Il Marocco inizierà a produrre il vaccino cinese Sinopharm: quali opportunità per i due Paesi?
Lunedi 5 luglio il Re del Marocco Mohammed VI ha annunciato di aver raggiunto accordi relativi alla produzione e distribuzione in Marocco del vaccino contro il Covid-19. Tra le varie intese spicca senza dubbio quella con il Gruppo Farmaceutico Nazionale Cinese (SINOPHARM) per produrre il suo vaccino anti-Covid direttamente nel Regno del Nord Africa. Per far ciò, la Sinopharm collaborerà direttamente con la società farmaceutica marocchina SOTHEMA, di proprietà statale, come sancito da un’ulteriore contratto che finalizza la fornitura da parte dello Stato marocchino di impianti industriali della SOTHEMA per la produzione del vaccino cinese. Il progetto, che necessiterebbe di investimenti per circa 421 milioni di euro, si propone di fornire 5 milioni di dosi al mese per poi aumentare progressivamente, rendendo il Marocco uno dei primi Paesi africani a produrre in loco i vaccini anti-Covid. Oltre a promuovere l’autosufficienza e la sovranità sanitaria del Regno di fronte alle dipendenze esterne, il progetto mira a espandere l’influenza marocchina nel continente africano, puntando a rendere il Paese il fornitore di riferimento dell’intero continente attraverso lo sviluppo di capacità industriali e biotecnologiche all’avanguardia. Un piano ambizioso e largamente sostenuto della Cina, che mira a sfruttare strategicamente il partenariato sanitario con Rabat per facilitare i propri interessi in Africa, di cui è ormai il principale partner commerciale.
Nello specifico, i rapporti di cooperazione in ambito sanitario tra Cina e Marocco sono emersi già pochi mesi dopo lo scoppio della pandemia, quando il governo cinese ha dichiarato di voler realizzare una “via della seta sanitaria” tesa a fornire aiuti medici soprattutto ai paesi in via di sviluppo in Africa e Asia. è per questo che il 20 agosto 2020 Rabat ha firmato un accordo di cooperazione con SINOPHARM, che prevedeva la sperimentazione clinica su 600 volontari marocchini del vaccino cinese in fase III – l’ultimo step prima di una possibile licenza di approvazione – e l’accesso prioritario a 10 milioni di dosi del vaccino stesso entro la fine dell’anno qualora questo venisse approvato. In aggiunta, tale accordo consolida anche la diretta presenza strategica del colosso farmaceutico cinese in Marocco, prevedendo il trasferimento di tecnologie e know-how della SINOPHARM in un’unità di produzione che dovrebbe sorgere nella Cité Mohamed VI Tanger Tech, un ambizioso progetto infrastrutturale lanciato nel nord del Paese dopo la visita a Pechino del Re Mohammed VI nel 2016. La Cité costituirebbe un polo industriale destinato ad accogliere, fra le altre, almeno 200 imprese cinesi operanti in diversi settori – produzione automobilistica, aeronautica e delle parti di ricambio d’aviazione, informazione elettronica, industria tessile, produzione di macchinari –alle quali verrebbero concessi generosi incentivi fiscali e l’accesso al Tanger Med, più grande porto nel Mediterraneo Occidentale. Di conseguenza, la produzione in loco del vaccino Sinopharm costituisce semplicemente l’ultimo passaggio di un sistema di collaborazione inaugurato già lo scorso anno, che permetterebbe al Marocco di diventare un importante centro di produzione e distribuzione per il continente africano, dove al momento solo l’1,2% della popolazione è stata vaccinata, e di rinforzare anche una cooperazione economica di vario tipo con alcuni Paesi dell’Africa Subsahariana, dove il governo di Rabat detiene buoni rapporti commerciali.
Oltre ai vantaggi economici, la produzione del vaccino cinese in Marocco potrà permettere al governo di Rabat di guadagnare prestigio e assumere una più solida postura in Africa, soprattutto in chiave diplomatica, rispondendo alla volontà di Mohamed VI di conferire al suo Regno capacità di soft power verso sud. Un cambio di status non indifferente, che potrebbe permettere al Marocco di fronteggiare con più assertività le ambizioni della vicina Algeria, anch’essa interessata a proiettare maggiormente la propria influenza verso il Sahel e l’Africa occidentale.
Per quanto riguarda la Cina, gli accordi di partenariato sanitario con il Marocco non costituiscono un unicum nella regione del MENA, visto che il gruppo SINOPHARM è riuscito a introdurre test di sperimentazione clinica di fase III come quelli implementati in Marocco anche in Algeria, Egitto, Giordania ed Emirati Arabi Uniti, per finalizzare poi con l’Egitto un accordo di produzione locale del vaccino cinese SINOVAC dalla fine di giugno. Se la produzione extra-territoriale del vaccino in Egitto permette a Pechino di spingersi con più facilita in Africa Orientale, lo sviluppo di un hub di produzione vaccinale marocchino risponde alla stessa logica di penetrazione dall’altra parte del continente, così da cercare di espandere ulteriormente la propria presenza in Africa Occidentale e ampliare i propri mercati ed opportunità di profitto in tutta la macro-area africana.
Di conseguenza, la produzione marocchina del vaccino cinese SINOPHARM consentirà al governo di Rabat di velocizzare la propria campagna vaccinale interna, ma soprattutto di assumere un nuovo ruolo di prestigio ed estendere la propria sfera di influenza nel Continente africano, facilitando la distribuzione vaccinale verso sud. Ciò apporterà grandi vantaggi a Pechino, che avrà modo di velocizzare la fornitura di vaccini nel Continente africano servendosi dell’hub marocchino e al contempo potrà sfruttare tale passaggio per intensificare la propria presenza in Africa, andando anche oltre gli interessi esclusivamente di partenariato sanitario introdotti tramite la “diplomazia dei vaccini”.