Pasqua blindata contro il terrore, l'espero rassicura:

Pasqua blindata contro il terrore, l'espero rassicura:

23.03.2016

Nessun paese europeo è al sicuro, in cima alla lista delle città a rischio potrebbe esserci Roma, già menzionata più di una volta nei messaggi e nei video dell’Isis, come metà privilegiata per issare la bandiera nera del califfato. A Roma in queste ore è scattato il piano sicurezza, la Questura ha disposto il rafforzamento degli obiettivi sensibili, aeroporti, stazioni ferroviarie, metropolitane, il Colosseo e altri importanti monumenti. Rafforzata la sorveglianza anche nella zona intorno alla Santa Sede e alle ambasciate, particolare attenzione a quella del Belgio. Roma e i romani tremano ogni volta che un attentato colpisce un paese europeo, sulla sicurezza della Capitale Affaritaliani.it ha intervistato il professor Andrea Margelletti presidente del Ce.S.I. (Centro studi internazionali) ed esperto di geopolita ed intelligence.

Roma è capitale d’Italia, Bruxelles è capitale d’Europa, sono ambedue obiettivi simbolo, la Capitale deve temere un attentato più di altre città italiane?
“No, direi di no. Quello che è cambiato in questo tipo di terrorismo, è che non si vuole più colpire gli obiettivi, ma le persone, la quotidianità, la vita di tutti i giorni. I veri obiettivi sensibili sono diventati i cittadini”.

In queste ore si sono rafforzati ulteriormente i controlli sugli obiettivi sensibili della Capitale, cosa ne pensa di queste misure, che aumento sicuramente la percezione di sicurezza dei cittadini?
"La percezione dei cittadini è importante, ma non vogliamo militarizzare l’Italia, non vogliamo mettere i carri armati per le strade, non vogliamo distruggere il senso di un paese che  è difeso con efficacia dai servizi di formazione e sicurezza e dalle forze dell’ordine. Questo non vuol dire che tutto è perfetto, tutto è perfettibile. Immagino che il ministero degli Interni stia facendo del proprio massimo affinchè la quotidianità sia preservata. Ripeto è una minaccia terribile quella del terrorismo, contro la quale bisogna fare il massimo, ma a volte non è sufficiente”.

In tema sicurezza a Roma negli ultimi tempi è stato inserito anche il divieto di sorvolo per i droni, l’attacco potrebbe venire anche da questi piccoli velivoli?
“No, non credo. Il tipo di minaccia che vuole essere portata, cioè quella del terrorizzare, di paralizzare le menti e ridurre le città come le tristi località del Medio Oriente, fa escludere al momento che i droni di accesso commerciale, che sono poco più che giocattoloni, possano essere usati a tali scopi”.

L’ipotesi di un attentato in Vaticano risale al 2010, le minacce tuttavia sono sempre reiterate, il Papa però non si fa spaventare anzi ha lanciato in occasione del Giubileo un messaggio chiaro:” non facciamoci dominare dalla paura”, questo è il giusto atteggiamento che dobbiamo avere? Quanto è reale l’ipotesi di un attento a Papa Francesco?
“La paura è una cosa che dobbiamo avere e controllarla, non esserne vittima. Il Santo Papa fa bene la sua missione pastorale e come guida della Chiesa. La casistica dimostra che comunque ad oggi, gli obiettivi di culto non sono stati toccati dai terroristi”.

A Roma il 12 Marzo sono stati arrestati due foreing fighter, quindi anche in Italia abbiamo delle cellule dormienti pronte ad attaccare?
“I terroristi sono come tutti gli altri delinquenti, si nascondono bene, fino ad oggi siamo stati in grado di individuarli e fermarli. Questa è una partita dove la fortuna però non ha spazi”.
 
Come ha titolato Lei nel suo libro del 2011, è “un mondo in bilico”, siamo in guerra?
“Se dovessi dare un titolo a un mio nuovo libro sarebbe, un mondo sempre più in bilico. Il problema non è se siamo in guerra o no, se o come vogliamo chiamare quello che abbiamo davanti. Il vero problema è come vogliamo affrontarlo. L’unica maniera che io vedo per affrontarlo con auspicabile  possibilità di successo, sono una serie di politiche comuni. Politiche che personalmente non vedo, non riesco ad individuare al momento un fronte della comunità internazionale unitario su come valutare le minacce stesse e questo ci rende più deboli”.

Fonte: Affaritaliani

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