Turchia. 118 arresti nel partito filo-curdo dopo attentati

Turchia. 118 arresti nel partito filo-curdo dopo attentati

12.11.2016

Nuova ondata di arresti in Turchia all’indomani del duplice attentato che ha causato 41 morti e oltre 150 feriti a Istanbul, e che è stato rivendicato dal gruppo estremista curdo Tak. A finire in manette, stavolta, circa 118 membri del partito filo-curdo Hdp, ma da oltre un mese sono detenuti con l’accusa di avere legami con il Pkk anche 10 deputati e 50 co-sindaci, mentre sono una quarantina i Comuni commissariati dal governo. Turchia, dunque, ancora una volta nella morsa della repressione?

Roberta Barbi lo ha chiesto al prof. Marco Di Liddo, analista del Ce.S.I.:

R. – Sfortunatamente, le impressioni vanno in questa direzione, perché il partito Hdp (Halkların Demokratik Partisi, Partito democratico dei popoli ndr) per quanto rappresenti largamente le istanze politiche della minoranza curda, ha sempre espresso una fortissima condanna contro le azioni terroristiche o di violenza politica: la sua è un’opposizione parlamentare, non fatta di attentati.

D. – Gli attentati sono avvenuti nello stesso giorno in cui il Parlamento ha iniziato a esaminare il pacchetto di riforme costituzionali che potrebbero portare la Turchia a essere una repubblica presidenziale, come vuole da sempre il presidente Erdogan, che in questo modo resterebbe al potere fino al 2029 …

R. – È innegabile che il presidenzialismo forte è il sogno di Erdogan da quando si è affacciato in politica e da quando ha ricoperto cariche di altissimo livello nel Paese. Dal punto di vista politico, la Turchia in questo momento deve bilanciarsi da una parte nei confronti di un Presidente che ha compattato il partito attorno a sé per far passare questa riforma costituzionale.

D. – Il Parlamento europeo chiede la sospensione dei negoziati per l’adesione della Turchia all’Unione Europea. La presidenza di turno slovacca è contraria e domani ci sarà un incontro del Consiglio degli Affari generali. Si può azzardare una previsione?

R. – Una previsione è molto difficile, perché comunque stiamo parlando di un Paese che ha un determinato peso politico ed economico che non può essere trascurato.

Fonte: RadioVaticana