La Conferenza di Parigi sulla Libia sottolinea la necessità del voto per la stabilizzazione del Paese
Medio Oriente e Nord Africa

La Conferenza di Parigi sulla Libia sottolinea la necessità del voto per la stabilizzazione del Paese

Di Lavinia Pretto
15.11.2021

Il 12 novembre si è tenuta a Parigi una nuova Conferenza sulla Libia organizzata dall’ONU e co-presieduta da Francia e Italia, che ha visto un’ampia partecipazione internazionale a livello di capi di Stato e di governo. Gli obiettivi dell’incontro erano quelli di assicurare il libero svolgimento delle elezioni del 24 dicembre e il ritiro delle forze straniere ancora presenti sul territorio. Al termine del forum multilaterale, le parti si sono impegnate anche ad apporre sanzioni contro chiunque interrompa o impedisca un regolare sviluppo del processo elettorale e della transizione politica nel Paese. Nonostante tutti i partecipanti abbiano ratificato il documento finale della Conferenza prevedendo il rispetto delle tempistiche del voto come stabilito dalla road map politica libica, continuano a permanere numerosi dubbi sulla capacità degli attori libici di tenere le elezioni per la data fissata. Innanzitutto, subentra la complicata questione legata alla cornice legale all’interno della quale dovrebbe tenersi la votazione. La bozza di legge elettorale proposta da Aguila Saleh, Speaker del Parlamento della Cirenaica, aveva acceso numerose tensioni tra il Governo di Unità Nazionale (GNU) e la Camera dei Rappresentanti (HoR) di Bengasi-Tobruk. Infatti, la proposta lascerebbe ampi margini d’azione a numerosi candidati, tra cui personaggi controversi come Saif al-Islam al-Gheddafi, figlio dell’ex leader Muammar Gheddafi, e Khalifa Haftar, generale dell’autoproclamato esercito libico. Tra i candidati alle presidenziali potrebbe esserci anche l’attuale Premier Abdulhamid Dabaiba, il quale tuttavia sconta un ostracismo soprattutto dalle fazioni orientali del fronte libico. A causa, però, dei dibattiti sulla legittimità della proposta di Saleh, la situazione sembra essere entrata in una fase di paralisi. Infatti, in assenza di una legge elettorale preventivamente concordata e definita, risulta estremamente complesso rispettare le tempistiche del 24 dicembre. A fomentare gli scontri tra il GNU e la HoR, si inserirebbero tutti quei player locali ed internazionali che vorrebbero impedire le elezioni oppure svolgerle secondo una legge controversa che porterebbe al loro annullamento. Per quanto riguarda invece le dinamiche del voto, le parti si sono accordate affinché il primo turno delle presidenziali si svolga in concomitanza con le parlamentari. Nonostante le inziali remore di Francia ed Egitto, è prevalsa la linea dell’Italia e delle Nazioni Unite temendo che una votazione disgiunta potesse ostacolare il processo elettorale tra un turno e l’altro. I partecipanti hanno poi sollecitato il ritiro dei mercenari ancora attivi sul territorio, ribadendo anche l’urgenza di attuare concretamente l’accordo sul cessate il fuoco del 23 ottobre 2020 e sostenere l’azione della Commissione militare congiunta 5+5. La clausola riguarderebbe sia i consiglieri militari turchi e i miliziani siriani che combattono a fianco del governo di Tripoli, sia il gruppo russo Wagner che si è schiarato a favore delle forze di Haftar, nonché tutta una miriade di mercenari di origini africane (sudanesi e ciadiani per lo più) sempre a supporto dell’Esercito Nazionale Libico (ELN). Ankara e Mosca hanno però deciso di non partecipare attivamente alla Conferenza, mostrandosi poco propense a ritirare i propri militari dal Paese e perdere la loro posizione di vantaggio nella crisi libica. Uno dei traguardi più importanti raggiunti a Parigi è stata la possibilità di apporre sanzioni ad individui o entità, dentro o fuori dalla Libia, che provano ad ostacolare, minare, manipolare o falsificare il processo elettorale e la transizione politica. Le penalità potrebbero quindi fungere da deterrente consentendo una libera partecipazione alle urne. Sul fronte economico, è stata ribadita l’importanza di garantire un’equa distribuzione delle risorse in ogni parte del Paese, favorendo anche la riunificazione della Banca Centrale Libica per salvaguardare l’unità delle istituzioni economico-finanziarie e della National Oil Corporation (NOC), e l’approvazione di un bilancio condiviso. È stata data anche una particolare attenzione alle questioni umanitarie, soprattutto in relazione al trattamento dei migranti all’interno dei centri di detenzione. Nel documento finale è stato riconosciuto l’obbligo per le autorità e per tutti gli attori libici di garantire il rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani, coerentemente con la Convenzione sui Rifugiati del 1951. La Conferenza di Parigi sulla Libia ha mostrato l’interesse della maggior parte dei players internazionali nel far rispettare le tempistiche del 24 dicembre facendo in modo che le elezioni si tengano in maniera equa e senza interferenze esterne. La decisione di tenere le parlamentari e le presidenziali in concomitanza e la possibilità di appore sanzioni a chiunque provi ad ostacolare la transizione politica della Libia, sono due importanti traguardi che incentivano il rispetto dei tempi preventivati. Tuttavia, il mancato accordo sulla legge elettorale e la scarsa partecipazione di Turchia e Russia, potrebbero portare ad una posticipazione delle elezioni, facendo conseguentemente aumentare le instabilità di Tripoli e avvantaggiare le milizie straniere nell’estendere un’influenza capillare nel Paese. Di fronte allo scenario delineatosi, se gli attori locali ed internazionali non accetteranno le regole del gioco democratico, le logiche multilaterali e l’implementazione del diritto internazionale, il voto potrebbe essere seriamente messo a repentaglio.

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