Le implicazioni politico-strategiche della presenza militare nordcoreana in Russia
Asia e Pacifico

Le implicazioni politico-strategiche della presenza militare nordcoreana in Russia

Di Tiziano Marino
04.11.2024

Dall’inizio del mese di ottobre, la Defense Intelligence of Ukraine (GUR) e il National Intelligence Service (NIS) sudcoreano hanno reso pubbliche notizie riguardanti la presenza di truppe nordcoreane su suolo russo, impegnate in attività di addestramento. Le prime conferme in merito sono giunte quando il Governo di Seoul ha deciso di condividere immagini satellitari di navi russe che trasportavano, verosimilmente, un gruppo di militari della Corea del Nord nella regione dell’Estremo Oriente russo. Ulteriore dimostrazione della presenza delle truppe di Pyongyang sul territorio della Federazione Russa è giunta il 23 ottobre, quando il portavoce del National Security Council statunitense, John Kirby, ha confermato l’invio di circa 3.000 soldati. Tale stima è stata corretta nei giorni successivi al rialzo dal Pentagono, che ha parlato di ben 10.000 truppe nordcoreane in Russia, una parte delle quali sarebbe già nei pressi dell’Oblast russo di Kursk pronta a confrontarsi con le forze ucraine penetrate nella zona la scorsa estate.

I fatti recenti rappresentano l’ultimo e più rilevante sviluppo della crescente intesa politico-militare tra Corea del Nord e Federazione Russa, che ha finora garantito ai russi un significativo supporto in termini di munizionamento d’artiglieria e vettori balistici da impiegare in territorio ucraino. In questo quadro, la presenza di forze nordcoreane sul terreno, in numero relativamente elevato e non limitate a compiti di assistenza tecnica all’utilizzo di sistemi d’arma indigeni, rappresenta un salto di qualità per il coinvolgimento del regime di Pyongyang nel conflitto russo-ucraino, con conseguenze che vanno ben oltre il territorio europeo e riguardano anche il teatro dell’Indo-Pacifico. L’alleanza militare con Mosca, infatti, produce almeno tre effetti principali per Pyongyang: rafforza il regime tradizionalmente isolato e ne bilancia l’eccessiva dipendenza dalla Cina, favorisce la modernizzazione tecnologica e dottrinale degli apparati di difesa nazionali e, soprattutto, apre la strada al supporto russo in caso di crisi militare nella Penisola coreana.

Nello specifico, l’asse con la Russia rappresenta una sorta di assicurazione ulteriore sull’esistenza del regime nordcoreano, il cui legame con la Repubblica Popolare Cinese è non soltanto fortemente squilibrato ma anche spesso caratterizzato da tensioni. Nel contesto attuale, dunque, è lecito attendersi una maggiore aggressività da parte della Corea del Nord, già reduce da anni in cui il regime ha svolto decine di test missilistici nell’area. L’obiettivo dei lanci, l’ultimo dei quali ha riguardato un missile balistico intercontinentale rimasto in volo per un tempo record di circa 86 minuti lo scorso 31 ottobre, così come quello di un nuovo test nucleare è duplice. Da una parte, i nordcoreani puntano a intimorire Seoul e Tokyo per allontanare lo spettro di uno scontro mentre, dall’altra, provano a richiamare l’attenzione di Washington al fine di riaprire canali di dialogo utili a ridiscutere il pesante regime sanzionatorio. A tal proposito, si evidenzia anche come i riavvicinamenti tra Russia e Corea del Nord siano sempre giunti nelle fasi storiche di maggiore tensione tra cinesi e statunitensi come quella in corso, poiché proprio in questi frangenti il regime asiatico si sente più vulnerabile. Allo stesso tempo, l’intesa con la Russia consente alla Corea del Nord di ottenere in cambio potenziali finanziamenti e beni di prima necessità, con conseguente riduzione della dipendenza quasi totale dalla Cina. Sul piano militare, poi, Pyongyang potrebbe ottenere tecnologie utili a modernizzare i sistemi convenzionali e sviluppare ulteriormente il suo programma nucleare, con attenzione al comparto missilistico e alla componente navale (sottomarini). Infine, il dispiegamento di truppe potrebbe servire all’Armata del Popolo Coreano per acquisire quell’esperienza sul terreno che manca da tempo.

La presenza militare nordcoreana nel conflitto russo-ucraino, seppur limitata per ora al territorio della Federazione Russa, potrebbe spingere la Corea del Sud a reagire supportando maggiormente lo sforzo bellico delle forze di Kiev attraverso la propria industria della difesa. L’azione nordcoreana, inoltre, dovrebbe essere oggetto di forte attenzione da parte della NATO, con conseguenze potenziali sul tema della condivisione di informazioni tra questa e il Governo di Seoul. In questo quadro, gli Stati Uniti hanno riconfermato il pieno supporto alla difesa della Repubblica di Corea e potrebbero ampliare la presenza tra penisola coreana e Giappone per tranquillizzare gli alleati. Tale dinamica non esalta affatto le autorità di Pechino, le quali seguono con estrema grande freddezza il riavvicinamento tra Russia e Corea del Nord che contribuisce ad emancipare quest’ultima e, soprattutto, consente ai russi di aumentare il loro peso nelle dinamiche di sicurezza dell’Indo-Pacifico.