Mediterraneo di nuovo alla ribalta: presentato a Roma l’Atlante Geopolitico 2016

Mediterraneo di nuovo alla ribalta: presentato a Roma l’Atlante Geopolitico 2016

05.12.2016

ROMA, 13 MAGGIO – Il Mediterraneo, sottovalutato dalla politica europea che ha preferito volgere lo sguardo particolarmente ad Est, è tornato al centro dell’attenzione e forse ritroverà l’importanza geopolitica che merita. Il tema è stato affrontato a Roma, nella sede di Intersos, durante la presentazione dell’edizione 2016 dell’Atlante Geopolitico del Mediterraneo, edito da Bordeaux Edizioni e promosso, come le due precedenti edizioni, dall’Istituto di Studi Politici ‘S. Pio V’.

Curato da Francesco Anghelone e Andrea Ungari, l’Atlante ha coinvolto altri autorevoli ricercatori negli approfondimenti su Media e social media dalle Primavere arabe allo Stato islamico e su Lo Stato islamico: nascita e ascesa del nuovo modello di riferimento del terrorismo globale, e nelle ampie schede sui Paesi della sponda meridionale e orientale, con analisi dal Marocco fino alla Turchia.  Hanno collaborato gli analisti del Ce.S.I. diretto da Andrea Margelletti (autore anche dell’introduzione), Alfredo Macchi (giornalista di Mediaset) e Stefano Polli (vicedirettore dell’Ansa).

La presentazione e il dibattito, moderati dal giornalista Giuseppe Acconcia, sono stati condotti da Nino Sergi di Intersos, l’ambasciatore Armando Sanguini, Gabriele Iacovino,  responsabile analisi del Centro di studi internazionali Ce.S.I. e Francesco Anghelone, curatore del volume.

Nino Sergi (INTERSOS)

Nino Sergi (INTERSOS)

“Basta guardare la cartina che fa da copertina al volume, con il Mediterraneo che unisce l’Ue con un’estensione di territori che vanno dall’Atlantico ai confini dell’Asia Centrale, per renderci conto che abbiamo accumulato un grave ritardo nello sviluppo di politiche europee lungimiranti per il Mediterraneo, perdendo occasioni preziose per costruire una maggiore integrazione in tempi in cui le condizioni la rendevano certamente più facile. Proprio perché, come organizzazione umanitaria, tocchiamo quotidianamente con mano le conseguenze dei conflitti e delle guerre”, ha detto Nino Sergi,“abbiamo voluto che una delle presentazioni dell’Atlante fosse nella nostra sede. Dobbiamo infatti tutti adoperarci per impedire nuove morti, sofferenze e distruzioni, sia mettendo fine ai confitti in atto nell’area, sia prevenendo l’esplosione traumatica di altri. La prevenzione richiede conoscenza delle situazioni e delle cause delle tensioni – e il volume in questo aiuta – per potere intervenire in tempo, con un visone non limitata al breve termine, al proprio interesse politico-economico e con una politica di cooperazione che produca solidi e duraturi partenariati su comuni interessi e reciproche opportunità, che produca crescita e sviluppo comuni, integrazione, stabilità e pace”.

Di “disinteresse, cecità politica, priorità data agli interessi particolari da parte degli Stati europei” ha parlato Armando Sanguini che ha messo in evidenza come sia necessario “capire le scelte di questi Paesi senza aspettarci sempre che esse abbiano un esito democratico a somiglianza del nostro”, che conduce poi ad “accettare colpi di Stato come quello dell’Egitto perché ritenuto dall’Occidente stabilizzante, mentre invece si rivela fonte di molte destabilizzazioni”. L’ambasciatore ha continuando facendo notare come non abbiamo adeguatamente pensato a politiche attive sul territorio per contribuire ad affrontarne i problemi culturali, sociali, economici, mentre si è privilegiato lo strumento militare e l’intelligence per combattere il terrorismo, con una guerra iniziata nel 2001 ma che ha dimostrato di non produrre risultati duraturi, generando anzi ulteriore terrorismo. Occorre renderci conto che l’Isis vuole la rivincita sull’Occidente che, nella sua visione, ha svuotato la cultura e l’anima della comunità islamica, rivivendo così una tendenza che esiste da secoli: e lo fa in modo radicale, combattendo sia l’Occidente che i musulmani “traditori” occidentalizzati.

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Gabriele Iacovino, riprendendo il suo capitolo sullo Stato islamico, ha evidenziato la differenza tra Al Qaeda che è sempre stata ospite di uno Stato e l’Isis che si è trasformato esso stesso in Stato, governando i territori conquistati, esigendo tasse e fornendo servizi, mentre qui “continuiamo a leggere il fenomeno Isis principalmente come un problema di sicurezza”. L’Isis riesce a dare qualcosa di attraente ai giovani che non si riconoscono nella cultura in cui sono cresciuti e che trovano in quella presentazione dell’Islam una loro identità. Perfino la propaganda violenta, per noi ripugnante, premia, fa breccia: “La cattiva gestione pubblica di questi paesi è esplosa, trovandoci impreparati perché non abbiamo saputo leggerne la realtà, accontentandoci della tranquillizzante occidentalizzazione dei governanti”. Il risveglio dell’identità islamica, poi, è anche la reazione ad un laicismo esasperato. Per Iacovino, “non dobbiamo vedere l’Islam come un problema; può anzi essere un’occasione”. Occorre però riuscire ad accettare i risultati dei processi democratici, anche se non corrispondono a quelli che vorremmo. E dobbiamo saper cogliere i codici di lettura dell’altro, per poterlo capire e quindi poterlo rappresentare in modo corretto nel nostro Occidente.

Francesco Anghelone, prima di entrare nel tema affidatogli, la Turchia, riprende quello della miopia, della mancanza di visone dell’Europa. “Nessun paese può, da solo, esercitare una leadership a livello mondiale e anche a livello regionale”. E’ necessario che l’UE si esprima e agisca come insieme. Per gli USA il Mediterraneo e l’Europa non sono più centrali e già si sente il graduale allontanamento. L’UE deve iniziare a pensarci, ma ancora non sembra interessata a farlo. Tra gli esempi di miopia, il rifiuto dell’adesione della Turchia quando ancora esprimeva moderazione e interesse, la guerra in Libia, la ripetuta incapacità di gestire le situazioni non valutando gli effetti delle scelte che si stavano prendendo. Tutto questo è facilitato “da una classe dirigente debole ed una politica che riescono a guardare in uno spazio temporale limitato al periodo elettorale”, senza accorgersi che si stanno favorendo condizioni di destabilizzazione, insieme allo sviluppo di movimenti di estrema destra.

Fonte: OnuItalia