Turchia ed Egitto sempre più vicini alla normalizzazione
Procedono i passi nella normalizzazione dei rapporti tra Egitto e Turchia. Il 15 aprile, il Ministro degli Esteri Mevlüt ÇavuÅŸoÄŸlu ha dichiarato che una delegazione turca si recherà in Egitto nel mese di maggio, per cercare una ricucitura definitiva nelle relazioni con Il Cairo. Un cambio di passo importante dato che i rapporti diplomatici a livello bilaterale sono rimasti a lungo congelati a causa della destituzione del Presidente egiziano Mohammed Morsi (2013), tra i leader dei Fratellanza Musulmana e organizzazione, quest’ultima, supportata politicamente dalla Turchia. Da allora i due Paesi hanno rotto le relazioni diplomatiche, portando avanti un rapporto a dir poco conflittuale esploso poi sotto forma di rivalità strategica in tutte le aree di contesa diretta nel quadrante ampio tra Mediterraneo, Medio Oriente, Mar Rosso e Africa Orientale.
La volontà di riavvicinamento tra Ankara e Il Cairo era emersa già lo scorso mese, quando i due Paesi hanno espresso una prima disponibilità a rivedere le proprie relazioni bilaterali. Già in tale occasione, questi hanno puntato a una convergenza tattica, alla ricerca di posizioni di compromesso in alcuni contesti di competizione ma mantenendo inalterata la propria linea strategica. Tra questi elementi è risultato fondamentale anche il cambio di approccio turco nei confronti degli esuli della Fratellanza Musulmana egiziana riparata in Anatolia dopo il 2013. Infatti, in un’ottica di riavvicinamento a Il Cairo, Ankara ha disposto la chiusura di alcune trasmissioni televisive satellitari – dichiaratamente vicine al movimento islamista egiziano e fortemente critiche verso le autorità nordafricane – in un tentativo appunto di favorire una distensione nei rapporti. Così, un mese dopo, il combinato disposto tra mutamenti regionali in corso d’opera e la ripresa di dialogo e cooperazione tra vari attori nel Mediterraneo sembra offrire un’occasione propizia per la messa in pratica di questa strategia di distensione.
A ciò sta contribuendo in particolare il dossier libico e la volontà del Primo Ministro ad interim Abdulhamid Dbeibah di cooperare con Egitto e Turchia nel tentativo di facilitare un dialogo turco-egiziano, in modo da spronare i due Paesi a cercare posizioni di compromesso per mantenere distesi i rapporti con il nuovo governo di Governo di Unità Nazionale Libico (GNU).
Inoltre, il recente rinnovo del Memorandum di Intesa (MoU) sulla delimitazione delle Zone Economiche Esclusive (ZEE) sottoscritto da Libia e Turchia nel 2019 potrebbe aprire spiragli di stabilizzazione anche in merito alla questione del Mediterraneo Orientale. Lo scorso mese, infatti, l’Egitto ha implicitamente assentito all’intesa, rispettando i confini delle ZEE demarcate da Ankara e Tripoli nel 2019, e lo scorso mercoledì 14 aprile anche il Capo del Consiglio Presidenziale libico, Mohammed al-Menfi, e il Primo Ministro greco, Kiriakos Mitsotakis, hanno concordato una “ripresa immediata” dei colloqui bilaterali sulla frontiera nel Mediterraneo. Nel clima di dialogo rientrano, infine, anche gli ultimi scambi tra Turchia e Israele, partner egiziano nella contesa sulle ZEE, in tema di cooperazione energetica.
Nel bacino mediterraneo, dunque, Ankara e Il Cairo potrebbero sfruttare questi fronti di apertura per giungere ad una qualche forma di convergenza tattica e limitata a pochi e isolati dossier. Altresì, questa détente nei rapporti tra Turchia ed Egitto evidenzia una certa convenienza nel proseguimento delle proprie ambizioni strategiche. Nonostante la possibilità di normalizzazione – almeno a livello ufficiale – sembra prendere forma, restano molte le questioni spinose su cui difficilmente si potrà trovare una convergenza nel breve periodo (Sudan, Corno d’Africa, questione del Nilo, Mar Rosso). Ciò non esclude, tuttavia, una modifica delle carte in tavola, soprattutto in merito alla questione della diga del Nilo in Etiopia.