L’interdipendenza economica può influire nei rapporti tra Emirati Arabi Uniti e Turchia?
Medio Oriente e Nord Africa

L’interdipendenza economica può influire nei rapporti tra Emirati Arabi Uniti e Turchia?

Di Lavinia Pretto
28.09.2021

I fondi sovrani di Abu Dhabi sembrano voler direzionare oltre un miliardo di dollari verso i settori più proficui del mercato turco. È quanto emerso di recente sulla stampa specializzata dopo i colloqui tenuti tra Abu Dhabi Developmental Holding Company (ADQ), Abu Dhabi Investment Authority (ADIA) e alcune aziende turche interessate. I colloqui si protraggono ormai da mesi e gli attuali sviluppi fanno sperare che l’economia possa fungere da elemento stabilizzante nei rapporti tra i due Paesi. Se già nel 2019 Abu Dhabi aveva realizzato un importante investimento attraverso l’acquisizione da 2,75 miliardi di dollari di Emirates NBD di Denizbank AS con sede ad Istanbul, ora altre compagnie emiratine si stanno rivolgendo al mercato turco. L’International Holding Co. (IHC), seconda società più quotata degli EAU, sta valutando lo stanziamento di investimenti in Turchia nei settori sanitario e industriale oltre che a quello di trasformazione alimentare. Altresì, la Chimera Investments, una società di investimenti privati che fa parte del Royal Group di Abu Dhabi, ha mostrato interesse nell’allocare fino ad un miliardo di dollari. Alla base dell’interesse degli EAU vi potrebbe essere una volontà mirata al controllo di comparti strategici come quello alimentare, sanitario ed energetico al fine di penetrare un mercato ampio e moderno come quello turco con nuove opportunità di business in grado di stabilizzare l’economia nazionale emiratina, mantenendo inalterato il processo di diversificazione economico-energetico condotto da Abu Dhabi. Un’occasione che può essere letta in positivo anche per Ankara, vedendo in ciò un’opportunità importante viste le difficoltà profonde della sua economia e l’incapacità da parte del governo turco di adottare contromosse adeguate per rivitalizzare il mercato interno.

Il riavvicinamento economico-finanziario tra EAU e Turchia, infatti, sembra indicare anche un tiepido disgelo nei rapporti politici tra i due Paesi e una possibile buona notizia anche per la stabilità della regione MENA. L’origine degli attriti risale allo scoppio delle Primavere Arabe, dove Ankara e Abu Dhabi si sono trovate su fronti opposti. Con il passare degli anni, i motivi di scontro si sono moltiplicati andando ben oltre la sola questione dell’Islam politico e trovando una ragione d’essere nelle ambizioni geopolitiche e strategiche dei due attori, impegnati in attività competitive dal Mediterraneo al Mar Rosso, così come nei principali teatri di crisi regionali (Libia, Siria, Gaza). Una condizione che ha alimentato la conflittualità nell’intero mondo arabo e sunnita e cementificato i blocchi saudita-emiratino-egiziano da un lato, e turco-qatariota dall’altro.

Di fronte alle marcate spaccature ideologiche che hanno ingrandito la linea di faglia nel mondo mediorientale, Turchia e EAU, però, sembrano pronte ad un tentativo di riconciliazione (quanto meno tattico) attraverso la costruzione di legami economici più forti. Il ritrovato interesse per una distensione politica attraverso un uso funzionale del legame economico era stato già evidenziato dalla telefonata del mese scorso tra i leader dei due Paesi in seguito ad un incontro a sorpresa tra il Presidente turco Recep Tayyip Erdoğan e Sheikh Tahnoon bin Zayed al-Nahyan, Consigliere per la Sicurezza Nazionale emiratino e Presidente di IHC, Royal Group e ADQ. Complici del riavvicinamento sono stati però anche altri fattori congiunturali, quali il cambio di Amministrazione negli USA, un processo di distensione politico già avviato alla fine del 2020 in seno al Consiglio di Cooperazione del Golfo (GCC) e la forte crisi economica legata alla pandemia da Covid-19, la quale si è fatta sentire particolarmente in Turchia, dove l’inflazione al 19% ha fatto salire il costo della vita e le banche statali hanno venduto 128 miliardi di dollari di riserve estere nel tentativo di sostenere la lira turca. La rapida caduta dei prezzi del petrolio ha invece portato i Paesi del Golfo a cercare entrate diversificate, aprendo a nuove opportunità di investimento.

In questa prospettiva, maggiori legami economici tra Ankara e Abu Dhabi potrebbero determinare una ricaduta positiva anche sulla dimensione politica, favorendo potenzialmente una distensione nei settori diplomatico e della sicurezza. Partendo da ciò, quindi, Turchia ed EAU potrebbero assumere una postura diplomatica meno assertiva nelle aree in cui sono fortemente esposti (come in Libia e Siria), assumere toni più moderati nei confronti della controparte e contribuire nel processo di de-escalation regionale. Tuttavia, è ancora presto per determinare se il tiepido disgelo avrà effetti a lungo termine o sarà solamente temporaneo.

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