Sanzioni americane sull'Iran: alla ricerca di una strategia per l'Europa
Lo scorso 8 maggio il Presidente Trump ha annunciato che gli Stati Uniti procederanno con la de-certificazione dell’accordo sul nucleare iraniano (Joint Comprehensive Plan of Action – JCPOA). Tale dichiarazione giunge nonostante le parole di Yukiya Amano, direttore dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (IAEA), che hanno certificato l’ottemperanza da parte iraniana delle clausole previste dal trattato. Il JCPOA, che obbligava l’Iran a sospendere ogni attività nucleare per fini non civili, era stato siglato il 14 luglio 2015 dai 5 membri del Consiglio di Sicurezza della Nazioni Unite, congiuntamente a Unione Europea e Germania. La decisione, da parte dell’Amministrazione statunitense, di uscire dall’accordo per reintrodurre ed ampliare il precedente sistema di sanzioni economiche, oltre a esacerbare i già tesi rapporti con la Repubblica Islamica e innescare nuove dinamiche geopolitiche all’interno del Medio Oriente, rischia di alterare le relazioni con l’Europa, che, a partire dal 2015, si era rivolta all’Iran, un mercato vergine da 80 milioni di persone, per trainare il proprio export. A differenza dei pacchetti di sanzioni che si sono susseguiti negli anni, a partire dalla risoluzione ONU 1747 del 2007, questa volta l’obiettivo di Washington non sembra essere tanto il dissuadere dal perseguire il programma nucleare per scopi militari, quanto isolare completamente l’Iran da un punto di vista economico, al fine indurre un regime-change.