La Cina pronta a schierare una portaerei a Gibuti
Il 28 aprile, è stata confermata dal generale statunitense Stephen Townsend, comandante dell’U.S. AFRICOM (Africa Command), la notizia secondo cui la base navale cinese di Gibuti sia pronta ad ospitare nuove unità della Marina Militare dell’Esercito Popolare di Liberazione (PLAN), tra cui anche portaerei e navi da assalto anfibio.
La base nel Corno d’Africa, la cui costruzione risale al 2016, negli ultimi anni ha continuato ad essere sviluppata con l’obiettivo di incrementare le capacità di proiezione cinese a cavallo tra Africa Orientale, Penisola Arabica e Oceano Indiano, dove peraltro le unità militari di Pechino sono già presenti ed impegnate in missioni di addestramento alle Forze Armate locali e anti-pirateria nel Golfo di Aden. La notizia ha già messo in allarme gli Stati Maggiori dei Paesi presenti a Gibuti, tra cui Francia, Stati Uniti ed Italia, che da tempo denunciano attività provocatorie da parte dei militari cinesi, come l’illuminazione dei velivoli in fase di atterraggio.
Dal 2017 (anno in cui è avvenuta l’inaugurazione ufficiale), la base ha visto aumentare i suoi effettivi fino a 2000 unità e rappresenta la principale istallazione militare fuori dai confini nazionali cinesi, collocata in una posizione strategica sullo stretto di Beb-el Mandeb e all’imboccatura del Mar Rosso.
La base di Gibuti costituisce la punta estremo-occidentale del cosiddetto “Filo di Perle”, la costellazione di basi navali nella regione dell’Indo-Pacifico deputata alla protezione del più importante corridoio commerciale navale cinese nel quadro della Belt and Road Initiative (BRI).
La notizia del completamento delle nuove banchine giunge a poca distanza dal varo di tre nuove unità navali assegnate alla Flotta Sud della PLAN, sotto la cui autorità ricade proprio la base di Gibuti. Negli ultimi anni gli sforzi cinesi per un ampliamento della marina militare hanno raggiunto livelli mai visti prima e la repubblica dell’Estremo Oriente prevede di portare, entro il 2030, la totalità delle sue portaerei a 6 unità, due delle quali sono già state consegnate. La possibilità di impiegare unità portaerei e navi da assalto anfibio in una base così avanzata conferma le intenzioni cinesi di estendere la proiezione militare alla regione del Mediterraneo allargato.
Non è inoltre da escludersi che le ambizioni del Dragone possano estendersi in futuro all’intraprendere operazioni anche al di là del Canale di Suez, le quali potrebbero però portare ad un aumento delle tensioni con NATO e Stati Uniti.