La Cina ospita due incontri di dialogo con l’Afghanistan
Xiàng

La Cina ospita due incontri di dialogo con l’Afghanistan

Staff
04.04.2022

Il 30 e il 31 marzo la Cina ha organizzato a Tunxi, nella provincia dello Anhui, due incontri multilaterali per discutere della crisi economica e umanitaria che sta affrontando l’Afghanistan. La partecipazione è stata riservata soprattutto agli attori regionali e ha visto la partecipazione di rappresentanti politici, oltre che di Cina e Afghanistan, di Iran, Pakistan, Russia, Tajikistan, Turkmenistan and Uzbekistan. Diplomatici dell’Indonesia e del Qatar hanno inviato i loro rappresentanti come partecipanti ospiti all’incontro. Sebbene l’elemento regionale sia preponderante, Pechino è consapevole della necessità di mantenere un vivo dialogo anche con gli Stati Uniti, fondamentali nel discorso di stabilizzazione del Paese. Contemporaneamente al primo incontro con gli attori regionali, infatti, si è tenuta una riunione separata della cosiddetta “Troika allargata” tra gli inviati speciali per l’Afghanistan provenienti da Cina, Stati Uniti e Russia.

L’evento, giunto sette mesi dopo l’instaurazione del governo talebano a Kabul ha messo in luce l’interesse di Pechino di assumere l’iniziativa per trovare una soluzione in linea con i propri interessi nazionali all’impasse politico in corso. Infatti, il governo talebano instauratosi violentemente ad agosto, dopo il ritiro delle forze americane, non ha ancora ottenuto il riconoscimento diplomatico da parte di nessun Paese a causa dell’indisponibilità ad includere le altre forze politiche afghane e della violazione sistematica delle libertà civili e dei diritti umani. Lo stallo ha però contribuito ad aggravare la situazione di crisi economica e umanitaria che sta attraversando l’Emirato. Per Pechino, la stabilità dell’Afghanistan è fondamentale per garantire la sicurezza alle sue frontiere occidentali; dei progetti connessi alla Belt and Road Initiative (BRI) in Asia centrale e Pakistan e, non da ultimo, per la possibilità di stringere nuovi accordi per l’estrazione di materie prime. Non a caso, la settimana precedente all’inizio dei colloqui a Tunxi, il Ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, ha visitato la capitale afgana, dove ha incontrato il Ministro degli Esteri talebano ad interim, Amir Khan Muttaqi, proprio per discutere i legami politici ed economici, compreso il possibile ruolo dell’Afghanistan nella BRI.

L’incontro ha rappresentato per Pechino anche l’occasione di rilanciare il proprio ruolo come promotore di una nuova stabilizzazione all’interno della regione e, con esso, per guadagnarsi il supporto politico dei partner regionali rispetto alla propria agenda internazionale. Non appare causale, infatti, che la dichiarazione congiunta pubblicata in chiusura dei lavori abbia citato il rispetto della sovranità nazionale, la lotta al terrorismo, l’impegno multilaterale per affrontare la crisi economica e umanitaria come priorità comuni. È importante sottolineare, infatti, che l’impegno regionale cinese può essere interpretato come il tentativo di rafforzare ulteriormente la sua presenza e la sua prominenza in un’area, quella dell’Asia occidentale, in cui ha già una discreta influenza. Ciononostante, molti dei Paesi coinvolti, anche tendenzialmente vicini e solidali con la politica di Pechino, tendono ad osservarlo con un velato scetticismo, dato il suo noto interesse economico nell’area più che politico, che potrebbe condurre l’approccio cinese a non avere un grande impatto sugli equilibri della regione.

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