Cina: la rimozione del Ministro della Difesa Li Shangfu e il futuro delle relazioni sino-statunitensi
Asia e Pacifico

Cina: la rimozione del Ministro della Difesa Li Shangfu e il futuro delle relazioni sino-statunitensi

Di Alessia Ferraboli
01.11.2023

Il 24 ottobre, durante la sesta sessione del Comitato Permanente della XIV Assemblea Nazionale del Popolo della Repubblica Popolare Cinese , una delle decisioni prese è stata la rimozione del Generale Li Shangfu dalla carica di Ministro della Difesa e da quella di membro della Commissione militare centrale. Li diventa così il secondo funzionario di alto rango ad essere destituito senza spiegazioni ufficiali nel giro di pochi mesi. Il decreto Presidenziale n. 14 firmato da Xi Jinping, che conferma tale decisione, non ha però menzionato chi dovrebbe prendere il suo posto.

Li è il secondo Ministro ad essere rimosso da quando Xi Jinping ha iniziato, nell’ottobre del 2022, il suo terzo mandato come leader del partito. Precedentemente, Qin Gang è stato sostituito come Ministro degli Esteri a luglio dal suo predecessore Wang Yi, dopo essere sparito dalla scena pubblica senza motivazione. In questo contesto, si registrano anche le sostituzioni del Ministro delle Finanze, Liu Kun, e quello delle Scienze e della Tecnologia, Wang Zhigang.

Le motivazioni alla base di queste decisioni sono diverse tra loro in quanto il ricambio dei titolari delle Finanze e delle Scienze era già stato annunciato in precedenza dal Comitato Permanente del Congresso nazionale del popolo. Wang Zhigang, in particolare, è stato sostituito da Yin Hejun, vicepresidente dell’Accademia delle Scienze. Al posto di Liu Kun, invece, opera già da alcune settimane Lan Fo’an, il primo funzionario in quattro decenni ad essere nominato Ministro senza aver prima ricoperto la carica di vice. La scelta di Lan, soprattutto in questo momento complesso per l’economia cinese, appare legata alla sua lunga esperienza nell’ambiente imprenditoriale e finanziario nelle province del Guangdong e dello Shanxi, durante la quale ha avuto anche l’occasione di collaborare con lo stesso Liu nel Dipartimento provinciale delle Finanze del Guangdong. Una delle sfide principali che il Ministro Liu si trova davanti riguarda la necessità di evitare che la crisi immobiliare diventi strutturale e vada così ad aggravare lesposizione debitoria degli enti locali.

Più rilevanti appaiono invece le decisioni prese nei confronti del Ministro degli Esteri e del Ministro della Difesa. La particolarità del primo caso riguarda due aspetti: l’inusuale rapidità dell’ascesa di Qin Gang e le voci emerse su una sua presunta relazione extraconiugale . Per quanto riguarda la prima, dopo esser stato nominato Ministro degli Esteri nel dicembre 2022, Qin è divenuto Consigliere di Stato della Repubblica Popolare solo tre mesi dopo, secondo una procedura che in genere richiede due o tre anni. Dietro tale rapida ascesa sembra esserci la grande fiducia che il leader cinese riponeva nel funzionario. Riguardo la seconda questione, invece, l’ipotesi dell’affaire durante la sua posizione di Ambasciatore a Washington era stata confermata ormai da mesi. La decisione del Comitato Permanente ha previsto la rimozione di Qin soltanto dal ruolo di Ministro ma non da quello di Consigliere di Stato, cosa che è invece avvenuta qualche giorno fa. In questa partita, potrebbe aver giocato un ruolo il Capo della diplomazia cinese e attuale Ministro degli Esteri, Wang Yi, il quale non sembrava riporre grande fiducia nell’operato di Qin già quando era Ambasciatore negli Stati Uniti. In un momento in cui Pechino e Washington cercano di rilanciare i loro rapporti, è proprio Wang Yi a contribuire allo sforzo diplomatico che potrebbe culminare in un incontro al vertice tra Joe Biden e Xi Jinping il prossimo novembre, probabilmente a San Francisco.

Per quanto riguarda la rimozione di Li Shangfu, è interessante notare come essa sia avvenuta proprio pochi giorni prima dell’arrivo a Pechino di una delegazione del Pentagono invitata al Forum sulla sicurezza regionale di Xiangshan, in corso dal 29 al 31 ottobre. L’invito degli Stati Uniti appare significativo e potrebbe suggerire che Pechino, nonostante gli attriti, cerchi in questa fase di rafforzare il coordinamento su alcuni dossier meno sensibili che lasciano spazio a un maggiore dialogo. L’ex Ministro, inoltre, durante il suo mandato da direttore del Dipartimento per lo sviluppo delle attrezzature della Commissione militare centrale era stato sottoposto a sanzioni da parte degli Stati Uniti a seguito dell’acquisto di aerei da combattimento e di sistemi missilistici dalla Russia, nel 2018. La mancata revoca di tali sanzioni era stata utilizzata dalla Cina come giustificazione per il rifiuto di un pieno riavvio del dialogo con gli Stati Uniti in materia di Difesa. Nel 2023, inoltre, non è passata inosservata la posizione del Generale Li sulle azioni statunitensi durante lo Shangri-La Dialogue, il principale vertice sulla sicurezza asiatica che si tiene a Singapore. In quell’occasione, Li Shangfu si era riferito in modo velato agli Stati Uniti accusandoli di interferenza negli affari interni di altri Paesi, di possedere ancora una mentalità da Guerra Fredda e di promuovere una corsa al riarmo in Asia-Pacifico. Li si è poi rifiutato di incontrare formalmente il segretario della Difesa americano, Lloyd Austin, durante lo stesso incontro. Nell’attuale quadro di apparente distensione delle tensioni tra USA e Cina, dunque, Li Shangfu non sembrava rappresentare la figura ideale.

Sulla base di queste considerazioni si segnala come, a pochi mesi dal termine del XX Congresso che avrebbe dovuto rafforzare la leadership di Xi, permangono tensioni latenti all’interno di una realtà complessa e poco trasparente come quella del Partito Comunista Cinese.

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