In Libia, l’Italia prova a tornare in partita
Medio Oriente e Nord Africa

In Libia, l’Italia prova a tornare in partita

Di Giuseppe Palazzo
21.03.2021

Il 21 marzo, il Ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio si è recato a sorpresa a Tripoli per una serie d’incontri con le autorità del Governo di Unità Nazionale (GNU). Nella visita lampo, Di Maio ha incontrato il Primo Ministro, Abdulhamid Dbaiba, il massimo rappresentante del Consiglio presidenziale, Mohamed Menfi, e il Ministro degli Esteri libico, Najlaa al-Manqoush. Si è trattato di un vertice che avviene dopo una serie di contatti ufficiali avvenuti nei giorni precedenti con gli stessi leader libici del GNU e che hanno visto protagonista anche l’Ambasciatore italiano a Tripoli, Giuseppe Buccino, l’inviato speciale per la Libia, Pasquale Ferrara, e lo stesso Presidente del Consiglio, Mario Draghi, quest’ultimo tramite una chiamata avvenuta con Dbaiba.

La visita del Ministro Di Maio è quindi fondamentale perché è il primo incontro organizzato tra il nuovo governo e le autorità di un Paese occidentale. Roma vorrebbe sfruttare a proprio vantaggio le novità istituzionali intercorse nel teatro libico dopo l’elezione del governo il 5 febbraio e il voto di fiducia dell’8 marzo. Un’opportunità nuova per la nostra diplomazia dopo alcuni passaggi a vuoto nel recente passato, che hanno visto l’Italia perdere peso e influenza nella partita libica a vantaggio di altri competitor regionali e internazionali. Altresì la coincidenza tra dinamiche differenti a più livelli ha permesso un ritorno in campo della diplomazia come strumento di mediazione e risoluzione della crisi, garantendo al contempo una postura più adeguata al ruolo italiano nel dossier libico.

Ulteriore fattore cruciale per l’analisi dell’incontro italo-libico è la tempistica. Infatti, il 22-23 marzo il Ministro Di Maio incontrerà il Segretario di Stato statunitense Antony Blinken a Bruxelles, nel corso della ministeriale Esteri della NATO a Bruxelles. Circostanza che potrebbe aiutare l’Italia a vedersi riconosciuta una gestione diretta e importante nelle dinamiche libiche, segnando un cambio di rotta notevole rispetto alla precedente Amministrazione Trump.

Il dialogo con gli Stati Uniti e i Paesi europei su questo dossier va contestualizzato, infine, nel tentativo di Roma di mettere in luce il cruciale ruolo della Libia come testa di ponte e porta di accesso tra Europa e Sahel, vasta area desertica ma attraversata da minacce di sicurezza molteplici (terrorismo, smuggling e trafficking) dove andrà ad operare la task force Takuba, la quale esprimerà un contingente italiano che opererà in coordinamento con l’operazione francese Barkhane.

Tuttavia, un cruciale ostacolo all’impegno italiano potrebbe giungere dal ruolo degli attori internazionali coinvolti, tra cui la Turchia, la quale mantiene un’influenza importante in Tripolitania e sul GNU. Per bilanciare la preponderanza di Ankara, Roma necessita dell’allineamento strategico con Washington per aumentare il proprio peso. Allo stesso tempo, l’iniziale lentezza diplomatica sia dell’Unione Europea sia dei singoli Stati membri rispetto al nuovo esecutivo, potrebbe essere un vantaggio per Roma al fine di ritagliarsi un ruolo particolarmente proattivo in questa fase della ricerca di stabilità in Libia.

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