Turchia ed Egitto tornano a parlarsi: quali i motivi e gli effetti?
Middle East & North Africa

Turchia ed Egitto tornano a parlarsi: quali i motivi e gli effetti?

By Giuseppe Palazzo
03.15.2021

Turchia ed Egitto hanno riesumato i contatti diplomatici congelati dal luglio 2013, ossia dalla destituzione del Presidente eletto Mohammed Morsi, membro egiziano dei Fratelli Musulmani. La notizia della d__é__tente è stata diffusa il 12 marzo in primis dalla stampa turca e poi confermata indirettamente dall’intelligence egiziana, che ha spiegato come il processo sia ancora in una fase preliminare. Alla base della proposta turca vi sarebbe una disponibilità di massima a rivedere lo stat__us delle relazioni bilaterali, mentre da parte egiziana vi è un’espressa richiesta di condizionare la ripresa completa del dialogo ad un cambio di rotta netto delle politiche di Ankara nel Mediterraneo e in Medio Oriente.

Al netto delle narrazioni contrastanti, la distensione dei rapporti avviene dopo numerosi segnali di apertura da entrambe le parti, trapelati sin dal post-summit del Consiglio di cooperazione del Golfo ad al-Ula, in Arabia Saudita (5 gennaio 2021). Tuttavia un primo chiaro cambio di rotta è avvenuto a inizio marzo, quando i giornali greci hanno dato notizia che l’Egitto, nello spostamento di una nave appoggio per la ricerca di idrocarburi, ha rispettato la Zona Economica Esclusiva (ZEE) demarcata da Ankara nell’accordo marittimo con il Governo tripolino nel novembre 2019. In seguito, il Ministro degli Esteri turco Mevlüt ÇavuÅŸoÄŸlu non ha escluso la possibilità di un accordo marittimo con il Cairo se le relazioni bilaterali dovessero migliorare. Questa svolta tattica ha le sue origini in diversi mutamenti regionali occorsi nell’ultimo anno.

In primo luogo, la dichiarazione di al-Ula e il riavvicinamento tra Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti da un lato e Qatar dall’altro hanno influenzato la traiettoria turca poiché Ankara è economicamente dipendente dai petro-dollari qatarini, senza i quali avrebbe potuto solo in parte mettere in pratica le proprie iniziative di politica estera nei diversi teatri regionali. In secondo luogo, le aperture della Turchia vanno contestualizzate all’interno di una riconfigurazione generale della politica estera di Ankara, cominciata con il nuovo anno: dalla volontà di cooperare con l’Amministrazione Biden (segnalando più volte la disponibilità a non attivare gli S-400 russi), all’ammorbidimento dei toni conflittuali verso la Francia e in parte con la Grecia. In terzo luogo, la Turchia ha interesse nel creare una crepa tra Egitto ed Emirati Arabi Uniti: il momento risulta propizio soprattutto perché il Cairo sta ricalibrando le proprie opzioni di politica estera, soprattutto in Libia (come dimostra l’apertura dell’Ambasciata egiziana a Tripoli) e i tentativi di dialogo con Ankara anche su altre questioni importanti (Siria e Nagorno Karabakh) nel Vicino Oriente. In ultimo, a contribuire al riavvicinamento è stato anche il tema del gas nel Mediterraneo Orientale: Israele ha annunciato che si sono svolti dei colloqui con la Turchia in merito alla cooperazione energetica; dinamica che fa il paio con la strutturata intesa israelo-egiziana nell’ambito del dossier Eastern Mediterranean. Il triplice colloquio potrebbe indicare una triangolazione energetica che contribuirebbe a mitigare le forti dissonanze d’interesse nell’area.

Dunque, Turchia ed Egitto sono “obbligate” dalle condizioni strategiche in cui si muovono a parlarsi per individuare una sistematizzazione delle dinamiche regionali che permetta loro di continuare a perseguire i rispettivi obiettivi strategici. Tuttavia è bene precisare che il disgelo diplomatico tra Ankara e il Cairo nell’area MENA non esclude totalmente un ridimensionamento della competizione esistente in altri contesti cruciali (Sudan, Mar Rosso, questione del Nilo, Corno d’Africa) per le strutture economiche, geopolitiche e strategiche di ambo gli attori.

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