Nel processo di distensione con l’Egitto, Turchia e Qatar seguono percorsi differenti.
Middle East & North Africa

Nel processo di distensione con l’Egitto, Turchia e Qatar seguono percorsi differenti

By Angela Ziccardi
05.17.2021

Mercoledì 5 e giovedì 6 maggio si sono svolti dei dialoghi esplorativi tra i Vice Ministri degli Esteri di Egitto e Turchia. Intento dichiarato dell’incontro era quello di porre delle basi solide per una piena restaurazione dei rapporti bilaterali dopo anni di inimicizia, causata per lo più dalla differente visione e sostegno del ruolo dell’Islam politico nel Medio Oriente contemporaneo. In realtà, questo processo – iniziato sin dallo scorso marzo – è parallelamente accompagnato da una ripresa dei dialoghi anche tra Egitto e Qatar, dopo che il Summit di al-Ula del 5 gennaio ha posto ufficialmente fine alla “crisi” tra l’Emirato qatarino e i Paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo (GCC). Nonostante tale riavvicinamento sembra essere meno sotto i riflettori rispetto alla détente turco-egiziana, complice anche il fatto che il duo Ankara-Doha è solito procedere all’unisono, proprio il disgelo delle relazioni dei due Paesi con l’Egitto mette in evidenza l’intento dell’Emirato del Golfo di trovare una via autonoma rispetto all’alleato turco, pur nel rispetto di posizioni e alleanze già pattuite con Recep Tayyip ErdoÄŸan.

Un primo elemento che diversifica il processo di distensione dei due Paesi con l’Egitto è riscontrabile nella rapidità del riavvicinamento. Infatti, a sole due settimane dal Summit di al-Ula, Il Cairo è stato il primo tra i Paesi arabi non facenti parte del GCC a restaurare le relazioni diplomatiche con Doha e a riprendere i traffici aerei, facilitando la riconciliazione anche tramite incontri dei Ministri degli Esteri dei due Paesi a margine di una riunione della Lega Araba, come accaduto a inizio marzo. Al contrario, oltre alla ripresa dei dialoghi, al momento Turchia ed Egitto si sono lanciati soltanto alcuni segnali per dimostrare il loro assenso alla riconciliazione, come la non-violazione egiziana delle Zone Economiche Esclusive (ZEE) nella disputa nel Mediterraneo Orientale o la chiusura di alcune trasmissioni televisive turche vicine alla Fratellanza Musulmana egiziana.

Tale differenziazione nelle tempistiche è dovuta anche a un diverso approccio nei confronti della questione dei Fratelli Musulmani. Se infatti la causa islamista continua a costituire una linea rossa invalicabile per Ankara, nell’ultimo periodo Doha sembra essere disposta ad assumere posizioni più modulate a difesa della Fratellanza Musulmana a patto che il dialogo con l’Egitto possa essere proficuo per portare avanti altri interessi rilevanti. Ciò non vuol dire che il Qatar stia venendo meno alla causa islamista, ma che senza dubbio vi sia una maggiore volontà di compromesso rispetto all’alleato turco.

Nello specifico, sono soprattutto motivazioni di natura economica a spingere il Qatar a chiudere un occhio sulla questione, agevolando largamente la controparte egiziana. Difatti, il significativo calo di investimenti diretti esteri (IDE) dovuto alla pandemia da Covid-19 sta spingendo il Presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi a raddoppiare gli sforzi per attrarre capitali stranieri e, tra questi, quelli qatarini fanno gola al Cairo per risollevare e ammodernare vari settori (immobiliare, infrastrutture, turismo, energia, bancario, difesa). Senza dimenticare che tali capitali si aggiungerebbero ai 5 miliardi di dollari che il Qatar ha in parte investito in Egitto negli scorsi anni, nonostante il raffreddamento dei rapporti.

Al contempo, questo riavvicinamento in parallelo e unilaterale non sarà privo di ripercussioni nei vari teatri di confronto regionali. Senza dubbio, la significativa presenza economica di Doha in Etiopia e Sudan permetterebbe all’Egitto di trovare nuovi fronti di collaborazione nella disputa sulla Grand Ethiopian Renaissance Dam (GERD), questione spinosa non ancora affrontata direttamente con la controparte turca. In realtà, l’Egitto potrebbe strategicamente sfruttare un ruolo più attivo di Doha nella controversia sulla GERD per facilitare il dialogo con la Turchia stessa sulla questione, scenario che potrebbe riproporsi anche nel contesto libico, dove le due potenze regionali hanno già ripreso i dialoghi ed esposto una qualche volontà di cooperazione.

Di conseguenza, sono molteplici i fattori che evidenziano come Turchia e Qatar stiano seguendo linee guida differenti per portare avanti il proprio re-allineamento con l’Egitto, pur preservando la loro alleanza e non impattando il percorso di distensione dell’altro. In questo contesto, a beneficiarne è proprio Il Cairo, che può sfruttare tatticamente i movimenti in autonomia delle due controparti per risolvere questioni differenti e trarne vantaggi in diversi aspetti. Oltre al fatto che la storica postura di mediazione qatarina può agevolare considerevolmente il raggiungimento di equilibri turco-egiziani anche nei fronti più ostici e di difficile risoluzione, con ramificazioni positive per la stabilità regionale. Inoltre, se consideriamo anche l’inedita ripresa di colloqui tra Turchia e Arabia Saudita, non è da escludere un pragmatico rilassamento dei rapporti anche con gli Emirati Arabi Uniti, l’attore più scettico nei confronti del duo turco-qatarino.

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