Il colpo di Stato militare in Niger, cause e possibili impatti per l’Africa e l’Europa
Il 26 luglio scorso, il Generale Abdourahmane Tchiani, comandante della Guardia Presidenziale (GP) e delle Forze Speciali, ha attuato un tentativo di colpo di Stato allo scopo di destituire il Presidente della Repubblica Mohamed Bazoum. Inizialmente, gli elementi della GP hanno effettuato il golpe in autonomia, salvo poi ottenere il supporto delle Forze Armate. Dopo aver dichiarato sospese le autorità civili e la Costituzione ed aver occupato i principali siti sensibili della capitale Niamey, i militari hanno istituito un organo esecutivo di transizione, il Consiglio Nazionale per la Salvaguardia della Patria (CNSP), chiamato ad amministrare il Paese in attesa della definizione delle nuove strutture e dei nuovi equilibri di potere.
La popolazione civile nigerina ha reagito in maniera non univoca al colpo di mano dei militari: infatti, sebbene la maggior parte di essa ha dimostrato la propria contrarietà e delusione nei confronti dell’azione delle Forze Armate, una minoranza non trascurabile ha manifestato un chiaro supporto a suo favore.
In virtù dell’importanza regionale e internazionale del Niger, l’Unione Africa ed alcuni governi stranieri, tra cui quello francese e quello statunitense, hanno immediatamente intimato alle Forze Armate di desistere e di ripristinare le istituzioni civili ed hanno manifestato piena solidarietà a Bazoum.
Formalmente, il CNSP ha motivato la propria decisione come reazione all’ aggravamento delle condizioni socioeconomiche del Paese e al deterioramento della crisi securitaria , causata dalla presenza di gruppi jihadisti sia nella regione sud-occidentale sia in quella sud-orientale. Tuttavia, esiste la concreta possibilità che il colpo di Stato sia stato effettuato per altre ragioni. Innanzitutto, come risposta al tentativo di Bazoum di avviare un rimpasto dei vertici militari e della Guardia Presidenziale, peraltro già annunciato nelle settimane precedenti. In secondo luogo, i militari desideravano migliorare la propria posizione nella gestione e nella spartizione sia degli aiuti internazionali che delle royalties derivanti dalla vendita dell’uranio. In terzo luogo, Bazoum era il primo Presidente democraticamente eletto del Niger, un Paese con una lunga tradizione di colpi di Stato militari. Dunque, esiste la possibilità che le Forze Armate temessero che il processo di democratizzazione li privasse della tradizionale influenza . In ultima istanza, non va sottovalutato il fattore etnico : Bazoum, infatti, era il primo Capo dello Stato di etnia araba, proveniente dalla regione orientale di Diffa, al contrario dei leader che lo avevano preceduto, nella maggior parte dei casi Hausa provenienti dalle regioni occidentali.
Gli eventi in Niger rappresentano soltanto l’ultimo episodio di una lunga stagione di colpi di Stato che ha investito il Sahel occidentale (Mali, Guinea, Burkina Faso) e che ha indebolito profondamente i già precari processi di democratizzazione in atto nella regione. In questo contesto, prima del golpe, il Niger appariva essere l’unico Paese in cui erano in atto virtuosi processi di miglioramento degli standard democratici e della governance. In tal senso, l’azione dei militari lancia un segnale preoccupante per la stabilità dell’intera regione.
Quanto accaduto in Niger rischia di impattare direttamente gli interessi dell’Europa . Infatti, Niamey non solo rappresentava l’ultimo partner affidabile in una regione afflitta da un crescente autoritarismo, ma anche il pilastro per la strategia di contrasto al terrorismo jihadista e alla criminalità organizzata legata al traffico di esseri umani. Ad esempio, nel 2018, l’Italia ha lanciato la Missione bilaterale di supporto nella Repubblica del Niger (MISIN), mentre gli Stati Uniti hanno costruito due basi militari e la Francia ha reindirizzato parte del dispositivo militare ritirato dal Mali e dal Burkina Faso.
Al momento vige una grande incertezza sull’evoluzione del colpo di Stato . La variabile principale sulla sua eventuale riuscita risiede nella capacità dell’Unione Africana, degli Stati Uniti e della Francia di influenzare i militari e spingerli a una forma di mediazione e compromesso con Bazoum. Viceversa, il CNSP potrebbe decidere di cercare legittimità e supporto internazionali in attori nuovi, interessati ad aumentare la propria influenza regionale, a cominciare dalla Russia, dalla Cina e dall’Iran, tutti e tre interessati alle miniere di uranio del Paese.