Intelligence and Defence Update n°78
Israele
Il 23 ottobre il Primo Ministro israeliano Netanyahu ha firmato un memorandum d’intesa con la Germania per l’acquisto di tre sottomarini Dolphin seconda serie del valore stimato di 1,3 miliardi di dollari. L’industria tedesca ThyssenKrupp Marine Systems, quindi, provvederà a sostituire i primi tre Dolphin israeliani a propulsione diesel-elettrica con altrettanti nuovi battelli dotati di air-independent propulsion (AIP). Attualmente, infatti, la Marina israeliana dispone di tre sottomarini Dolphin di prima serie consegnati tra il 1999 e il 2000, e due a propulsione AIP ricevuti nel 2012 e 2014.
L’arrivo di un terzo Dolphin di seconda serie è previsto per il 2019. Se l’accordo andrà a buon fine, Israele disporrà dal 2027 di almeno sei sottomarini in grado di portare fino a 16 missili da crociera. In questo modo il Paese potrebbe disporre di una completa capacità di second strike nucleare. Infine, è rilevante notare che la Germania coprirà il 30% dei costi della nuova commessa, in particolare quelli relativi a specifiche dotazioni meccaniche ed elettroniche. Da sempre Berlino ha facilitato economicamente l’acquisto di ogni Dolphin venduto a Tel Aviv: i primi due sottomarini erano stati donati a titolo gratuito, il terzo era stato venduto con uno sconto del 50%, mentre per il quarto e quinto sottomarino la Germania ha condiviso un terzo dei costi.
Italia
Il 27 ottobre è terminata la sessione live di Joint Stars 2017, l’esercitazione interforze della Difesa che ha coordinato tutti i principali eventi addestrativi dell’anno in corso delle Forze Armate italiane. Le simulazioni hanno messo in scena missioni internazionali a guida della NATO o dell’Unione Europea con l’obiettivo di perfezionare le capacità operative delle Forze Armate in teatri complessi. In tale prospettiva, l’Esercito Italiano, la Marina Militare e l’Aeronautica Militare si sono addestrate fianco a fianco simulando operazioni di evacuazione di civili e anfibie al fine di testare l’interoperabilità e aumentare le sinergie. L’addestramento congiunto ha coinvolto più di 3.600 militari delle tre Forze Armate. E’ importante segnalare che, nel corso della parte aerea dell’esercitazione, l’Aeronautica Militare ha anche dispiegato per la prima volta i cacciabombardieri stealth F-35A.
L’Italia da tempo sta incrementando l’interoperabilità tra le diverse Forze Armate sulla scia delle esigenze operative. La necessità di accelerare tale processo e di rendere lo strumento militare nazionale in grado di operare in modo coeso e sincronizzato è data dagli scenari di crisi attuali e da quelli che si prospettano nel futuro. Questi ultimi, infatti, si caratterizzano per la loro elevata complessità e variabilità nel tempo. Inoltre, la realizzazione di uno strumento militare nazionale altamente interoperabile contribuirà ad ottimizzare le scarse risorse disponibili.
Libia
Nel mese di ottobre l’esercito del Generale Haftar ha ricevuto dei droni Mohajer-2 di fabbricazione iraniana. Questi ultimi sono generalmente non armati e svolgono missioni di ricognizione in un raggio di 50km a una velocità massima di 200km/h e hanno una autonomia di volo di circa 90 minuti. Al momento è noto che, oltre l’Iran, il Sudan e il Venezuela sono in possesso dei Mohajer-2. E’ possibile immaginare tre modalità con cui le Forze Armate di Tobruk abbiano potuto ottenere tale tecnologia. La prima e più probabile ipotesi è che il Sudan abbia consegnato i droni alle Forze del Generale sulla base di una transazione economica. Occasionalmente, infatti, Khartoum ha aiutato l’esercito di Haftar pur essendo anche promotore del Governo di Accordo Nazionale libico di al-Sarraj. In particolare, il governo sudanese avrebbe potuto fornire i Mohajer-2 a Tobruk al fine di monitorare il confine sud comune e prevenirne l’attraversamento da parte di gruppi armati di corrente islamista (il Movimento per la Liberazione del Sudan e il Movimento per la Giustizia e l’Uguaglianza) in rivolta contro Khartoum. Tali movimenti ribelli, infatti, entrano regolarmente nel territorio libico in seguito alle repressioni del Sudan. Una seconda plausibile ipotesi riguarda la possibilità che le Forze Armate di Haftar si siano impossessate degli UAV quando, a giugno 2017, hanno preso la base aerea di al-Jufra appartenente al governo di al-Sarraj conquistando ulteriori assets aerei. In questo caso i droni sarebbero stati acquistati dal governo di Tripoli e sarebbero caduti preda bellica di quello di Tobruk. Un’ultima e meno probabile supposizione vede, invece, direttamente l’Iran come fornitore dei Mohajer-2 ad Haftar. Le Forze Armate del generale però, sono tradizionalmente spalleggiate dai Paesi arabi sunniti, forti oppositori di Teheran, perciò risulta altamente importabile sia che Tobruk abbia corso il rischio di irritare i suoi potenti sponsor, sia che l’Iran abbia fornito le proprie tecnologie ad un partner occasionale e non fidato come il governo della Cirenaica.
Unione Europea
Il 18 ottobre il Presidente della Commissione Europea Juncker ha presentato, nell’ambito dell’ 11esimo report mensile su un’Unione sicura, delle nuove misure operazionali e pratiche per proteggere i cittadini comunitari dalla minaccia terroristica. L’obiettivo è affrontare le vulnerabilità interne agli Stati Membri emerse dai recenti attentati. Tra le varie disposizioni introdotte, innovativo è il piano d’azione esposto dalla Commissione sulla protezione degli spazi pubblici, i quali sono diventati bersaglio della minaccia jihadista. L’Unione Europea ha lanciato dei fondi da investire in ricerca specializzata e per lo sviluppo di infrastrutture urbane volte a mettere in sicurezza gli spazi pubblici aperti. In particolare, 18,5 milioni di euro sono messi a disposizione per progetti transnazionali finalizzati a migliorare la protezione degli spazi pubblici; ulteriori 100 milioni da fornire a metà 2018 per supportare le città nell’investire in soluzioni di sicurezza; infine, 195 milioni di euro saranno devoluti per 48 progetti di ricerca sulla materia. E’ rilevante notare che il Presidente Junker ha anche suggerito la creazione in futuro di una unità di intelligence europea.
Nelle principali città europee più esposte al rischio terroristico è in corso un processo di elaborazione di misure consone alla difesa degli ambienti pubblici. Il supporto dell’Unione Europea nel definire pratiche comuni, intensificare il dialogo fra le parti, aumentare la consapevolezza cittadina in materia e, soprattutto, fornire considerevoli contributi economici potrebbe rivelarsi fondamentale per i diversi comuni e le città metropolitane alle prese con l’ideazione e l’implementazione di progetti urbani che garantiscano sicurezza ai propri cittadini.