Turchia e Israele: verso una partnership energetica
Dopo un lungo periodo di congelamento delle loro relazioni, Israele e Turchia si stanno riavvicinando . Giovedì settembre 2023, il Premier israeliano Benjamin Netanyahu e il Presidente turco Recep Tayyip Erdoğan si sono incontrati alle Nazioni Unite, dove hanno discusso su vari dossier. Tra questi, un’importanza particolare è stata data alla cooperazione energetica . Erdoğan, infatti, ha annunciato la volontà dei due Paesi di costruire una pipeline che trasporti il gas naturale non solo fino alla Turchia, ma addirittura fino all’Europa continentale. Se questo progetto verrà implementato, avrà importanti risvolti non solo per i due Stati, ma per tutta la regione euro-asiatica.
Ankara e Tel Aviv potrebbero, infatti, trarre importanti benefici da questo progetto. Data la sua posizione strategica tra gli esportatori energetici asiatici e i consumatori europei, la Turchia sta cercando da anni di imporsi come importante hub energetico nella regione. Dallo scoppio della guerra in Ucraina in particolare, la Turchia si è presentata come una valida alternativa per fa transitare il gas proveniente dal Caucaso , specialmente dal Turkmenistan e dall’Azerbaijan. Una cooperazione con Israele potrebbe diminuire l’interesse per il gas caucasico, da una parte perché più costoso da trasportare, dall’altra perché questi Paesi sono più instabili politicamente. Un partner come Israele è per la Turchia decisamente più affidabile .
Per Israele, invece, una cooperazione energetica con la Turchia rappresenta, da un punto di vista commerciale, un attore fondamentale viste le dimensioni del suo enorme mercato interno. Inoltre, da un punto di vista di politica regionale, segna un altro passo importante verso il riconoscimento della sua legittimità nel quadro mediorientale . Da una parte, infatti, avere la Turchia come partner permetterebbe ad Israele di esportare il suo gas verso l’Europa, così da avere grandi benefici economici; dall’altra permetterebbe al Paese di solidificare la sua posizione con gli altri Paesi levantini. Ancora più importante potrebbero essere le ripercussioni di questa intesa sul sostegno turco ad Hamas. Se una diminuzione dell’appoggio di Erdoğan al gruppo islamista è poco probabile, la Turchia potrebbe accrescere il suo ruolo di mediatore con gli israeliani.
La proposta di una cooperazione energetica tra i due Paesi non è una novità. Già nel 2016 l’idea della creazione di una pipeline tra Israele e Turchia era stata alla base dello scioglimento delle tensioni tra i due, ma al tempo il costo dell’infrastruttura e il necessario transito per Cipro avevano reso infattibile il progetto. La necessità per l’Europa di diversificare il proprio approvvigionamento energetico a causa della guerra russo-ucraina e l’infattibilità della pipeline EastMed, ha riportato alla luce questa proposta. Secondo fonti israeliane, infatti, una pipeline che passi per la Turchia costerebbe intorno ai 1,5 miliardi, una cifra nettamente inferiore ai 6 miliardi previsti per la EastMed. L’accordo avviene anche in contemporanea con un tentativo da parte della Turchia di avvicinarsi alla Grecia, Paese per cui necessariamente il gas israeliano dovrebbe transitare per arrivare in Europa.