L’avvicendamento al Comando delle Forze Armate Ucraine
L’8 Febbraio, il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha reso ufficiale un diffusamente preannunciato avvicendamento al vertice delle Forze Armate di Kiev, sostituendo il Generale Valeri Zaluzhny con il Colonnello Generale Oleksandr Syrskyi nella posizione di Comandante in Capo. Il ruolo è originariamente stato istituito dallo stesso Presidente nel marzo 2020, separando la carica e sovra-ordinandola a quella del Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate, posizione ricoperta dal 2021 dal Tenente Generale Serhii Shaptala. La decisione consegue ad una combinazione di motivazioni politiche e militari ed influirà plausibilmente sull’implementazione della strategia ucraina nel prosieguo del conflitto con la Federazione Russa.
Il Generale Valeri Zaluzhny, ora in congedo dal servizio, ricopriva l’incarico anch’egli fin dal 2021 ed ha diretto e coordinato lo sforzo bellico di Kiev dall’aggressione russa del febbraio 2022 attraverso tutte le principali fasi del conflitto, fino alla recente controffensiva, rappresentando un punto di contatto tecnico centrale per l’assistenza militare all’Ucraina ed un promotore della riforma dell’apparato militare ucraino. In particolare, l’Ufficiale è stato fautore nelle prime fasi del conflitto di un approccio asimmetrico orientato a disarticolare e degradare le truppe di Mosca, negando alle stesse un centro di gravità da colpire, impedendo così il successo dell’Operazione Militare Speciale. Classe 1973, il Generale vanta 27 anni di servizio nelle Forze Armate di Kiev, durante i quali lo stesso, dopo aver ricoperto i ruoli di comando previsti nell’arma di fanteria dal livello plotone a quello brigata, ha svolto funzioni di staff e di comando in tre delle quattro regioni militari in cui è suddiviso il territorio ucraino e nel comando operativo interforze del Paese. Nell’ultimo periodo, il Generale era stato tra i più vocali sostenitori di una mobilitazione significativa, stimata in 500.000 coscritti, sia per garantire adeguati rimpiazzi per le perdite subite nei due anni di guerra e perseguire un bilanciamento della massa dispiegata dal Cremlino, sia per assicurare sufficienti rotazioni di personale al fronte. Lo stesso aveva infine pienamente riconosciuto lo stallo operativo della controffensiva, evidenziando al contempo l’esigenza per l’Ucraina di predisporsi a proseguire nei combattimenti nel lungo termine, nonostante prevedibili minori aiuti da parte dei Paesi del Gruppo di Contatto per l’Ucraina.
Il Colonnello Generale Oleksandr Syrskyi è invece un classe 1965, laureato presso l’Accademia Militare di Mosca e con sette anni di servizio da Ufficiale nell’artiglieria dell’Armata Rossa fino al crollo dell’Unione Sovietica, prima di passare sotto il neo-formato Esercito ucraino dove ha servito in ruoli di crescente responsabilità. Dopo il 2014, il Generale ha partecipato direttamente alla pianificazione e condotta dell’Operazione Anti-Terrorismo contro le milizie filorusse sostenute da Mosca nel Donbass, incluso durante la significativa battaglia di Debaltseve nel 2015, arrivando poi nel 2017 ad assumere il comando operativo dell’intera campagna. Nel 2019, lo stesso è stato quindi nominato Comandante delle Forze Terrestri Ucraine, nelle cui funzioni ha contribuito sensibilmente ai successi ucraini nella difesa di Kiev e nell’offensiva di Kharkiv, ponendosi tra i sostenitori delle tattiche di attrito implementate nella battaglia di Bakhmut. In coordinamento con il resto dell’apparato militare, il Generale ha preso parte alla preparazione ed implementazione della recente controffensiva ucraina, visitando di frequente le prime linee e manifestando una forte attenzione per il morale delle truppe. Nel corso delle operazioni che ha coordinato negli anni, lo stesso ha dimostrato una generale propensione a ricercare costantemente il contatto con l’avversario, nonostante rischi di attrito in termini umani e materiali.
Le significative differenze tra i due Ufficiali Generali potrebbero incidere se non negli obiettivi, quantomeno nell’approccio operativo al prosieguo delle ostilità. Se da un lato i limitati risultati conseguiti dalla controffensiva ucraina ed i dissensi sulla mobilitazione hanno plausibilmente avuto un ruolo nel determinare la decisione attinente all’avvicendamento, dall’altro il Generale subentrante dovrà gestire una situazione particolarmente complessa. Il sostanziale blocco temporaneo delle risorse finanziare statunitensi destinate all’assistenza militare a Kiev hanno infatti costretto le forze ucraine a ridurre i consumi di risorse militari ed in particolare di munizionamento, mentre le truppe russe hanno assunto l’iniziativa con azioni offensive in diversi segmenti del fronte e soprattutto attorno alla città di Adviidka, sostenuti da una crescente mobilitazione industriale di guerra in Russia. Al di là delle ragioni di ordine militare, l’avvicendamento di Zaluzhny ha motivazioni e significati politici. Innanzitutto, l’ormai ex Capo di Stato Maggiore era divenuto, seppur indirettamente e mai apertamente, uno dei contraltari più critici del Presidente Zelensky, mettendo in evidenza, con le sue dichiarazioni, il crescente dissidio tra l’apparato politico e una parte dell’apparato militare ucraino. Inoltre, secondo numerose fonti interne a Kiev, Zaluzhny aveva cominciato a nutrire ambizioni politiche, sfruttando anche la sua crescente popolarità ed alcuni, sospetti, contatti con esponenti della galassia di estrema destra. Di conseguenza, la rivalità politica e la divergenza sulla strategia militare hanno spinto il Capo dello Stato a liquidare il generalissimo.
Per Zaluzhny abbandonare ruoli e responsabilità operative in un momento particolarmente delicato per le sorti della controffensiva ucraina potrebbe avere vantaggi nel prossimo futuro. Infatti, qualora il 2024 dovesse segnare il peggioramento della situazione sul fronte e nell’equilibrio generale della guerra, il Generalissimo potrebbe presentarsi sia come esente da colpe sia, cosa più importante, come uomo della provvidenza in grado di risollevare le sorti del Paese. Viceversa, la partita di Zelensky potrebbe ruotare attorno ad una ripresa dell’iniziativa militare e all’emarginazione nella sfera pubblica di Zaluzhny, onde eliminare sul nascere un possibile rivale ed avversario.
In ogni caso, quanto accaduto a Kiev non rappresenta un segnale incoraggiante sia per il Paese che i sostenitori occidentali: la tanto propagandata unità d’intenti per fronteggiare l’invasione russa oggi sembra un ricordo lontano, messa in crisi dalle rivalità interne e dagli scandali sulla corruzione nelle Forze Armate. In un momento storico in cui l’ombra della stanchezza di guerra e delle difficoltà nel supporto logistico e militare occidentali a Kiev si allunga sul conflitto, vedere l’apice delle autorità ucraine alle prese con una pericolosa lotta fratricida rischia di aumentare i punti interrogativi sul proseguo del conflitto e sul suo esito finale.