La Tunisia e il nuovo governo di Saied
Medio Oriente e Nord Africa

La Tunisia e il nuovo governo di Saied

Di Claudia Annovi
20.10.2021

Lunedì 11 ottobre, il Presidente della Repubblica Kais Saied e il Primo Ministro Najla Bouden Romdhan hanno annunciato congiuntamente la nomina della nuova équipe di governo, espressione (alquanto) diretta delle volontà dell’inquilino di Palazzo di Cartagine. In una diretta Facebook, canale ormai largamente utilizzato dalle istituzioni tunisine, Romdhan ha fatto i nomi della squadra che, secondo il Presidente, contribuirà a lottare contro la corruzione, stimolare l’economia e rafforzare la fiducia nelle istituzioni tunisine. Per la prima volta in dieci anni, quindi, la nomina dei Ministri non è passata dall’approvazione del Parlamento, essendo questo ancora sospeso a tempo indeterminato, ma è avvenuta su scelta “condivisa” del Presidente della Repubblica e del Premier.

La nuova squadra di governo riflette sotto diversi punti di vista la strategia del Presidente Saied per questa prima fase della nuova transizione tunisina. La nomina di 9 donne su 25 membri del nuovo esecutivo (oltre alla Romdhan stessa) definisce questo governo come l’istituto con il più alto numero di figure femminili nella storia politica del Paese; un tentativo apparente di continuare a cavalcare l’onda mediatica internazionale che sino ad ora ha lodato l’esempio tunisino, primo Stato della regione MENA a eleggere una donna come Premier. Tre dei Ministri, inoltre, che erano stati scartati o destituiti da Hichem Mechichi nel corso dell’ultimo anno hanno fatto ritorno in diversi Dicasteri. A suscitare interesse è in particolare la nomina al Ministero degli Interni di Taoufik Cherfeddine, coordinatore della campagna elettorale di Saied nel 2019 scartato, lo scorso gennaio, dall’ex Primo Ministro perché ritenuto troppo vicino a Cartagine, contribuendo così a inasprire la crisi istituzionale interna. In questo senso, la partita giocata nell’ultimo anno tra le diverse “Presidenze” della Tunisia – ossia tra il Bardo e Cartagine – si è finalmente conclusa con una vittoria di Kais Saied. Restano, allo stesso tempo, due Ministri dell’esecutivo di Mechichi – Othman Jarandi agli Esteri e Fethi Slaouti all’Educazione – mentre alla nuova squadra si aggiunge al Ministero delle Donne la poetessa Amel Moussa, che due anni fa ha pubblicamente sostenuto Nabil Karoui, avversario politico di Saied alle presidenziali del 2019.

In questo processo di riassemblaggio e ricomposizione del governo non mancano tuttavia le perplessità e le critiche, non solo da parte dei detrattori più fermi di Saied, ma anche di voci interne alla sua squadra. Come infatti ha messo in luce l’ex deputata di Nidaa Tounes, Sabrine Ghoubantini, non sono del tutto chiari i rapporti del nuovo Ministro agli Affari Religiosi, Brahim Chaibi, con gli ambienti vicini ad Ennahda e Rashid Ghannouchi, che ha rappresentato negli ultimi due anni il principale avversario politico e ideologico di Saied. Allo stesso modo, Aida Hamdi, nuovo Segretario Generale al Ministero degli Affari Esteri, ha espresso i propri dubbi riguardo alle capacità di Romdhan, Professoressa di ingegneria con nessuna esperienza politica, nella gestione di questa fase delicata di transizione in cui il potere è concentrato nelle mani di un Capo di Stato sempre più assertivo. Al di là delle critiche più o meno velate e delle posizioni di alcuni membri nell’esecutivo, le scelte del Presidente sulla nuova squadra di governo spingono in tanti a riflettere su quali possano essere le prossime tappe del percorso di Saied e, soprattutto, se egli non stia cercando un engagement nei confronti di quella élite politica e culturale che ha a lungo criticato. Mentre, tuttavia, il governo comincia a lavorare nel tentativo di risollevare le sorti economiche, sociali e politiche della Tunisia, le notizie provenienti dall’estero mettono in luce la precarietà oggettiva della situazione del Paese. L’agenzia di rating Moody’s ha infatti declassato il giudizio della Tunisia da B3 a Caa1, una decisione che è stata motivata dal rischio reale di insolvenza finanziaria del Paese a causa alla debolezza attuale della governance tunisina e all’incertezza riguardo alle capacità del governo di attuare misure efficaci e tempestive per attirare nuovi finanziamenti. Il nuovo governo del Presidente si trova dunque a dover fare i conti con una situazione in crescente peggioramento dal punto di vista finanziario, un fattore che potrebbe compromettere e rallentare la sua azione.

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