Gli USA accusano la Russia di interferenza nelle ultime elezioni presidenziali
Il 15 marzo, un report del National Intelligence Council statunitense ha reso noto che durante le elezioni presidenziali dello scorso novembre, alcuni Paesi, tra cui la Russia, avrebbero condotto massicce operazioni di interferenza durante il processo elettorale con l’obbiettivo di influenzarne l’esito e polarizzare il dibattito pubblico.
Le attività in questione, stando a quanto riportato nel documento, non avrebbero riguardato gli aspetti tecnici delle votazioni, ma sarebbero state attuate nei confronti delle campagne elettorali dei due candidati. In particolare, la Russia avrebbe avviato una campagna volta a indebolire il supporto a Joe Biden.
Secondo il report, infatti, il Cremlino, attraverso dei proxy collegati all’intelligence militare, avrebbe diffuso informazioni false nei confronti dell’attuale Presidente, con lo scopo sia di favorire Trump nella corsa alla Casa Bianca sia di esacerbare le divisioni socio-politiche interne alla società statunitense.
Commentando il report, il Presidente Biden ha attaccato duramente il suo omologo russo, contribuendo così ad innalzare il livello di tensione tra Washington e Mosca.
Sin dal 2014, il Cremlino ha significativamente aumentato il numero, la profondità e la tipologia di attività di guerra informativa e politica allo scopo di influenzare l’opinione pubblica dei Paesi occidentali e frammentare la coesione di organizzazioni come NATO ed Unione Europea. Tuttavia, a causa della difficoltà di attribuire inequivocabilmente la responsabilità di tali attività ad istituzioni del governo russo, la risposta dei Paesi colpiti dalle operazioni di guerra ibrida di Mosca è sempre stata limitata. Con l’ascesa alla Presidenza USA di Joe Biden, tuttavia, questa tendenza potrebbe cambiare e, con essa, i toni ed i metodi del confronto Est-Ovest.