Elezioni in Giappone: quale futuro per il Governo di Shigeru Ishiba
Il 27 ottobre scorso, si sono svolte in Giappone le elezioni per la Camera dei Rappresentanti, uno dei due rami della Dieta Nazionale. La coalizione al Governo, formata dal Partito Liberal Democratico (PLD) e dal Kōmeitō, ha perso la maggioranza assoluta all’interno dell’assemblea ottenendo solamente 215 su 465 seggi complessivi. Notevole è stata, invece, la performance del maggiore partito di opposizione, il Partito Costituzionale Democratico del Giappone (PCD), che è riuscito a guadagnare 148 seggi, un risultato in forte crescita rispetto ai 98 delle precedenti elezioni. La Camera si trova quindi in una situazione di stallo ed entro 30 giorni dovrebbe votare per decidere se confermare o meno il Primo Ministro Shigeru Ishiba. Attualmente, lo scenario più probabile è quello di una coalizione allargata guidata dal PLD, appoggiato sempre dal Kōmeitō, ma anche dal Partito Democratico per il Popolo (PDP) e dal Nippon Ishin no Kai (NIK). Qualora, invece, il PLD non fosse in grado di accordarsi con gli altri partiti, si formerebbe un Governo di minoranza con PDP e NIK che potrebbero decidere di approvare solo determinate proposte politiche.
Il risultato negativo raccolto dal PLD deriva, principalmente, dagli scandali legati all’utilizzo di fondi pubblici e dal crollo della fiducia popolare nei confronti della leadership del partito. Pessimismo e apatia, inoltre, hanno determinato un calo ulteriore dell’affluenza rispetto agli scorsi anni, con la percentuale di votanti che è stata inferiore al 54%, terzo risultato peggiore degli ultimi 70 anni. L’arrivo di Ishiba, figura percepita come apparentemente distante dai recenti scandali, non è dunque servita al PLD per arginare il calo di consensi e la scelta del partito di continuare a finanziare la campagna elettorale dei candidati implicati nei recenti scandali ha contribuito al risultato deludente. In questo quadro, la stessa scelta del Primo Ministro di indire elezioni anticipate non ha pagato, poiché l’elettorato non ha percepito una reale differenza tra Ishiba stesso e i precedenti leader.
Il crollo dei consensi per il PLD è legato, oltreché alle dinamiche interne, anche alla condizione di sostanziale stagnazione in cui versa l’economia giapponese. Durante il secondo trimestre del 2024, in particolare, il PIL è cresciuto 0,7%, contro lo 0,8% delle previsioni, mentre la crescita su base annua ha toccato il 2,9%, rispetto allo sperato 3,1%. Ciò si spiega parzialmente con la mancata crescita dei salari che deprime la domanda interna. In questo contesto complicato, una grande coalizione di Governo dovrà fare i conti con la ricerca di una comune visione di politica economica, compresa la posizione sulla Japanese Consumption Tax (JCT), il cui taglio non piace al PLD di Ishiba.
Nel complesso, qualsiasi scenario dovesse svilupparsi, il prossimo esecutivo giapponese rischia dunque di essere estremamente debole e segnato da spaccature interne, mentre la questione economica dovrebbe rimanere prioritaria. Poco probabile, comunque, che si assista a cambi di traiettoria in politica estera con le tensioni sino-giapponesi che dovrebbero rimanere elevate. A tal proposito, si segnala la recente firma di una Partnership per la sicurezza e la difesa tra Giappone e Unione Europea tra i punti nevralgici si distingue la volontà di proseguire nelle esercitazioni navali congiunte. Alta resta anche l’attenzione verso il Paese di Washington, con l’amministrazione Biden che chiede maggiori restrizioni alla vendita di attrezzature per la produzione di chip ai rivali cinesi. Il tema, tuttavia, resta controverso in quanto la Cina minaccia ritorsioni che potrebbero bloccare rallentare l’export di materie prime critiche, con conseguenti innalzamenti dei costi di produzione per le aziende giapponesi i cui investimenti sono già in forte calo.