Intelligence and Defence Update n°43

Intelligence and Defence Update n°43

Di Silvio Mudu e Claudia Enas
28.11.2012

Sommario: Cina, Corea del Nord, Israele, Italia, Russia

Cina

In un rapporto del 25 novembre scorso il Ministro della Difesa cinese, Gen. Liang Guanglie, ha annunciato il primo appontaggio di un caccia Shenyang J-15 Flying Shark sulla portaerei Liaoning.

La portaerei era stata inizialmente costruita nell’Unione Sovietica tra il 1985 e il 1988, con il nome di Riga, per poi essere ribattezzata Varyag nel 1990. In seguito alla dissoluzione dell’Unione Sovietica, la costruzione fu fermata nel 1992. La nave venne successivamente acquistata, nel 1998, dall’Esercito Popolare di Liberazione e trasferita nel cantiere navale di Dalian nel 2002, dove ha subìto importanti lavori di ricondizionamento.

Nel 2009, presso il centro di ricerca navale di Wuhan, la sovrastruttura è stata equipaggiata con un nuovo sistema radar e con componenti strutturali in mock-up, quali l’isola e parte del ponte, per permettere i primi importanti test. Inoltre, sono stati montati sensori radar a scansione elettronica (AESA, Active Electronically Scanner Array). Per quanto concerne l’armamento, sono stati montati sistemi Type 1130 CIWS (Close-in Weapon System) e sistemi missilistici FL-3000N, che utilizzano missili superficie-aria progettati sulla base del TY-90 aria-aria, con gittata fino a 9 km, diametro di 0,12 metri e lunghezza di due metri.

I lavori di ammodernamento della Liaoning dovrebbero protrarsi fino al 2015. Per quella data la portaerei potrebbe operare con i caccia Shenyang J-15, basati sul caccia russo Sukhoi Su-33, i caccia multiruolo Chengdu J-10, elicotteri Z-8/Ka-31 AEW e Ka-27 ASW. La nave può caricare fino a 2.500 tonnellate di carburante.

L’inizio delle operazioni della Liaoning costituisce un importante passo avanti per l’industria navale  e per la Marina cinese, che attraverso i test effettuati possono acquisire l’expertise necessario sia in ambito di sviluppo che di impiego operativo di portaerei.

Corea del Nord

Secondo le immagini scattate dall’operatore satellitare DigitalGlobe, nell’ambito del monitoraggio dell’intelligence statunitense sulle attività nucleari della Corea del Nord, Pyongyang starebbe preparando il lancio di missili a lunga gittata.

Nonostante il fallito test di un razzo Unha-3 lo scorso 13 aprile, sarebbero stati effettuati, negli ultimi mesi, due o più test di endoreattori nella stazione di lancio satellitare di Sohae. L’Unha-3 è un lanciatore spaziale che utilizza lo stesso delivery system dell’ICBM (Intercontinental Ballistic Missile) Taepodong-2. È alimentato da carburante solido e ha una spinta di 54 kN. È presumibile che, visto il comune delivery system e il medesimo funzionamento dei primi due stadi, attraverso la sperimentazione di razzi Unha-3, la Corea del Nord voglia in realtà testare le capacità dei missili Taepodong-2. Tali missili avrebbero una gittata stimata tra i 4.000 e i 6.000 km.

I test dei motori a razzo, l’ultimo dei quali il 17 settembre, fanno infatti presupporre l’approntamento di un nuovo missile. I magazzini per il carburante e l’ossidante presenti nella base di Sohae potrebbero contenere la carica esplosiva per i razzi Unha del primo stadio. Inoltre, ulteriori 34 taniche di carburante, dalla lunghezza di 2,2 metri e diametro di 1,2 metri, fanno ritenere probabile la presenza di propellenti ad alta energia, necessari per Unha di secondo o terzo stadio o addirittura per il Taepodong-2.

L’intensificarsi dello sviluppo missilistico presso la stazione di lancio di Sohae non fa che alimentare la preoccupazione di Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud. Proprio dopo le elezioni sudcoreane, previste per il prossimo 19 dicembre, Pyongyang potrebbe avviare un nuovo round di test missilistici, al fine di accrescere il suo deterrente nucleare.

Israele

Durante l’ultima crisi israelo-palestinese, un’importante novità è stata rappresentata dall’utilizzo da parte dei movimenti della Striscia di Gaza di razzi Fajr-5, un 330mm con range variabile da 68 a 75km. Questo elemento inaspettato ha notevolmente ampliato il raggio d’azione degli attacchi provenienti dalla Striscia, che in passato si sono sempre basati sull’utilizzo solamnete di razzi Qassam, dal range d’azione compreso tra 11-48km, al punto da includere tra i possibili target anche Tel Aviv e Gerusalemme, finora considerate fuori pericolo.

Per questo motivo, le autorità israeliane hanno deciso di installare, il 17 novembre, il quinto sistema anti-razzo israeliano Iron Dome a Tel Aviv, nel quartiere Hatikva. L’Iron Dome è stato concepito come contromisura difensiva per la minaccia dei razzi short-range e dei proiettili di artiglieria (155mm) lanciati da una distanza che varia dai 4 ai 70km. Il sistema è costituito da tre componenti fondamentali: Detection and Tracking radar, derivato del Multi-Mission Radar (MMR), Battle Management and Weapon Control (BMC) e i missili intercettori Tamir, equipaggiati con sensori elettro-ottici. Il radar individua il razzo nemico e traccia la sua traiettoria. Il BMC calcola il punto in cui è previsto l’impatto e stabilisce se si tratti di una effettiva minaccia per la sicurezza della popolazione. Nel caso in cui lo sia, il sistema si attiva autonomamente per distruggere il razzo entro un’area di circa 150km quadrati. La batteria dell’Iron Dome, dal valore di 50 milioni di dollari, è composta da tre lanciamissili, ciascuno dei quali contiene 20 intercettori. Finora è stato reso noto che Israele ha investito circa un miliardo di dollari nel programma Iron Dome.

Negli ultimi anni, la tecnologia per la difesa aerea è stata al centro di importanti sviluppi presso l’industria israeliana. Per proteggersi dalla minaccia di razzi ed eventuali missili, oltre all’Iron Dome (difesa short-range), Israele sta sviluppando il sistema antibalistico Arrow, che andrà a coprire un raggio compreso tra i 300 e i 2000km. Inoltre, per colmare il gap tra i due sistemi sopraccitati, è in fase di realizzazione il David’s Sling, una joint venture tra l’israeliana Rafael Advanced Defense Systems e l’americana Raytheon, in grado di intercettare razzi medium - to long-range e missili cruise.

Italia

Agusta Westland ha siglato un accordo da 90 milioni di euro per la vendita di sette elicotteri AW139 alla Swedish Maritime Administration, con equipaggiamento SAR (Search and Rescue), in prevista consegna tra il 2013 e il 2014. Operativo dal 2003, l’AW139 è un elicottero medio, biturbina a 15 posti, prodotto in diverse configurazioni per le Forze dell’ordine, come servizio ambulanza, per il trasporto VIP, per operazioni di Search and Rescue e per il supporto alle piattaforme petrolifere offshore.

In Italia viene impiegato dall’Aeronautica Militare presso il 15° Stormo di Cervia, il quale ha ricevuto il primo di dieci esemplari dell’AW139 nel marzo del 2012 designandolo come HH-139A (Hospital Helicopter), scelto per affiancare e gradualmente sostituire gli attuali HH-3F e AB-212. Anche il 31° Stormo di Ciampino ha acquisito uno dei due esemplari che avrà in dotazione nella versione per il trasporto VIP. La Guardia di Finanza e la Guardia Costiera italiane hanno rispettivamente due e quattro esemplari operativi.

Nell’ambito civile, l’AW139 fornisce un servizio ambulanza per le Centrali Operative 118 di otto comuni italiani. Inoltre, viene impiegato per svolgere mansioni di primo soccorso antivalanga e antincendio, trasporto materiali e persone e operazioni di protezione civile, al servizio del Nucleo Elicotteri della provincia autonoma di Trento.

L’AW139 è l’elicottero più venduto al mondo della sua classe, in dotazione a 21 Paesi, per scopi militari, governativi e civili. La sua evoluzione e variante militare multiruolo è l’elicottero AW149.

Russia

Il 22 novembre la JSC Irkut Corporation, parte della compagnia statale United Aircraft Corporation, ha consegnato i primi due Su-30SM all’Aviazione russa. Nel marzo 2012 la Irkut e il Ministero della Difesa russo, infatti, hanno concluso un contratto per la consegna di 30 caccia Su-30SM entro il 2015. Per quella data Mosca conta di aggiungere uno squadrone di Su-30SM all’Aviazione navale russa nel Mar Nero.

Il Su-30SM è un caccia biposto multiruolo, con doppio reattore, sviluppato dalla Sukhoi Aviation Corporation. Si tratta di una versione aggiornata del caccia russo-indiano Su-30MKI. Differisce dal modello precedente per alcune migliorie all’avionica, in particolare all’apparato radar di comunicazione e DF (Direction Finding), e per l’implementazione delle capacità di Thrust Vectoring.

Sebbene non sia stato svelato l’armamento a disposizione del nuovo caccia, la Irkut ha affermato che il Su-30SM ha la capacità di utilizzare missili anti-nave P-800 Oniks (denominazione Nato SS-N-26) con gittata fino a 300 km, velocità Mach 2.5 e testata di 300 kg.

Il Su-30SM, dotato di capacità quali l’ingaggio di obiettivi multipli e la super-manovrabilità, caratteristica classica della linea Sukhoi, andrà a migliorare le prestazioni di combattimento dell’Aviazione russa.

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