Nuove tensioni tra Algeria e Marocco: quali scenari in una rivalità con radici antiche
Il 3 novembre l’Algeria ha accusato il Marocco di un bombardamento che ha avuto luogo nel Sahara Occidentale, in una zona vicino al confine con la Mauritania, che ha portato all’uccisione di tre camionisti algerini. Secondo la ricostruzione fornita dal governo algerino, esisterebbero diverse prove di responsabilità a carico delle forze marocchine nell’omicidio stradale. Rabat ha immediatamente respinto le accuse sostenendo una totale estraneità ai fatti, dicendosi anzi disponibile a ricostruire i rapporti con il vicino algerino.
L’uccisione dei tre autisti si colloca in un clima di crescenti tensioni tra i due Paesi. In seguito al riconoscimento da parte degli Stati Uniti della sovranità marocchina sul Sahara Occidentale (dicembre 2020) in cambio dell’apertura delle relazioni diplomatiche con Tel Aviv, la situazione è gradualmente degenerata. L’Algeria infatti ha sempre supportato il Movimento Polisario da un lato e il fronte palestinese dall’altro, in virtù delle sue radici anti-coloniali che vuole estendere ai popoli del Sud del Mondo. Dopo l’intervento diplomatico USA, si è conseguentemente sentita più isolata in un contesto regionale avverso e potenzialmente in grado di minarne la propria identità. A complicare il quadro delineato si sono aggiunte le accuse algerine di interferenza di Rabat nelle questioni interne di Algeri (si pensi alle rinnovate tensioni in Cabilia) e il presunto coinvolgimento del Regno nordafricano nello scandalo dello spyware Pegasus (luglio 2021). Secondo fonti interne, Rabat avrebbe utilizzato il software di spionaggio israeliano per controllare i funzionari e i cittadini algerini, operando difatti importanti violazioni dei diritti dell’uomo. L’alto livello di ostilità ha portato quindi Algeri ad interrompere totalmente i rapporti diplomatici con Rabat ad agosto di quest’anno, sostenendo che il vicino nordafricano portasse avanti da tempo atti ostili nei suoi confronti. Alla chiusura delle relazioni bilaterali, si è aggiunta infine la decisione del Presidente algerino Abdelmadjid Tebboune di fermare le esportazioni di gas naturale verso la Spagna, che passano proprio attraverso il Marocco. Prima di questo decreto, Rabat beneficiava di 1 miliardo di metri cubi di gas, utilizzato per produrre circa il 10% dell’elettricità del Regno. La perdita di accesso al metano algerino determinerà quindi un impatto significativo sul Paese, in particolare sulle due principali centrali elettriche situate nel nord del Marocco – rispettivamente a sud di Tangeri e a sud di Jerrada. Il provvedimento presidenziale non danneggerà però solamente le capacità di approvvigionamento energetico di Rabat, ma priverà la stessa Algeri di un’importante fonte di reddito, peggiorando le sue già fragili condizioni economiche. A seguito di questi eventi, la leadership marocchina ha ribadito la necessità nel difendere in tutti i modi la propria sovranità domestica da interferenze esterne e ha incolpato la controparte per l’escalation delle tensioni, accusandola di non aver ascoltato i recenti appelli di Re Mohammed VI per la riapertura del confine e il miglioramento delle relazioni bilaterali.
L’obiettivo algerino sembrerebbe essere quello di contrastare l’ambiziosa politica estera marocchina e rompere l’ormai consolidata intesa tra Rabat e Washington. Infatti, Algeri si sta mobilitando per screditare il rivale nordafricano, sperando in questo modo di uscire dall’isolamento internazionale e affermarsi come potenza regionale. In questo contesto punta anche a sfruttare la dipendenza del Marocco dal proprio gas al fine di avere una posizione di vantaggio rispetto all’avversario. Inoltre, tagliare i legami con Rabat, anche a costo di inasprire la crisi economica che sta vivendo da anni, significherebbe avere una leva importante sul Marocco, riuscendo al contempo a distogliere l’attenzione dei propri cittadini dalle problematiche domestiche. Infatti, l’Algeria vive da diversi anni una difficile condizione sociale, economica e politica aggravata dalla pandemia da Covid-19. Di fatto l’aumento delle tensioni tra Algeri e Rabat può essere letto, in chiave algerina, come una mossa strumentale per deviare le attenzioni dalle difficoltà interne al Paese più grande del continente africano. Di converso, secondo Rabat, le tensioni con Algeri costituiscono una sfida alle sue ambizioni interne ed esterne, ricordandogli come sia ancora particolarmente vulnerabile alle azioni del proprio vicinato.
L’Algeria e il Marocco non sono però interessati ad esacerbare gli attriti a tal punto da innescare ostilità su larga scala. I livelli di tensione risultano alti nella retorica e nei discorsi, ma volutamente controllati dal punto di vista operativo. Uno scontro armato diretto nuocerebbe ad entrambi, non avendo questi un interesse immediato a portare avanti tale conflittualità. Algeri in particolare rischierebbe di essere ancora più isolata nel contesto internazionale, con il pericolo concreto di alienarsi il supporto di Unione Europea e Stati del Golfo. Inoltre un conflitto aperto con il Marocco esporrebbe l’Algeria ad un danno d’immagine e reputazionale di non poco conto, che potrebbe minare le sue ambizioni nell’intera Africa Occidentale.
Al di là, dunque, della retorica rampante e aggressiva da ambo le parti, le prospettive di un conflitto armato rimangono basse, in quanto entrambi avrebbero più da perdere che da guadagnare in un siffatto contesto.