Italia nel Consiglio di Sicurezza Onu. Gentiloni: sarà voce di pace ( Intervista al Prof. Margelletti)

Italia nel Consiglio di Sicurezza Onu. Gentiloni: sarà voce di pace ( Intervista al Prof. Margelletti)

01.01.2017

L’Italia da oggi e per il 2017 nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu. “Più forte nostra voce per sviluppo sostenibile, pace, impegno globale su migranti", scrive in un tweet il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni. La pace al primo posto anche dell’agenda per il 2017, del Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, insediatosi ieri. Debora Donnini ha chiesto ad Andrea Margelletti, presidente del Centro Studi Internazionali, come l’Italia si impegnerà all’interno del Consiglio di sicurezza per raggiungere  questo obiettivo:
 
R. – L’Italia è un Paese promotore della pace: lo fa e continua a farlo attraverso l’impegno delle sue  forze armate in missione di stabilità per donare pace e sicurezza a popoli devastati da violenze civili interne, da guerre, spesso con attori che vengono da fuori. Ma dall’altra parte c’è l’impegno morale nei confronti di tante persone che hanno bisogno ed hanno necessità di un futuro: questo viene fatto nei confronti dei migranti. L’impegno globale credo che sia anche quello di comprendere, all’interno degli sforzi, che il mondo non può essere soltanto diviso in singoli Paesi, ma che deve vedere un’Unione Europea più forte naturalmente in armonia con l’alleato tradizionale di sempre: gli Stati Uniti.
D. - La presenza dell’Italia nel Consiglio di sicurezza dell’Onu potrà far compiere dei passi avanti alle Nazioni Unite sulla questione migranti, cioè sul modo di affrontarla?
R. - Me lo auguro veramente di cuore, perché le parole dell’Italia sono sempre dettate da un’antica saggezza e rispetto nei confronti degli altri. La speranza è quella di trovare orecchie pronte ad ascoltare e non soltanto interessi da capitalizzare.
D. - Quale partita può giocare l’Italia in merito a questioni come quella dell’Iran?
R. - Non soltanto una partita di sponda, ma una partita centrale. L’Italia, da sempre, è un Paese di riferimento per gli iraniani aldilà della forma di governo temporanea. E’ un grande mercato che ha bisogno del nostro Paese ed è una nazione che può essere fonte di stabilità all’interno del Medio Oriente. Ma l’Italia non sarà soltanto centrale per le vicende iraniane, ma anche per le eventuali future sanzioni alla Corea del Nord. Il nostro è un Paese che guarda sempre più con attenzione allo sviluppo della situazione di crisi in Asia.
D. - Sicuramente a pesare sarà l’impronta che in politica estera vorrà dare Donald Trump, che ha già detto che dal 20 gennaio cambierà tutto. Ad esempio, per quanto riguarda il Medio Oriente basti pensare alla storica astensione degli Stati Uniti che ha fatto sì che ci fosse una risoluzione di condanna verso Israele per gli insediamenti in Cisgiordania. Secondo lei ci saranno passi in avanti o indietro per la situazione in Medio Oriente?
R. - Viene da pensare che una cosa sia fare proclami da Presidente eletto e, un’altra cosa, è essere seduti alla Stanza ovale e dover prendere delle decisioni. Aspettiamo che Trump si insedi e poi soltanto dopo qualche mese potremmo commentare l’inizio della sua politica estera.

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Fonte: RadioVaticana

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