Geopolitical weekly n.212

Geopolitical weekly n.212

Di Carolina Mazzone e Olena Melkonian
31.03.2016

Sommario: Libia, Pakistan, Siria

Libia

Il 30 marzo scorso, il Premier del Governo di Unità Nazionale (GUN) Fayez Serraj, accompagnato da 8 Ministri, è sbarcato a Tripoli, nella base navale di Abu Sittah per insediarsi nella capitale. Sebbene il Governo Serraj goda dell’appoggio delle Nazioni Unite, inizialmente il suo arrivo non è stato accettato positivamente né da Khalifa Ghweil (premier del non riconosciuto governo di Tripoli) né, più in generale, da una parte delle milizie tripoline. Non a caso, infatti, negli ultimi giorni lo spazio aereo della capitale è stato ripetutamente chiuso per evitare che i rappresentati del nuovo governo giungessero a Tripoli per via aerea.

Tuttavia, nelle ultime ore sembrerebbe che la delegazione di Serraj sia stata in grado di aprire importanti canali negoziali con alcune delle principali milizie e personalità di Tripoli e Misurata. In particolare, sembra che il Primo Minsitro possa contare sul supporto di Abdelhakim Belahj (ex combattente jihadista, capo del partito di al-Watan), tra i più influenti capi miliziani attivi nella capitale.

A distanza di poche ore dalla sbarco di Serraj, inoltre, Ghweil e Nouri Abusahmin, (Presidente del Parlamento di Tripoli) hanno precipitosamente lasciato la capitale, gettando un velo di profonda incertezza sugli sviluppi politici dei prossimi giorni, decisivi per la definizione dei nuovi equilibri non solo della capitale ma, più in generale, dell’intero Paese. In questo senso potrebbe risultare decisiva l’abilità negoziale di Serraj nello stringere alleanze con i leader-ombra e le eminenze grigie che dominano la struttura di potere tripolina.

In ogni caso, ad influire sull’improvvisa partenza di Ghweil e Nouri Abusahmin sono state anche le sanzioni economiche e finanziarie imposte dalle Organizzazioni Internazionali, le quali hanno privato i due leader del Congresso Generale Nazionale (CGN) delle risorse necessarie a sovvenzionare il proprio apparato di potere, milizie incluse. Quindi, la capacità di ricevere fondi dalla Comunità Internazionale e di alimentare, così, la struttura statale potrebbe risultare fondamentale per le fortune di Serraj. In questo, il premier del GUN è sicuramente agevolato dal riconoscimento internazionale e dai suoi possibili canali privilegiati di credito.

Gli avvenimenti degli ultimi giorni mettono alla luce non solo l’estrema frammentazione del panorama politico libico ma anche la volatilità delle alleanze che compongono tale mosaico. Il limite di fondo del governo appoggiato dalla Comunità Internazionale è quello di non rappresentare adeguatamente questa forte suddivisione della popolazione libica e, dunque, il sostegno a Serraj potrebbe essere percepito dalle realtà locali come un’imposizione esterna.

Pakistan

Domenica 27 marzo, un attentatore suicida ha fatto deflagrare il proprio giubbotto esplosivo al Parco Giochi “Iqbal” di Lahore (capitale della regione del Punjab) causando la morte di 72 persone, tra cui 30 bambini, e circa 300 feriti. L’attentato è stato rivendicato da Jamaat-ul-Ahrar (Assemblea dei Liberi), gruppo affiliato al Movimento dei Talebani Pakistani (Thrik-i-Taliban Pakistan - TTP),  e avente come obbiettivo la comunità cristiana di Lahore. All’attentato sono seguiti diversi fermi e ispezioni da parte della polizia pakistana che ha arrestato circa 350 persone accusate di legami con organizzazioni estremiste islamiche. Fino ad ora, la regione del Punjab era stata interessata marginalmente dalle azioni dei talebani pakistani.

Il gruppo di Jamaat-ul-Ahrar, guidato dall’ ex comandante talebano Omar Khalid Khorasani, nel 2014 si è scisso dal TTP a causa delle fratture interne al movimento seguite alla nomina del nuovo leader Mullah Fazlullah. Nonostante ciò, le diverse fazioni che costituiscono il Movimento dei Talebani Pakistani continuano ad operare seguendo la stessa linea di azione. Il TTP è nato nel Sud Waziristan, nella parte meridionale delle Aree Tribali (Federally Administrative Tribal Area - FATA), regione al confine tra Pakistan e Afghanistan, in cui il legame e il rispetto della struttura di potere tribale pashtun prevale sul riconoscimento dell’autorità di Islmabad. Con il proposito di imporre la sharia in tutto il Paese, i gruppi parte del TTP rappresentano la principale minaccia per la sicurezza interna al Paese:  fin dal 2007 (anno di formazione del movimento), infatti, i talebani pakistani sono stati responsabili di numerosi attacchi non solo contro le Forze di sicurezza ma soprattutto contro la popolazione civile.

Nonostante l’ingente sforzo delle Forze Armate pakistane, impegnato in operazioni militari nelle FATA dal giugno 2014, sia riuscito a ridimensionare la presenza, l’attività e l’efficacia del TTP, l’attentato a Lahore sembra essere un segnale di come i militanti talebani, messi alle strette nelle proprie enclave tradizionali, stiano cercando nuovi fronti per portare avanti la propria lotta contro le autorità pakistane. In questo contesto, il proliferare di una serie di realtà sensibili all’interpretazione più radicale dell’Islam verificatosi in Punjab negli ultimi anni, aveva già spinto le Forze di sicurezza pakistane a prestare particolare attenzione alle possibili evoluzioni all’interno di questa regione. Non è da escludere, dunque, che il Punjab possa rivelarsi un terreno fertile per un rinvigorimento della minaccia talebana e, di conseguenza, un nuovo possibile tallone d’Achille per la sicurezza interna pakistana.

Siria

Lo scorso 27 marzo, l’Esercito siriano ha ripreso il controllo della città di Palmira, caduta sotto il controllo dello Stato Islamico (IS) nel maggio del 2015. Le operazioni terrestri siriane sono state coadiuvate dal supporto aereo fornito dall’aereonautica militare russa che ha permesso al fronte lealista di avanzare con maggiore facilità fino a riprendere il pieno controllo della cittadina.

La presa di Palmira da parte delle milizie di al-Baghdadi ha generato forti preoccupazioni soprattutto in relazione alla tutela del sito archeologico della città, dichiarato patrimonio dell’umanità dell’UNESCO nel 1980. Daesh, infatti, ha più volte diffuso immagini ritraenti i jihadisti nell’atto di distruggere e profanare i reperti archeologici del sito che ha rappresentato per quasi un anno una delle principali fonti di introito nell’ambito del commercio illegale di beni culturali.

Oltre che sul piano simbolico e finanziario, la riconquista di Palmira rappresenta un’importante vittoria anche dal punto di vista strategico e militare. La città, infatti, rappresenta uno snodo stradale fondamentale, in particolare in relazione alla superstrada M-20, unica arteria stradale che permettere di raggiungere il Governatorato di Der el-Zor nell’est del Paese. La conquista di Palmira, quindi, potrebbe aprire la strada a una nuova operazione da parte dell’Esercito governativo volta a  rompere l’assedio di IS alla base aerea e al centro cittadino di Der el-Zor che ormai da tre anni resistono alle pressioni delle milizie di al-Baghdadi.

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