In tutte le direzioni contro l'Is a Mosul. 100mila i civili a rischio_RadioVaticana
Le forze irachene hanno annunciato la stretta finale su Mosul, dopo otto mesi di combattimenti, ancora in mano ai jihadisti dell’Is. L’avanzata è ora in direzione della città vecchia. Nei giorni scorsi sono stati lanciati 500mila volantini in cui si dice che è iniziato l’attacco “da tutte le direzioni’’ e si chiede ai civili di ''stare lontani da spazi aperti e cercare qualsiasi possibilità” di fuga o riparo. Secondo le stime dell’Onu a Mosul ci sono oltre 100mila civili in pericolo.
Oggi intanto è arrivata la conferma della morte di Stephan Villeneuve, uno dei tre giornalisti francesi rimasti feriti ieri, proprio a Mosul, in seguito all’esplosione di una mina che ha ucciso anche il giornalista iracheno, Bakhtiyar Haddad.
In questo quadro secondo l’analista del Centro Studi Internazionali, Lorenzo Marinone, “l’esercito iracheno sta effettivamente progredendo, benché negli ultimissimi giorni le forze siano avanzate più a rilento che in passato”. Secondo l’esperto “il perimetro della città vecchia di Mosul è una zona molto piccola” e “densa di popolazione”. A complicare le cose la struttura stessa del centro abitato perché “la zona dal punto di vista urbanistico è caratterizzata da moltissimi edifici e da strade estremamente strette. Quindi è un ambiente in cui combattere diventa estremamente complicato se si vuole salvaguardare prima di tutto la vita dei civili, e poi operare in sicurezza cercando di limitare le perdite”.
Dott. Marinone quali sono le stime rispetto alla liberazione della città?
“È molto difficile fare una stima attendibile: il combattimento potrebbe protrarsi ancora per alcuni giorni, settimane, magari un mese o qualcosa di più. Una zona come quella può essere difesa in modo piuttosto efficace anche da un numero ridotto di miliziani dell’Is, anche perché stanno usando come loro consuetudine i civili come scudi umani; e quindi questo complica enormemente le operazioni della coalizione internazionale”.
In questi giorni l’attenzione è concentrata nei confronti dei jihadisti di Mosul, ma ci sono anche altri scenari?
“C’è l’Is all’interno del quartiere della città vecchia di Mosul, ma ci sono anche delle cellule in altre parti della città già liberate, che difatti da qualche mese stanno continuando a fare attentati. Quindi la sconfitta dell’Is, che si avrà con la liberazione completa della città di Mosul, in realtà non significa che l’Is sia stato sconfitto, nemmeno all’interno della città: non del tutto”.
Quindi possiamo dire che, anche quando sarà presa la città, di fatto non sarà finita ancora la guerra contro l’Is in Iraq…
“Assolutamente no. L’Is si sta già riorganizzando in alcune province irachene come quella di Salahuddin, che sono province centrali verso il confine con l’Iran, e si potrà probabilmente cercare di riorganizzare anche nella provincia di al-Anbar che è quella storica da cui è emerso quello che prima era Al Qaeda in Iraq e che poi, cambiando nome, è diventato l’Is”.
Ascolta qui l’intervista:
Fonte: RadioVaticana