Le nuove manovre di Kais Saied in Tunisia
Middle East & North Africa

Le nuove manovre di Kais Saied in Tunisia

By Claudia Annovi
10.05.2021

Il progetto di consolidamento dei poteri avviato il 25 luglio, giorno in cui il Presidente della Repubblica ha congelato le attività parlamentari, sembra essere arrivato ad un punto di svolta significativo. Ignorando le pressioni interne e internazionali, il 22 settembre il Capo di Stato ha dichiarato che governerà per decreto senza riabilitare il Parlamento, controllando de facto sia il potere legislativo sia quello esecutivo. Per ora Saied non ha ancora definito i limiti dei poteri che si è conferito e che, nel concreto, sospendono parte dei dettami costituzionali. Inoltre, come annunciato precedentemente, il Presidente ha dichiarato nella Gazzetta Ufficiale che creerà un comitato incaricato di redigere una serie di modifiche alla Costituzione del 2014 – lasciando intendere che il sistema politico sarà profondamente diverso da quello sino ad ora in vigore – e che verrà formato un nuovo Consiglio dei Ministri incaricato di affiancare e supportare il Presidente nella gestione dell’esecutivo.

La scelta quindi di un Primo Ministro che fosse vicino alla linea politica di Kais Saied non è tardata ad arrivare. Mercoledì 29 settembre, a distanza di una sola settimana dal primo annuncio, il Presidente ha dato l’incarico di formare un nuovo governo a Najla Bouden Romdhan, docente alla Scuola Nazionale di Ingegneria di Tunisi ed ex-coordinatrice di un ampio progetto sull’occupazione promosso da Banca Mondiale in Tunisia. La nomina di una donna come Primo Ministro ha avuto un grande eco a livello internazionale essendo la prima volta nel mondo arabo che l’incarico viene affidato ad una figura femminile, manovra che è stata letta da alcuni come l’ennesima prova dell’eccezionalità e del progresso tunisini per quanto riguarda i diritti delle donne.

Ad un’analisi più attenta, tuttavia, la scelta di Romdhan sembra più un’operazione cosmetica del Presidente che il frutto di uno slancio al cambiamento e alla modernizzazione del sistema politico tunisino. Oltre, infatti, ad essere vicina alla famiglia Saied, Romdhan non ha una grande esperienza politica e non godrà comunque degli stessi poteri dei suoi predecessori, dal momento che i dettami costituzionali che le affiderebbero una qualche autorità sono attualmente oggetto di revisione. L’attuale sospensione delle attività parlamentari rende inoltre la definizione di una nuova squadra di governo un processo interno al palazzo di Cartagine poiché non sarà previsto il passaggio in aula per ottenere la fiducia. Mentre, quindi, crescono le critiche e le accuse di incostituzionalità da parte dei membri del parlamento, ormai esclusi da qualsiasi decisione, risulta sempre più chiaro come il processo democratico post-rivoluzionario in Tunisia stia attraversando una forte battuta d’arresto. A suscitare preoccupazione sono d’altronde i numerosi arresti fortemente connotati a livello politico: nel corso degli ultimi due mesi, diversi deputati sono stati arrestati in maniera arbitraria e domenica 3 ottobre è stato fermato anche Ameur Ayed, presentatore televisivo colpevole di aver criticato Saied in una trasmissione televisiva.

Al di fuori delle mura del palazzo di Cartagine, tuttavia, la situazione sembra essere in costante mutamento e il largo sostegno popolare di cui gode Saied sembra erodersi a partire dalle piazze. Fino a poco tempo fa, infatti, le manifestazioni contro le manovre di Saied erano fortemente dominate da forze politiche profondamente controverse e sfiduciate, rendendo agli occhi di molti la crisi politica come l’ennesimo conflitto interno alle istituzioni. Il fatto, ad esempio, che le proteste contro le manovre di Saied fossero dominate da militanti o sostenitori del partito Ennahda, cui è stato largamente imputato il fallimento di dieci anni di transizione democratica, ha reso la situazione politica attuale come un conflitto interno alle istituzioni agli occhi di molti. Oggi, invece, la composizione delle piazze sembra essere più eterogenea, frutto di un’opposizione al presidente sempre più diversificata e potenzialmente più pericolosa per il progetto politico di Saied.

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