Herzog ad Ankara: cambio di passo tra Israele e Turchia
Il 9 e il 10 marzo si è tenuta un’importante visita di Stato ad Ankara del Presidente israeliano, Isaac Herzog. Con questa mossa diplomatica entrambi Israele e Turchia hanno cercato di dare avvio ad un dialogo atto a migliorare i rispettivi rapporti bilaterali che negli ultimi anni si sono incrinati in maniera significativa. Il viaggio ha inoltre un significato simbolico molto forte poiché Herzog è il primo leader israeliano a viaggiare in Turchia dal 2008.
Durante l’ultimo decennio, a seguito anche della crisi diplomatica scoppiata dopo l’affaire Freedom Flotilla a Gaza (maggio 2010), i rapporti tra i due Paesi sono entrati in crisi a causa di almeno due dossier particolarmente importanti. Da un lato, il Presidente Recep Tayyip Erdoğan ha più volte preso una posizione di forte condanna contro Israele per via della questione palestinese, utilizzando soprattutto il canale islamista di Hamas come elemento destabilizzante. Dall’altro lato, la politica estera assertiva tenuta dalla Turchia nelle acque del Mediterraneo Orientale ha ostacolato alcuni progetti e accordi multilaterali nel settore del gas considerati prioritari da Israele.
Questo quadro geopolitico trova fondamento in una politica estera turca che si è sviluppata secondo un paradigma fortemente ideologizzato e che ha portato il Paese ad un deterioramento dei suoi rapporti diplomatici con i vicini, arabi e non, del Medio Oriente. Questa frattura è risultata particolarmente evidente nelle relazioni con gli EAU, l’Egitto e l’Arabia Saudita a partire dalle Primavere Arabe del 2011. La causa principale, in tal senso, è stata il supporto del Presidente Erdoğan a tutti i movimenti politici vicini alla Fratellanza Musulmana fortemente osteggiati dalle élite conservatrici degli Stati prima citati.
La visita di Stato di Herzog, dunque, non è un evento improvviso o inaspettato. Verso la fine dello scorso anno, infatti, Erdoğan aveva più volte dichiarato di essere disposto a reimpostare un dialogo franco con Israele appellandosi alla necessità di risolvere alcune comuni questioni di sicurezza. Oltre a questa dimensione, però, vi sono altre aree di reciproco interesse che hanno spinto i due Paesi a rilanciare il dialogo bilaterale. A tal riguardo, si possono menzionare l’obiettivo di stabilizzare la situazione in Siria, quello di opporsi allo sviluppo di una tecnologia nucleare iraniana e quello della lotta al terrorismo.
Tra tutte, però, la questione energetica assume un ruolo chiave poiché considerata da entrambi gli attori come prioritaria per il loro modello di sviluppo e per la loro politica estera. La Turchia, infatti, vuole continuare la graduale riduzione della dipendenza dal gas russo mentre Israele, soprattutto a partire dalla seconda metà dello scorso decennio, si è imposto come uno dei principali hub energetici del Mediterraneo Orientale. Una cooperazione energetica tra i due Paesi potrebbe quindi portare dei benefici reciproci, sia in termini di esplorazioni navali che di export futuro, a patto che Ankara adotti un approccio meno assertivo nei confronti delle principali questioni dell’area, tra cui la delimitazione delle Zone Economiche Esclusive e la costruzione di infrastrutture strategiche comuni (come ad esempio il progetto di pipeline sottomarina che dirotterebbe parte del gas offshore israeliano verso la costa turca).
Anche la recente crisi ucraina, infine, ha fornito un assist prezioso ai due Paesi che si sono entrambi dimostrati molto attenti ad evitare condanne dirette contro Mosca – per via degli interessi diffusi condivisi con il Cremlino – e intraprendenti nel proporsi come mediatori per una cessazione delle ostilità nel conflitto. Non a caso, Erdoğan ed Herzog hanno discusso di questo dossier durante i loro colloqui bilaterali, intravedendo in ciò una sorta di posizione mediana utile da sottoporre ai Ministri degli Esteri di Russia e Ucraina, rispettivamente Sergej Lavrov e Dimitro Kuleba, durante l’incontro negoziale tra i due belligeranti ospitato ad Antalya (10 marzo) – che tuttavia non ha segnato alcun progresso in termini di de-escalation.
Al di là del passo simbolico, il riavvicinamento ufficiale tra Israele e Turchia segna un momento nuovo nei rapporti di area e nel tentativo di regionalizzare il Mediterraneo Orientale, promettendo sviluppi significativi e profondi direttamente connessi alle evoluzioni del macro-contesto mediorientale.