Pakistan, le elezioni nel Punjab rilanciano Imran Khan
Il 17 luglio scorso si sono tenute le elezioni suppletive per il rinnovo di 20 seggi dell’assemblea del Punjab, la provincia più popolosa del Pakistan, decisivi per determinarne la nuova maggioranza. Il voto ha premiato il partito di opposizione Pakistan Tehreek-e-Insaf (PTI) guidato dall’ex Primo Ministro Imran Khan, sfiduciato dall’Assemblea Nazionale lo scorso aprile e sostituito da Shehbaz Sharif. Con la conquista di 3/4 dei seggi in palio, il PTI si è assicurato la possibilità di nominare il nuovo Chief minister che prenderà il posto di Hamza Sharif, il figlio del Premier pakistano, che governa la ricca provincia da soli 3 mesi. L’affermazione del PTI in Punjab ha un forte riverbero nazionale, poiché rimette in discussione i precari equilibri politici del Pakistan e prolunga la fase di instabilità e incertezza che perdura dall’inizio dell’anno. La momentanea uscita di scena di Khan, sfiduciato perché incapace di efficientare l’apparato statale e frenare il deterioramento delle condizioni economiche e di sicurezza, aveva aperto una fase di conflittualità istituzionale che non accenna a chiudersi. L’ex Premier, infatti, non ha mai accettato il verdetto dell’Assemblea che lo ha deposto e ha più volte descritto il voto di sfiducia come l’esito di pressioni e ingerenze statunitensi. Terminato il mandato da Primo Ministro, Khan ha sfruttato i mesi intercorsi tra la sua deposizione e le elezioni in Punjab per cavalcare il crescente malumore dovuto alla crisi economica in corso nel Paese. Con un’aggressiva campagna elettorale mirata a delegittimare i partiti di governo Pakistan Muslim League-Nawaz (PML-N) e Pakistan People’s Party (PPP), l’ex Premier è riuscito a tornare al centro della scena politica nazionale. Tuttavia, la sua strategia, seppur elettoralmente vincente, ha contribuito a surriscaldare il clima politico complessivo sempre più dominato dagli scontri tra i suoi sostenitori e le forze di sicurezza.
Altro risultato emerso dalle urne del Punjab è la debolezza del Primo Ministro Sharif, uscito ridimensionato dalla sconfitta in quella che è sempre stata considerata una roccaforte del PML-N. Il Premier e il suo partito sono stati bersaglio dei rancori della popolazione pakistana alle prese con un’inflazione che a giugno ha superato il 20% su base annua. In questo quadro, il governo Sharif ha recentemente trovato un accordo con il Fondo Monetario Internazionale (FMI) per sbloccare una tranche di 1,2 miliardi di dollari del prestito che serve a scongiurare il rischio default. Tuttavia, proprio per consentire il raggiungimento dell’accordo, Sharif ha dovuto accettare le dure condizionalità del FMI relative al taglio dei sussidi sui prezzi di carburante ed energia. Tali misure hanno generato incrementi del costo di benzina e diesel pari al 40% che hanno avuto un impatto sociale enorme su tutto il territorio nazionale.
La sconfitta nel Punjab ha dimostrato come i timori del governo relativi all’alto prezzo politico e sociale che le condizionalità del FMI avrebbero potuto creare fossero più che fondati. In questo quadro, al fine di facilitare un riequilibrio del budget statale, il governo Sharif ha anche dovuto ridurre del 20% il fondo per lo sviluppo e la modernizzazione delle Forze Armate. Ciò potrebbe creare ulteriori problemi alla stabilità dell’esecutivo alla luce dell’importanza del ruolo svolto e dell’influenza dei militari nella vita della Repubblica Islamica.
Con un’opposizione sempre più forte e un governo uscito indebolito dalle urne del Punjab, il Pakistan si prepara a vivere una nuova e complicata fase di instabilità politica che potrebbe concludersi, come invocato da Khan, con le elezioni anticipate. La complessa situazione politica rende difficile anche la ricerca di soluzioni necessarie a risolvere la pesante crisi economica e sociale la cui evoluzione impatterà sulla campagna elettorale permanente aperta dal voto di domenica.