Egitto-Israele: al-Sisi incontra Bennett a Sharm el-Sheikh
Medio Oriente e Nord Africa

Egitto-Israele: al-Sisi incontra Bennett a Sharm el-Sheikh

Di Giuseppe Dentice
16.09.2021

A dieci anni dall’ultimo incontro ufficiale, il 13 settembre, con una visita a sorpresa il Premier israeliano Naftali Bennett si è recato in Egitto e ha tenuto un lungo colloquio con il Presidente Abdel Fattah al-Sisi. Nel corso del vertice tenutosi a Sharm el-Sheikh, i due leader hanno affrontato tutta una serie di argomenti di carattere bilaterale (relazioni energetiche e di sicurezza) e regionale (dossier iraniano, questione palestinese e Gaza, la fragilità libanese e più in generale le sfide alla stabilità mediorientale).

Temi differenti che hanno mostrato ancora una volta quanto e come la relazione tra Egitto e Israele sia in costante evoluzione da diversi anni (almeno dal 2014) e come essa stia sempre più virando dalla “pace fredda” di epoca mubarakiana ad un rapporto molto più articolato e stratificato che punta a definire nuovi elementi, anche e più propriamente di natura politica, economica e diplomatica. Un passaggio importante, questo, che potrebbe sancire un cambio di paradigma da una condizione puramente securitaria ad un’evoluzione verso una dimensione civile del rapporto, in cui le parti potrebbero collaborare ad un più ampio spettro, sempre nell’orizzonte fissato dai termini di Camp David (1978-1979). In quest’ottica le parti hanno affrontato gli ultimi sviluppi in materia di cooperazione energetica e di lotta al terrorismo; non meno importante è stata l’attenzione mostrata verso il tema palestinese, nel quale al-Sisi ha espresso tutto il suo interesse a mantenere un ruolo attivo di mediatore/referente per USA e Israele, nonché il suo personale impegno politico nel promuovere un processo di ricostruzione della Striscia di Gaza, specie dopo l’ultimo conflitto di maggio 2021. Oltre a ciò, le parti hanno avanzato alcune proposte concrete per sviluppare nuovi ambiti di collaborazione bilaterale. Infatti, l’elemento innovativo risiede nel fatto che i due leader stiano vagliando ambiti nuovi (soprattutto di stampo economico) come mai sviluppati dalla firma del trattato di pace israelo-egiziano. La scelta di inaugurare una linea di voli diretti tra Il Cairo e Tel Aviv (attiva dal prossimo ottobre), o la decisione di ampliare la Qualifying Industrial Zone (QIZ) in Egitto – che creerebbe più settori commerciali e posti di lavoro bilaterali –, così come la riapertura del valico di Taba anche ai turisti israeliani (notoriamente interessati alla costa meridionale del Sinai) sono elementi che mostrano un tentativo di invertire la rotta definita negli scorsi decenni e di accogliere tale sfida anche sull’onda lunga delle trasformazioni imposte dagli Accordi di Abramo.

Come emerso, infatti, nelle intese di normalizzazione degli accordi tra Israele, Emirati Arabi Uniti, Bahrain, Marocco e Sudan, il tentativo di apertura tra mondo arabo e Tel Aviv si basa e si salda su un tentativo deideologizzato di impostare i rapporti su necessità e interessi più pragmatici. Una scelta dal forte impatto psicologico e simbolico che sta portando ad una maggiore interrelazione, se non addirittura ad una interdipendenza, tra Paesi arabi e Israele. Un processo, però, che almeno sul fronte egiziano (e arabo) è influenzato anche dalla scelta statunitense di voler accelerare il proprio disimpegno politico, economico e militare dall’area MENA. Pertanto se il riavvicinamento tra Egitto e Israele è dettato da opportunità tattiche, è ancora molto presto per comprendere se tali sviluppi potranno avere riflessi ampi anche di carattere strategico.

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