Il punto sulle Operazioni Militari Israeliane
Le Israeli Defense Forces (IDF) hanno intensificato la propria offensiva contro Hamas nella Striscia di Gaza , avviando una nuova fase nel continuum della linea d’azione operativa di Tel Aviv con una penetrazione terrestre lungo più direttrici. Il completamento della preparazione del dispositivo militare terrestre ha richiesto preliminarmente 17 giorni, necessari a strutturare le linee di Comando e Controllo (C2), equipaggiare il personale, anche grazie alla significativa assistenza militare statunitense, ed approntare le unità, in prevalenza composte da riservisti. In parallelo, Israele ha condotto un’apocalittica campagna di bombardamento aereo , in prevalenza con munizionamento di precisione, contro obiettivi operativi e tattici a Gaza, radendo al suolo numerosi edifici. L’azione dell’Israeli Air Force (IAF) ha infatti implicato lo sgancio di circa 6.000 ordigni aerei solamente nei primi sei giorni, in termini comparativi oltre il doppio della media mensile di quelli impiegati su Iraq e Siria dalla Coalizione di Inherent Resolve impegnata contro lo Stato Islamico (ISIS). Le IDF hanno inoltre rafforzato la propria postura difensiva ai confini con Libano e Siria, neutralizzando le limitate incursioni di nuclei di Hezbollah e bersagliandone sistematicamente le postazioni di fuoco, al fine di dissuadere il braccio armato del “Partito di Dio” dall’intervenire nel conflitto. Tel Aviv ha dunque integrato i propri attacchi aerei contro la Striscia con fuoco indiretto di artiglieria terrestre e navale, nonché con una serie di azioni dirette (DA – Direct Actions) e di ricognizione speciale (SR – Special Reconnaissance) da parte delle proprie Forze per Operazioni Speciali con lo scopo di neutralizzare figure apicali delle gerarchie di comando di Hamas e di raccogliere informazioni sia sull’eventuale presenza di ostaggi, sia sull’apparato difensivo predisposto dal gruppo armato. L’insieme di queste operazioni preliminari è stata orientata a degradare le capacità di combattimento di Hamas , disarticolandone la struttura gerarchica e depauperandone le risorse militari.
Dopo una serie di limitate incursioni di ridotte unità combined arms di fanteria, genio e cavalleria, plausibilmente volte a causare dilemmi ad Hamas sui reali punti del confine da dove Israele avrebbe attaccato ed a promuovere un disvelamento delle posizioni difensive dei miliziani, le IDF sono penetrare nella Striscia lungo tre direttrici. In una prima, unità corazzate israeliane hanno conquistato aree lungo la costa a nord-ovest di Gaza, costituendo postazioni di fuoco da cui ingaggiare i combattenti di Hamas asserragliati negli abitati a sud-est. Nella seconda, le IDF hanno attaccato il settore di Beit Hanoun, a nord-est della Striscia, limitandosi tuttavia ad operare fuori dall’area urbana. Lungo l’ultima direttrice, elementi della Brigata Givati sono penetrati vicino a Burej procedendo da est verso il Mediterraneo al fine di raggiungere l’arteria viaria di Salah al-Din, poco sopra il canale di HaBesor, con l’obiettivo di interrompere il principale collegamento stradale tra le parti settentrionale e meridionale della Striscia.
Plausibilmente, le IDF mirano a convergere progressivamente verso il centro di Gaza dalle tre direttrici, procedendo in modo metodico ad isolare e neutralizzare le sacche di resistenza avversarie in una complessa operazione militare in ambiente urbana (MOUT – Military Operation in Urban Terrain), fondata sull’accurato coordinamento a livello minori unità tra la fanteria e le componenti corazzate, in primis carri armati e bulldozers. Le operazioni al suolo sono inoltre continuamente supportate sia dal prosieguo della campagna aerea di bombardamenti sia da un supporto di fuoco di aderenza proveniente da velivoli ad ala fissa (CAS – Close Air Support) e rotante (CCA – Close Combat Attack), nonché da artiglieria terrestre e navale. Rispetto alle precedenti operazioni militari israeliane a Gaza, in particolare Cast Lead nel 2008 e Protective Edge nel 2014, le IDF appaiono avere un approccio più cauto nella condotta della penetrazione degli abitati, sfruttando le lessons learned acquisite per moderare gli svantaggi asimmetrici determinati da un’architettura urbana anarchica, ulteriormente peggiorata dagli effetti dei pesanti bombardamenti e dalla dimensione sotterranea. La Striscia si stima infatti presenti circa 480 Km di tunnel, con profondità talvolta oltre i 45 metri, con entrate occultate sia nelle aree rurali che all’interno di edifici. L’impiego di munizionamento aereo guidato anti-bunker (bunker buster), come le GBU-28, ha già ragionevolmente distrutto parte delle infrastrutture sotterranee di Hamas, ma Tel Aviv dovrà probabilmente dispiegare alcune delle sue unità specializzate per verificare l’eventuale presenza di ostaggi e neutralizzare obiettivi di alto valore del gruppo armato. Israele dispone di un approfondito expertise nella pianificazione e condotta di azioni underground, dove comunicazioni satellitari, dispositivi GPS ed anche apparati di visione notturna perdono di efficacia, con aliquote del genio militare, come l’Unità Yahlom, precisamente addestrate per questo tipo di missioni.
Le operazioni offensive terrestri, costantemente supportate da sensori ed effettori multi-dominio, registreranno plausibilmente il progressivo schieramento di ulteriori forze, procedendo sistematicamente a liberare porzioni crescenti di Gaza dalla presenza di Hamas, nei limiti di tempo consentiti e determinati dall’evolversi delle dinamiche politiche interne ed internazionali.