cui rapporti sono caratterizzati da una rivalità storica (India e Pakistan) o che, addirittura, sono in aperto conflitto tra loro, come nel caso di Tajikistan e Kyrgyzstan. Questa predominanza degli interessi nazionali all’interno della SCO complica inevitabilmente il progetto, sponsorizzato da Pechino e Mosca, di formazione di un blocco coeso di attori favorevoli allo sviluppo di un nuovo tavolo di discussione multilaterale ordine.