UE, Israele ed Egitto: uniti per il gas
Medio Oriente e Nord Africa

UE, Israele ed Egitto: uniti per il gas

Di Carlo Palleschi
20.06.2022

In occasione della visita della Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen in Egitto per l’East Mediterranean Gas Forum (EMGF), è stato firmato un Memorandum d’Intesa trilaterale – della durata di 9 anni – tra UE, Egitto e Israele per garantire maggiori forniture di gas dai due Paesi mediorientali all’Europa. Il documento, tuttavia, non fornisce dettagli né sui volumi di gas, né sui tempi di completamento delle infrastrutture necessarie a sostenere la crescita dei flussi. L’accordo si inserisce in maniera coerente nella strategia europea di diversificazione delle fonti di approvvigionamento, con l’obiettivo di sganciarsi dal gas russo come indicato nel REPowerEU. Con questo accordo, Bruxelles mira quindi a assicurarsi una fornitura stabile di gas naturale proveniente dalla regione del Mediterraneo Orientale, così da rafforzare la propria sicurezza energetica, mentre prosegue nello sforzo di affrancarsi nel lungo periodo dai combustibili fossili e raggiungere gli obiettivi del Green Deal. Un concetto espresso anche nel corso della visita della stessa Presidente von der Leyen a Tel Aviv, dove ha esplicitato l’impegno di Bruxelles nel rafforzare ulteriormente la partnership con Israele in materia di energia, sicurezza alimentare e clima.

L’accordo costituisce, per utilizzare le parole del Ministro del Petrolio egiziano Tarek el-Molla, “un’importante pietra miliare” nell’ambito della cooperazione sia tra le due sponde del Mediterraneo, sia tra gli stessi Paesi della sponda meridionale. Infatti, il memorandum potrebbe rafforzare le prospettive di collaborazione tra i membri dell’EMGF – che comprende Giordania, Israele, Cipro, Grecia, Egitto, Autorità Palestinese, Francia, Italia e l’UE come osservatore esterno – ed aprire nuovi spazi di partenariato nella regione. La guerra della Russia contro l’Ucraina ha incrementato l’importanza di questi attori energetici, che hanno quindi il vantaggio di poter cogliere il momento favorevole per giocare un ruolo sempre più centrale nella partita globale dell’energia. Se l’erogazione delle forniture di gas ha sempre avuto come sbocco privilegiato i mercati asiatici, il tentativo di sganciamento dell’UE dal gas russo offre ai Paesi mediorientali la prospettiva di ampliare la rete dei propri partenariati energetici. L’Egitto, ad esempio, che esporta la maggior parte del proprio gas in Pakistan, Cina e India, potrebbe ritrovarsi con questo partenariato al centro di un nuovo importante corridoio energetico. Israele, come dimostrato dalla recente visita del Presidente del Consiglio Mario Draghi, ha un peso preponderante nelle dinamiche energetiche, soprattutto grazie al maxi-giacimento Leviathan localizzato a 130 chilometri da Haifa, con delle riserve stimate di circa 600 miliardi di metri cubi – seconde solo a quelle di Zohr.

La prospettiva di maggior valore sarebbe quella di un collegamento con l’Europa, come prospettato dal progetto dell’EastMed che tuttavia ad oggi sconta una serie di difficoltà nella realizzazione, sia economiche – legate al costo dell’impresa – sia politiche – dovute all’opposizione della Turchia. In questo contesto, quindi, il memorandum UE-Israele-Egitto ha di fatto scelto la modalità più conveniente e rapida, quella di trasporto del attraverso l’Egitto, così da rispondere in modo proattivo alla necessita di trovare nel breve periodo alternative al gas russo.

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