UE, il rischio del veto di Orban sul pacchetto di aiuti all’Ucraina
Nel vertice straordinario del primo febbraio i governi europei saranno chiamati a votare l’attuazione del nuovo piano di sostegno all’Ucraina consistente in aiuti finanziari e militari da 50 miliardi di euro. Nei mesi precedenti, i Paesi membri non sono riusciti a trovare un’intesa a causa del veto dell’Ungheria, contraria al pacchetto specifico per ragioni di politica estera. Infatti, dietro la motivazione formale del supporto ad un processo negoziale e pacifico del conflitto russo-ucraino, si nascondono questioni di ordine pratico. Infatti, Budapest è il Paese maggiormente vicino alla Russia, rispetto alla quale è legata da interessi energetici (petrolio e nucleare) e affinità ideologiche. Parallelamente, il leader ungherese Viktor Orban utilizza il veto come strumento di pressione verso l’UE, nel tentativo di ottenere lo scongelamento dei fondi del PNRR, sospesi sia a causa di problematiche tecniche sia politiche. Infatti, l’Ungheria si è resa responsabile di violazioni reiterate di principi e delle norme europee in materia di Stato di diritto.
Qualora l’Ungheria proseguisse nel braccio di ferro con Bruxelles e esercitasse ancora il potere di veto , L’UE potrebbe rispondere, a sua volta, continuare a congelare fondi e aiuti, procurando danni economici al Paese. Nella fattispecie, il calo del valore del fiorino, la crescita della sfiducia degli investitori stranieri e, quindi, un rallentamento considerevole del sistema commerciale e produttivo. Inoltre, l’UE potrebbe invocare l’applicazione dell’articolo 7 (Clausola di sospensione) del TUE (Trattato sull’Unione Europea) che prevede la possibilità di sospendere i diritti di adesione, tra cui il diritto di voto nel Consiglio Europeo. Tuttavia, per attivare l’articolo servirebbe l’unanimità e Orban potrebbe contare sul supporto del leader slovacco Robert Fico.
Viceversa, un ipotetico accordo tra Budapest e Bruxelles potrebbe essere raggiunto attraverso un compromesso in cui il pacchetto di aiuti all’Ucraina verrebbe ridotto o modificato nei suoi contenuti tecnici e alcuni dei fondi del PNRR sarebbero sbloccati.
L’approvazione del pacchetto di aiuti a Kiev rappresenta una prova importante per la tenuta dell’Unione e per la misurazione del clima politico a pochi mesi dalle elezioni, previste per il prossimo giugno. Inoltre, in un momento molto delicato nel conflitto russo-ucraino, caratterizzato dallo stallo militare, dalle difficoltà di Kiev e, in generale, dal pericolo di diffusione della cosiddetta “stanchezza di guerra”, l’invio o meno degli aiuti costituirebbe un segnale decisivo per l’andamento dello scontro per il 2024.