Pechino rilancia la mediazione tra Israele e Palestina ed il proprio ruolo all’interno delle Nazioni Unite
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Pechino rilancia la mediazione tra Israele e Palestina ed il proprio ruolo all’interno delle Nazioni Unite

Di Walter Brenno Colnaghi
18.05.2021

Durante l’ultima riunione del Consiglio di Sicurezza ONU il 16 Maggio, il Ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha richiamato Israele e Palestina ad un cessate il fuoco immediato. Wang Yi ha invitato le parti a Pechino e ha proposto la capitale cinese come sede per avviare un negoziato che possa portare ad una soluzione politica basata sulla formazione di due Stati. Dopo aver assunto la presidenza del Consiglio di Sicurezza ad inizio maggio, le recenti dichiarazioni di Wang Yi dimostrano la volontà di Pechino di rilanciare il proprio ruolo come attore politico internazionale.

L’iniziativa di Pechino è legata, in primis, alla volontà di ribadire agli occhi della Comunità Internazionale di poter assumere un ruolo di leadership, alternativo a Washington. Infatti, è il Ministro degli esteri, a margine del meeting del Consiglio di Sicurezza, ha condannato il veto di Washington ad azioni congiunte da parte dell’ONU per attenuare le tensioni a Gaza. Ogni volta se ne sia mostrata l’occasione, il governo cinese ha fatto un passo avanti per provare a riempire lo spazio vuoto lasciato dagli Stati Uniti. In questo senso la Cina ha incrementato il proprio attivismo all’interno del sistema onusiano, specialmente durante il periodo dell’Amministrazione Trump, quando gli Stati Uniti si sono ritirati dall’accordo sul clima di Parigi e hanno bloccato i finanziamenti all’Organizzazione Mondiale della Sanità. Inoltre, facendo un passo avanti in un momento di così profonda crisi, il governo cinese sembrerebbe aver colto l’occasione anche per rispondere alle critiche mosse da altri attori internazionali, come l’Unione Europea, rispetto alla necessità per Pechino di iniziare ad assumersi responsabilità politiche che il tanto ricercato status di grande potenza porta con sé.

Nonostante, dunque, il tempismo della dichiarazione di Yi abbia portato Pechino ad assumere una posizione più rumorosa di quanto non abbia fatto in passato, tuttavia l’episodio non sembra aprire la strada ad un completo cambio di passo da parte delle autorità cinesi. Infatti, l’attivismo di Pechino rimane selettivo e strumentale al perseguimento del proprio interesse nazionale. In questo senso, il rapporto commerciale e di sicurezza della Cina con Israele, da un lato, e l’interesse a rafforzare il proprio posizionamento nei confronti degli attori regionali, dall’altro, sembrano essere stati due forti incentivi al passo in avanti di Pechino, compiuto però senza rischiare di compromettere la tradizionale posizione di non interferenza negli affari interni.

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