Il fenomeno QAnon e le sfide per l’Amministrazione Biden
Americhe

Il fenomeno QAnon e le sfide per l’Amministrazione Biden

Di Claudia Annovi
06.01.2021

La sequenza di eventi che si sono succeduti nel 2020 ha cambiato radicalmente lo scenario americano, trasformandolo in un laboratorio sociopolitico utile a comprendere non solo come la politica reagisca a minacce diverse da quelle tradizionali, ma anche come la dimensione online sia diventata una variabile importante nella politica interna. La crisi che gli Stati Uniti hanno attraversato è senza precedenti: la pandemia ha provocato una profonda recessione economica, i nuovi episodi di discriminazione hanno infiammato proteste in tutto il Paese e lo scontro tra i due candidati alla presidenza ha polarizzato il dibattito politico. La costante copertura mediatica delle tensioni attuali ha esacerbato il disagio psicologico e sociale, frutto della reclusione domestica e della mancanza di spazi sociali concreti, spingendo fasce sempre più ampie della popolazione a cercare sui social network codici e formule per decifrare una verità complessa.

È in questo contesto di infodemia che un fenomeno come QAnon ha potuto svilupparsi, come dimostra l’incremento esponenziale dei contenuti ad esso associati, pari circa al 651%, registrato nel corso del 2020. Di fronte a una realtà in evoluzione e difficile da comprendere, QAnon restituisce un senso di comunità, riunita intorno a un obiettivo per trovare uno o più colpevoli delle tragedie che affliggono l’umanità: “Where We Go One We Go All” (WWG1WGA), affermano i seguaci, invocando una rivoluzione che stabilisca il “nuovo ordine mondiale”. Fenomeni come QAnon mettono quindi in luce come la rete sia diventata uno spazio di aggregazione capace di sostituirsi alla dimensione collettiva concreta, fornendo, come in questo momento storico, una strategia di sopravvivenza. Tuttavia, l’attuale escalation di tensioni politiche culminate nell’attacco al Campidoglio del 6 gennaio 2021, cui hanno partecipato molti sostenitori di QAnon, spinge a riflettere sulla minaccia che la diffusione online di queste teorie potrebbe rappresentare per la società e la politica americana, soprattutto in una fase estremamente delicata di transizione di potere.

Benché abbia conosciuto un crescendo di attenzione, QAnon affonda le radici in una teoria cospiratoria nata nel 2016 e ricordata come Pizzagate. Dopo la pubblicazione nell’ottobre 2016 della corrispondenza e-mail tra Clinton e Podesta, diversi utenti di 4chan e 8chan, due piattaforme note come spazi d’incubazione di fenomeni estremisti come l’Alt-Right e il suprematismo bianco, diffusero congetture secondo cui la candidata democratica sarebbe stata a capo di una rete di pedofili satanisti. Secondo queste letture, fondate su un’interpretazione distorta dello scambio tra la candidata e il collega, il quartier generale per il rapimento e l’abuso di minori sarebbe stata una pizzeria di Washington, nel cui seminterrato si sarebbero svolti rituali satanici e perpetrati gli abusi su minori. La teoria del Pizzagate, in origine limitata agli angoli remoti del web, continuò a diffondersi, sino a tradursi in azione. Il 4 dicembre 2016 Edgar Maddison Welch entrò nel ristorante della capitale con un fucile semiautomatico per liberare i minori che sosteneva essere rinchiusi nel seminterrato, trovandosi invece di fronte a un semplice magazzino. Dopo la sentenza a quattro anni dell’attentatore e la smentita della teoria da parte delle autorità, diversi celebri sostenitori del Pizzagate ritirarono le proprie supposizioni e il fenomeno, almeno momentaneamente, sembrò essersi dissolto.

La genesi di QAnon, così come lo conosciamo oggi, si colloca a distanza di un anno dal Pizzagate e assume i connotati di un movimento apocalittico che integra diverse teorie cospiratorie. Nell’ottobre 2017 sul forum Politically Incorrect di 4chan comparvero una serie di post creati da Q, un utente anonimo che sosteneva di essere un alto funzionario governativo con accesso a documenti segreti della Difesa. Q, la cui identità è ancora sconosciuta, sosteneva di essere in possesso di prove che avrebbero confermato l’esistenza di una cabala (intesa come un governo mondiale occulto di pedofili satanisti) gestita da Hillary Clinton, aggiungendo una serie di particolari che arricchivano la congettura e fornivano ulteriori chiavi di interpretazione. I Qdrops (le gocce di Q) o Qcrumbs (le briciole di Q), come vengono definiti gli “indizi” lasciati dall’utente, reinterpretano le notizie dei media ufficiali alla luce di un fil rouge narrativo preciso: Donald Trump, figura centrale dai tratti messianici, sta conducendo segretamente una guerra contro uno stato profondo composto da politici, ufficiali e celebrità che gestiscono segretamente le sorti del mondo. La narrazione di Q arriva persino a formulare profezie sul futuro, nessuna delle quali si è avverata, come il presunto arresto di Hillary Clinton il 30 ottobre 2017.

Nonostante Q mantenga un ruolo centrale nel fenomeno, QAnon risulta più una fantasia partecipativa non strutturata e acefala che un movimento reale. Il messaggio di fondo è un invito a condurre una ricerca autonoma (“Do your own research”) svincolata dall’informazione ufficiale per decodificare gli indizi criptici diffusi da Q. Di conseguenza, nel corso del tempo la community ha contribuito ad arricchire il messaggio con elementi narrativi che appartengono ad altre teorie cospiratorie, talvolta vicine all’antisemitismo o all’estrema destra, sino a giungere a una narrazione stratificata. Tra le congetture aggiunte nel corso del tempo, le più virali si rivelano essere lo scandalo dell’adrenocromo (una sostanza di cui la cabala mondiale si nutrirebbe ottenendola dal sangue dei bambini rapiti) e la finzione della pandemia da Covid-19 e dell’emergenza climatica, ritenute “bufale” inventate dallo stato profondo per controllare le masse. Collegando ogni minimo particolare di attualità secondo uno schema simile a un gioco investigativo, i seguaci di QAnon hanno costruito quindi una narrazione manichea della realtà, fondata sulla contrapposizione del Bene e del Male supremo.

QAnon sarebbe probabilmente rimasto un fenomeno virtuale limitato a piattaforme minori se Tracy Diaz, una celebre vlogger di YouTube, non avesse dichiarato il proprio sostegno al movimento nel 2018. Sfruttando la notorietà del proprio canale, Diaz ha fatto emergere il movimento dall’oscurità, portandolo sui maggiori social network e all’attenzione dei media nazionali e internazionali. L’accresciuta esposizione mediatica del movimento non ne ha tuttavia mitigato i toni: la sistematica diffusione di dati personali e di fake news, spesso intrise di odio e incitamento alla violenza, hanno costretto diverse piattaforme a bloccarne i contenuti. Già nel 2018 Reddit ha bloccato i canali di comunicazione legati a QAnon e nel 2019 anche 8chan è stato chiuso, in seguito a una serie di indagini che l’hanno indicato come piattaforma di diffusione di materiale terroristico. Tuttavia, le censure tardive da parte di colossi del web – Twitter, Facebook e YouTube nella seconda parte del 2020 – hanno permesso al movimento di approfittare della tempesta perfetta del 2020 per dilagare sul web, arrivando, nel giro di pochi mesi, a triplicare i propri seguaci.

Malgrado la risonanza mediatica raggiunta nel 2020, una serie di indagini condotte negli Stati Uniti ha rilevato che la maggioranza dei cittadini americani ignora cosa sia QAnon, una piccola percentuale conosce il fenomeno e, di essa, solo il 7% ne abbraccia le idee. Ciononostante, a preoccupare le autorità è il numero crescente di coloro che avvallano congetture cospiratorie nel tentativo di trovare risposte a problemi reali, formando così un pubblico più recettivo a questi tipi di narrazione. Uno studio sull’impatto di QAnon ha rilevato che il 41% degli americani crede almeno in una congettura cospiratoria e circa un americano su cinque crede in parte ad almeno una delle teorie originate nell’universo QAnon. Le percentuali crescono in determinate fasce d’età e all’interno di precisi orientamenti politici: tra le fila repubblicane circa una persona su quattro afferma di abbracciare in parte almeno una teoria di QAnon (ne è una prova la recente elezione al Congresso in Georgia e Colorado di Green e Boebert, due esponenti vicine a QAnon) mentre si contano più seguaci di Q tra gli under 45 che tra gli over. La diffusione di QAnon espone, dunque, la società americana a rischi molteplici. Da una parte, la circolazione tra i più giovani (forti utilizzatori delle piattaforme virtuali e, soprattutto, più colpiti dalla crisi socioeconomica) moltiplica la possibilità di diffusione del messaggio di QAnon online e getta le basi per la radicalizzazione dei seguaci. Dall’altra, la concentrazione maggiore di sostenitori di Q tra le fila repubblicane potrebbe compromettere il clima politico americano. Il pericolo è infatti non solo che il fronte repubblicano si divida tra chi rigetta e chi condivide le teorie di QAnon, ma anche che la contrapposizione tra democratici e repubblicani sulla questione polarizzi ulteriormente il dibattito politico e sfoci in ulteriori attacchi alle istituzioni democratiche.

Le implicazioni politiche della diffusione di QAnon si affiancano anche a quelle securitarie. Certamente QAnon non può essere ancora definito un movimento, ma la crescita di episodi di violenza che coinvolgono i suoi seguaci mostra come il fenomeno contribuisca alla radicalizzazione violenta di matrice ideologica, al punto che l’FBI ha definito il fenomeno una potenziale minaccia terroristica interna. L’incidente alla pizzeria del 2016 è stato seguito infatti da una serie di attentati in cui si rintraccia l’influenza di QAnon: nel dicembre 2018 un uomo è stato arrestato per possesso di materiale esplosivo nel tentativo di attaccare i sedicenti satanisti del Campidoglio di Springfield, seguito, pochi mesi dopo, dall’omicidio di Frank Cali, boss della mafia di Staten Island, da parte di un giovane convinto che il criminale facesse parte della cabala. La presenza di Jake Angeli, noto sul web come “sciamano di QAnon”, a guida dell’irruzione a Capitol Hill il 6 gennaio 2021 si inserisce, quindi, in un processo di radicalizzazione cominciato ormai da tempo all’interno dell’universo QAnon.

L’episodio che, tuttavia, dimostra la portata eversiva del movimento è quello che ha visto Jessica Prim, arrestata il 29 aprile 2020 al porto di New York per possesso d’armi, dichiarare nei video diffusi nei due giorni prima del fermo di voler uccidere Joe Biden per il suo coinvolgimento nel commercio e abuso di minori e liberare i bambini tenuti in ostaggio nella USNS Comfort, una nave governativa ferma al porto di New York per curare i malati di Covid-19. Ciò che colpisce di più nel caso Prim è la rapidità del processo di radicalizzazione, che l’ha coinvolta nell’arco di soli venti giorni dal primo contatto con il fenomeno QAnon. Il rischio che emerge da questo episodio è che la narrazione di QAnon raggiunga fasce sempre più ampie della società, portandole rapidamente all’estremismo violento anche senza ricorrere alla propaganda offline.

Dal punto di vista politico, un aspetto fortemente critico della fase attuale di diffusione della propaganda QAnon è stata la mancata censura da parte del Presidente stesso, intorno al quale si sviluppano e strutturano le profezie di QAnon. Benché infatti Trump non abbia ufficialmente e formalmente appoggiato il movimento, la reticenza dimostrata in più occasioni – nell’agosto 2020 ha affermato di non conoscere il movimento, ma di condividerne il patriottismo – e i tratti populisti dei suoi discorsi hanno sicuramente dato ossigeno ai seguaci di Q. Invece che combattere la disinformazione, l’amministrazione uscente, soprattutto durante la campagna elettorale, ne ha cavalcato l’onda: le proteste del 6 gennaio rappresentano il capitolo finale di una narrazione distorta della politica americana che continua tuttora a erodere le istituzioni democratiche e alimentare la violenza.

Il futuro di QAnon dopo la sconfitta di Trump, che secondo i seguaci avrebbe dovuto stabilire un nuovo ordine mondiale con la sua vittoria, è al momento incerto. I recenti sviluppi lasciano temere che la carica sempre più eversiva del movimento non si esaurirà dopo la formalizzazione del passaggio di potere a Biden, nutrendosi, al contrario, di un clima politico avverso che legittimi la violenza. Nel frattempo, tuttavia, sia dal mondo politico che virtuale provengono censure e sanzioni: la Camera dei Rappresentanti è giunta ad approvare in dicembre una risoluzione di condanna di QAnon con l’opposizione di alcuni esponenti repubblicani, mentre i maggiori social media hanno censurato e bloccato i contenuti diffusi da Trump durante l’assalto al Campidoglio, definendoli come fake news e incitamento alla violenza. In questo quadro, le sfide poste da QAnon all’Amministrazione Biden sono molteplici. Uno scenario probabile è che i seguaci di Q elaborino nuove narrazioni per continuare a diffamare il nuovo Presidente, in un contesto sociale in cui il prolungarsi dell’emergenza Covid-19 rischia di esacerbare quelle dinamiche sociali, psicologiche ed economiche alla radice di fenomeni di estremismo. Così come non si può escludere, anche alla luce degli avvenimenti del 6 gennaio a Capito Hill, una deriva di progressiva discesa nella violenza di manifestazioni contro quelli che, a detta del movimento su “inspirazione” delle dichiarazioni del Presidente uscente Trump, sono stati dei brogli elettorali.

La nuova amministrazione saprà essere efficace nell’azione di contrasto al fenomeno QAnon se si dimostrerà capace di prendere coscienza della minaccia che la disinformazione rappresenta oggi, definendo un piano concreto a livello securitario, sociale ed educativo che formi utenti del web più consapevoli.