L’intesa Etiopia-Somaliland e il ruolo dell’Egitto nella partita del Mar Rosso
Il 21 gennaio, il Presidente Abdel Fattah al-Sisi ha affermato che l’Egitto sostiene le posizioni della Somalia nella disputa sull’accordo Etiopia-Somaliland , disconoscendo non solo il valore dell’intesa, ma anche ammonendo Addis Adeba sulle ripercussioni che tale evento potrebbe sui rapporti bilaterali e, più in generale, sui rischi di instabilità che potrebbe aggiungere al quadrante tra Corno d’Africa e Mar Rosso.
Una dichiarazione forte e decisa che giunge a diverse settimane di distanza dall’accordo strategico firmato il 1° gennaio 2024 dall’Etiopia con il governo del Somaliland , regione separatista della Somalia. L’intesa non vincolante prevede la concessione di 20 km di costa e lo sviluppo di un porto commerciale (e forse anche di una base militare) a Berbera, con una gestione diretta dell’infrastruttura in favore di Addis Abeba per i prossimi 50 anni. In cambio, il Somaliland otterrebbe il riconoscimento della sua indipendenza. L’Etiopia non ha sbocchi sul mare e in passato ha usato Gibuti per garantirsi l’import-export marittimo commerciale sul Mar Rosso, prima di conoscere un deterioramento delle relazioni bilaterali con il vicino africano. La firma di questo importante MoU rientra nelle aspirazioni etiopi di assurgere a nuova potenza marittima dell’area, specie dopo le recenti dichiarazioni pubbliche (luglio e novembre 2023) del Primo Ministro etiope Abiy Ahmed di voler riprendere con forza il tema storico del mancato accesso al mare del Paese. Questa iniziativa, subito rinnegata come illegittima dal governo di Mogadiscio e appoggiata strumentalmente dall’Egitto in funzione anti-Etiopia, rappresenta un passaggio importante e in grado di accendere una nuova miccia nel quadrante già teso anche a causa dell’attività militare delle milizie yemenite Houthi.
In questa prospettiva, è plausibile ipotizzare che la situazione aggrovigliata nel Mar Rosso e allargata nelle propaggini più prossime del vicinato africano possa contribuire ad attivare nuove dinamiche geopolitiche avverse per l’Egitto . Una situazione complessiva negativa per un Paese già alle prese con diversi problemi economico-sociali sul piano interno e fortemente preoccupato dalle possibili saldatura delle violenze di Gaza con le dinamiche nell’area del Mar Rosso. L’Egitto è infatti un attore vitale in quel quadrante allargato in quanto ritiene la piattaforma continentale e marittima funzionali per sviluppare la sua profondità strategica in Africa, vagliare le opportunità di un mercato importante e garantire i suoi interessi di sicurezza nazionale. Al contempo, il Cairo è attento a contenere i possibili spill over di violenza provenienti dalla guerra civile in Sudan – dove parteggia al fianco delle forze del Generale Abdel Fattah Abdelrahman Burhan –, a non farsi logorare nella dinamica conflittuale sulla diga del Millennio con l’Etiopia e, infine, nel ricercare un percorso diplomatico utile a contrastare le ambizioni degli Houthi nell’area.
Una condizione complessiva che potrebbe favorire l’ascesa di attori/competitor transregionali interessati nelle dinamiche tra Mar Rosso e Corno d’Africa , come Turchia, Israele, Emirati Arabi Uniti e Qatar. Di fatto uno scenario strategico avverso che aumenterebbe ulteriormente le pressioni esterne sull’Egitto.