Datagate in Italia, altolà del Garante. Il Copasir: nessuna prova

Datagate in Italia, altolà del Garante. Il Copasir: nessuna prova

10.22.2013

No, «non ci sono riscontri» sul fatto che la National Security Agency (Nsa) abbia agito per compiere attività di intelligence su mail, telefonate o sms di istituzioni o cittadini italiani. Questo andrà in sintesi a riferire oggi ai parlamentari del Comitato per la sicurezza della Repubblica (Copasir) il sottosegretario con delega ai servizi segreti, Marco Minniti. Il Dipartimento per le informazioni e la sicurezza (Dis), struttura di vertice dei nostri servizi, proprio questo ha comunicato all’esecutivo dopo alcuni approfondimenti diplomatici tra Italia e Usa, e anche a seguito di una serie di incontri bilaterali tra i responsabili dei servizi dei due Paesi alleati. Di più: non c’è stato alcun riscontro alla notizia, della scorsa estate, di una violazione delle comunicazioni nell’ambasciata italiana a Washington.

PAESI AMICI
Il punto, tuttavia, è che anche Germania e Francia, finiti nel mirino del sistema Prism rivelato da Edward Snowden, sono paesi amici. Il fatto che all’Aisi e all’Aise, vale a dire i nostri servizi di intelligence in Italia e all’estero, non risultino «evidenze» su un’attività di spionaggio che Oltralpe sta facendo gridare allo scandalo, equivale a dire che il nostro Paese sia “immune” dal sistema di controlli a strascico messo in piedi dagli americani? Una domanda alla quale dovranno rispondere Minniti e il presidente del Consiglio Enrico Letta. Anche se tra gli uomini dell’intelligence c’è chi sospetta che le informazioni di Snowden siano state manovrate da qualcuno per minare la fiducia negli americani.

PRIVACY E COPASIR
A volerne sapere di più non è soltanto il Copasir, guidato dal leghista Giacomo Stucchi, ma anche il garante della Privacy Antonello Soro, che ha scritto al premier chiedendogli di accertare se la raccolta dei dati da parte dell’Nsa abbia coinvolto cittadini italiani. A quanto risulta, una domanda del genere gli americani se la aspettano già oggi, nel corso dell’incontro, a Roma, tra il sottosegretario americano John Kerry e il premier Letta.
La stessa delegazione del Copasir, di ritorno da Washington, ha riportato in Italia sensazioni differenti sulle informazioni ricevute dalle autorità del Nsa. Claudio Fava (Sel) racconta di due sistemi di monitoraggio: il Prism, basato su un sistema a strascico, e il programma 215, più mirato rispetto al primo. E aggiunge: tutte le comunicazioni italiane, che passano attraverso server americani, sarebbero controllate. Ma i servizi e il governo italiani sapevano? «Fava ha dato una sua interpretazione - prende le distanze il presidente del Copasir, Stucchi - Nella sede dell’Nsa ci hanno detto che raccoglievano informazioni sui dati di traffico, ma nessuno in Italia, cioè i governi Prodi, Berlusconi, Monti e per pochi mesi Letta e quindi nemmeno i servizi, è stato messo al corrente di quello che stavano facendo». Anche Massimo D’Alema, ex presidente del Copasir, sul punto è categorico: «L’Italia non ha mai concesso agli Usa di intercettare cittadini italiani. Siamo un Paese sovrano e da noi per esempio non possono essere effettuate intercettazioni dei cittadini italiani senza l’autorizzazione della magistratura». Alle norme che hanno riformato i servizi segreti (la legge 124 del 2007 e la 133 del 2012) fa riferimento il presidente del Senato Pietro Grasso.

LE STRATEGIE
Tuttavia, come non manca di rilevare un analista di intelligence come Andrea Margelletti, presidente del Centro studi internazionali, «buona parte dello spionaggio oggigiorno si svolge sulla rete web, e vince chi ha maggiori capacità tecnologiche e di calcolo. Come difendersi? L’Italia dovrebbe dotarsi di una struttura unificata di cybercommand, perché anche le nostre aziende sono un patrimonio da tutelare».

http://www.ilmessaggero.it/primopiano/cronaca/datagate_italia_copasir_prove/notizie/343809.shtml

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