Il risveglio di Al Qaeda in Iraq
Medio Oriente e Nord Africa

Il risveglio di Al Qaeda in Iraq

Di Staff Ce.S.I.
30.05.2013

A poco più di un anno dal ritiro americano, l’Iraq continua ad essere interessato da gravi fattori di instabilità. Il Paese è colpito da un’ondata di violenze, riconducibili ad Al Qaeda in Iraq (AQI), che nei primi 3 mesi del 2013 hanno causato la morte di circa 600 persone, portando le statistiche degli attentati terroristici ai livelli di metà anni duemila, il momento di maggior veemenza dell’insorgenza sunnita.

Da Kirkuk a Bassora, gli attacchi hanno colpito la comunità sciita, i funzionari governativi (specialmente sunniti) e le forze dell’ordine. Si tratta soprattutto di attentati complessi, in particolare nella capitale Baghdad, che prevedono, dopo l’esplosione iniziale, un’azione a fuoco contro le forze di sicurezza che intervengono sul luogo. Un altro obiettivo di AQI sono gli esponenti dei Consigli del Risveglio, le famose formazioni sunnite di ex insorti che, tra il 2005 e il 2007, hanno stretto un patto in funzione anti-qaedista con il governo centrale e con gli USA, soprattutto nella provincia di Anbar. Proprio questa regione occidentale del Paese, a maggioranza sunnita, continua ad essere l’area di maggior attività di AQI. Gli attentati contro i leader dei Consigli sono, ancora oggi, il risultato di un regolamento dei conti all’interno della comunità sunnita tra i leader tribali che continuano ad essere legati all’universo qaedista e quelli che l’hanno abbandonato. In questo momento, le rinnovate capacità del gruppo qaedista dipendono, soprattutto, dall’instabilità derivante dalla crisi siriana, la quale ha facilitato l’afflusso, in territorio iracheno, di armi, esplosivo e giovani pronti al martirio. Infatti, AQI e il Fronte al-Nusra, gruppo siriano di ispirazione jihadista e di opposizione ad Assad, sono strettamente legati. Il nucleo fondante di al-Nusra è stato formato dal network messo in piedi in Siria da Abu Musab al- Zarqawi, fondatore di AQI, al tempo del suo arrivo in Iraq. Tale gruppo era composto da quei miliziani siriani che erano entrati in contatto con Zarqawi tra la fine degli anni ‘90 e l’inizio del 2000 nel campo di addestramento da lui controllato in Afghanistan, nella provincia di Herat, vicino al confine con l’Iran, posizione strategica perché lungo la direttrice d’ingresso in Afghanistan, e nei primi anni duemila presso il campo che Zarqawi aveva stabilito nella regione dell’Iraq settentrionale controllata dal gruppo jihadista curdo di Ansar al-Islam. La rete organizzata nella regione orientale della Siria, al confine con l’Iraq, serviva per dare sostegno e supporto a quella massa di miliziani che, durante gli anni di IRAQI FREEDOM, andava a combattere in Iraq. Tale gruppo è stato inizialmente tollerato dalle autorità di Damasco, che lo utilizzavano per alimentare l’instabilità nel vicino Iraq. Questo atteggiamento, però, ha subito un radicale mutamento nel 2007, in concomitanza con una riapertura del dialogo tra Damasco e le potenze occidentali, quando il regime ha iniziato a combattere i miliziani del gruppo che, tuttavia, non è mai stato definitivamente smantellato. In questo modo, un significativo numero di jihadisti siriani si è rifugiato nella Provincia di Anbar, il cui controllo ad opera di Baghdad è sempre stato difficoltoso, da dove, a partire del 2011, è rientrato in Siria per combattere il regime. Grazie all’esperienza acquisita negli anni in Iraq e con l’aiuto di esponenti di AQI, il Fronte al-Nusra ha potuto fornire un’adeguata formazione alle nuove reclute all’inizio della guerra civile siriana. Inoltre, grazie al radicamento di questo network nella regione orientale della Siria, soprattutto nel distretto di Palmyra e nei Governatorati di Homs, di Abu Kamal, di Deir ez-Zor, di Al-Malikiyah e di Al-Hasakah, i rapporti tra al-Nusra e AQI sono diventati sempre più intensi con il passare dei mesi, fino all’operazione che all’inizio di marzo ha causato l’uccisione di 48 soldati siriani e 9 di Baghdad in territorio iracheno. I militari siriani erano entrati in Iraq attraverso il valico di Yaarabiya, nel nord del Paese, dopo violenti scontri con i ribelli per il controllo del passaggio. In territorio iracheno, i soldati avevano ricevuto le prime cure per le ferite riportate nei combattimenti. Per rientrare in Siria, tuttavia, avevano a disposizione il solo valico di al-Walid, più a sud, dal momento che le forze ribelli avevano preso il controllo, nei mesi precedenti, sia del succitato passaggio di Yaarabiya, sia di quello di al-Qalim. Durante il tragitto verso al-Walid, il convoglio che trasportava i militari lealisti siriani, scortati da uomini e mezzi dell’Esercito Iracheno, è stato attaccato da uomini di AQI, che, rivendicando l’operazione, hanno dimostrato sia la propria vicinanza ad al-Nusra, sia la stretta interoperabilità con i ribelli siriani. A dare piena ufficialità a questo legame sono state le parole di Abu Bakr al-Baghdadi, leader di AQI, che in un audio messaggio apparso su un forum jihadista ad inizio aprile ha dichiarato che il Fronte al-Nusra altro non è che un ramo operativo di Al Qaeda in Iraq. Baghdadi ha anche annunciato che il gruppo prenderà il nome di “Stato Islamico in Iraq e nel Levante”. Un ulteriore ragione del rafforzamento di AQI sono state le ancora scarse capacità di controterrorismo delle Forze di Sicurezza irachene.

Infatti, dopo il ritiro americano, Baghdad si è trovata ad affrontare la minaccia terroristica priva dell’appoggio sia di intelligence, sia operativo fornito dal contingente americano. Non a caso pare che all’Amministrazione Obama sia giunta la richiesta, da parte dello stesso Governo iracheno, di schierare sul proprio territorio alcuni PREDATOR armati per colpire obiettivi qaedisti. Al momento in cui scriviamo, però, non vi è ancora la conferma che una richiesta formale sia stata effettuata. Comunque, Washington appare sempre più propensa a rilanciare la sua assistenza a Baghdad nel contrasto alla minaccia terrorista. Tuttavia sarebbe ora la CIA, e non più il Comando Forze Speciali (SOCOM, che si è tradizionalmente occupato delle operazioni di controterrorismo nel teatro iracheno), a fornire supporto al Servizio di Controterrorismo (SCT) di Baghdad. Quest’ultimo è una forza indipendente rispetto sia al Ministero della Difesa sia a quello degli Interni che risponde direttamente al PrimoMinistro. È composta da un Comando Controterrorismo (CCT) e da 2 Brigate di Forze Speciali. La Prima Brigata è composta, a sua volta, da 5 battaglioni, mentre la Seconda Brigata da 4. Tutti gli operativi sono stati formati dalle Forze Speciali americane. Tornando alla CIA, la Casa Bianca avrebbe deciso a novembre 2012 di ampliare il ruolo dell’“Agenzia” nel Paese per fornire supporto informativo alle forze irachene. La collaborazione verrebbe sfruttata anche per monitorare il Fronte al-Nusra, soprattutto in ottica post-Assad. In questo modo, verrebbe ulteriormente circoscritto il ruolo dei circa 220 soldati americani che, con compiti di addestramento dei colleghi iracheni e di coordinamento dei rapporti di procurement militare con Washington, operano attualmente presso l’ambasciata a Baghdad nel quadro dell’Office of Security Cooperation-
Iraq. Al momento, resta difficile stimare il numero di operativi utilizzati dalla CIA in Iraq. Si deve ritenere, tuttavia, che nel Paese sia presente circa il 50% degli oltre 700 agenti che, negli anni delle operazioni americane, facevano dell’Ufficio a Baghdad la più grande stazione CIA al mondo.

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