Lo stato dell’arte del Global Gateway EU-AFRICA
È passato poco più di un anno da quando, nel febbraio 2022, l’Unione Europea, durante il vertice con l’Unione Africana, ha annunciato l’avvio del Global Gateway per l’Africa , ossia il piano per sostenere lo sviluppo delle infrastrutture nel Continente africano con un investimento di 150 miliardi di euro entro il 2027. Il piano prevede la realizzazione di progetti che coinvolgono il settore digitale, il clima e l’energia, i trasporti, la sanità, l’istruzione e la ricerca, tutti temi individuati come centrali nella strategia europea. Il Global Gateway per l’Africa è parte di un piano più ampio che mira a mobilitare 300 miliardi di euro di investimenti, al fine di aumentare la connessione tra l’Europa ed il resto del mondo , creando un’alternativa alla Belt and Road Initiative cinese. Nello specifico, in Africa, l’Unione Europea ha l’obiettivo di contribuire all’ accelerazione della transizione verde e della transizione digitale, al rafforzamento dei sistemi sanitari ed al miglioramento dell’istruzione e della formazione, stimolando gli investimenti pubblici e privati nel Continente, al fine di creare una crescita sostenibile e posti di lavoro.
In primo luogo, ruolo centrale degli impegni del Global Gateway per l’Africa è costituito dallo sviluppo di infrastrutture che permettano la creazione di 11 “corridoi strategici” , per migliorare le reti di trasporto intra-africane ed euro-africane. Questi corridoi hanno l’obiettivo di facilitare il commercio e la mobilità all’interno dell’Africa e tra l’Africa e l’Europa, come di sviluppare nuove catene del valore a beneficio delle industrie sia in Africa che in Europa. Difatti, in tutto il Continente sono state identificate 95 possibili catene di valore in 23 settori, tra cui il settore farmaceutico ed automobilistico. Questi investimenti saranno decisivi anche per il buon funzionamento dell’area di libero scambio africana (AfCFTA), ad oggi più che mai necessaria per affrontare le crisi economiche dei Paesi africani, che vengono ancora mitigate per lo più tramite aiuti esterni.
Tuttavia, permangono criticità rilevanti da un punto di vista operativo, se teniamo in considerazione che molti dei Paesi coinvolti, tra cui ad esempio Burkina Faso, Somalia e Sudan, presentano situazioni di forte insicurezza, dovute alla presenza di gruppi terroristici , che tenteranno di mantenere il controllo delle loro zone d’influenza rendendo la creazione di nuove infrastrutture non solo insicura ma anche complicata.
Parallelamente, è presente il rischio che i **governi al potere in questi Paesi ** - storicamente tendenti all’oligopolio economico ed al nepotismo politico su base etnico tribale – possano essere inclini al rischio di pratiche di lottizzazione degli appalti e dei progetti infrastrutturali in grado di minacciarne l’efficienza. Dunque, questi fattori potrebbero impattare sulla buona riuscita di questi progetti ed il rischio più grande è la promozione di uno sviluppo ineguale, sbilanciato e disomogeneo.
L’energia rappresenta un altro punto centrale del Global Gateway. La sicurezza energetica difatti è profondamente legata all’industrializzazione dell’Africa e agli obiettivi di medio e lungo termine dell’UE di diversificare le importazioni e creare opportunità di partenariato.
Entro il 2030, l’iniziativa UE-Africa per l’energia verde mira a sostenere la diffusione di 50 GW di energia rinnovabile, fornendo ad almeno 100 milioni di persone l’accesso all’elettricità. I fondi UE saranno destinati a tre progetti principali : alla creazione di una linea di trasmissione di 200 km tra la Repubblica Democratica del Congo e lo Zambia che collega la rete Zambia Electricity Supply Corporation Limited alla rete della futura società elettrica nazionale congolese, all’interconnessione Zambia (Kasama) - Tanzania (Mbeya) da 400 KV che fa parte della trasmissione Zambia-Tanzania-Kenya e che collegherà i Paesi dell’Eastern Africa Power Pool (EAPP) e del Southern African Power Pool (SAPP) ed all’interconnessione Angola-Namibia (ANNA). L’accesso all’energia rappresenta senz’altro uno dei principali motori di crescita economica e sociale, ed in Africa il tasso di accesso medio all’elettricità è di poco più del 40% (sono circa 640 milioni gli africani che non hanno accesso all’energia). Tuttavia, il potenziale energetico dell’Africa, in particolare per le energie rinnovabili, è enorme, eppure solo una frazione di esso è attualmente impiegato. L’energia idroelettrica fornisce circa un quinto della corrente elettrica, ma non viene utilizzato nemmeno un decimo del suo potenziale totale. Analogamente, anche il potenziale dell’energia solare, della biomassa, eolica e geotermica è significativo. Per tale motivo, la nuova competizione per le risorse naturali rinnovabili vede già da tempo l’Africa come protagonista per gli interessi di Cina e Stati Uniti. In particolare l’influenza cinese è ormai capillare e predominante nel Continente, dunque non è scontato che l’Unione Europea riesca ad inserirsi in maniera rilevante nel contesto africano, soprattutto in ambito energetico.
Parallelamente, un altro aspetto fondamentale del Global Gateway è rappresentato dalla transizione digitale e dall’iniziativa Africa Europe Digital Innovation Bridge (AEDIB) che mira a sostenere i Paesi africani nel rafforzamento dei loro ecosistemi digitali e dell’innovazione e a promuovere la cooperazione intercontinentale tra le parti interessate in Africa e in Europa. Il progetto in corso l’Eurafrica Gateway Cable, che prevede un investimento di oltre 100 milioni di euro, collegherà l’Europa con l’Africa lungo la costa dell’Oceano Atlantico, attraverso un cavo sottomarino. Parallelamente, è previsto un investimento di 700 milioni di euro per la realizzazione di cavi in fibra ottica in tutta l’Africa subsahariana, per favorire il traffico Internet transfrontaliero e contribuire a colmare il divario di connettività tra Paesi costieri e quelli senza sbocco sul mare. Nella Repubblica centrafricana sono già stati installati circa 850 km di cavi in fibra ottica ed è stato costruito un Network Operation Centre. Inoltre, sono in corso una serie di studi per sviluppare un sistema internazionale di cavi sottomarini in fibra che colleghino l’Europa e l’Africa attraverso il Mediterraneo, migliorando l’accesso sicuro ai dati. Il sistema di cavi potrebbe vedere l’estensione anche ad altre regioni per aumentare la connettività globale internazionale. La transizione digitale tuttavia dipenderà fortemente dalla distribuzione di energia che rimane una questione critica a cui dover far fronte nel breve termine, affinché ci sia una crescita equa ed inclusiva.
Dunque, l’Unione Europea nel 2022 ha avviato progetti nella maggior parte dei Paesi africani con gli investimenti del Global Gateway. Tuttavia, va tenuto in considerazione che dall’implementazione del piano si è assistito ad una moltitudine di crisi e cambiamenti geopolitici , che hanno portato l’Unione Europea a dover rispondere in maniera proattiva prima di tutto all’onda lunga della crisi sanitaria dovuta alla pandemia COVID-19 ed in secondo luogo alla crisi alimentare dovuta all’aggressione russa in Ucraina. Difatti, osservando il totale degli investimenti europei del 2022, rientranti nel piano Global Gateway per l’Africa, la maggior parte di essi, ovvero 4.5 miliardi di euro, sono stati destinati ai Paesi africani per rispondere all’insicurezza alimentare. Nello specifico, l’Unione Europea ha dovuto prevedere 600 milioni di euro aggiuntivi rispetto al budget previsto. Inoltre, ha istituito un fondo per l’alimentazione e la resilienza del valore di 225 milioni di euro per soddisfare le esigenze a breve e medio termine dei partner del vicinato meridionale. Allo stesso tempo, per il settore sanitario sono stati investiti oltre 2 miliardi di euro per promuovere la produzione e l’accesso ai medicinali, ai vaccini e alle tecnologie in Paesi come Senegal, Ghana, Burundi, Sud Sudan, Ruanda e Sudafrica.
Per il momento dunque i piani infrastrutturali sono solo sulla carta, anche se per il 2023 è previsto un acceleramento di questi piani, con la realizzazione di 43 nuovi progetti che riguarderanno il settore energetico ed il settore dei trasporti, e non figura l’attivazione di ulteriori investimenti diretti al settore sanitario.
In conclusione, progetti infrastrutturali “sono in cantiere” ed è importante sottolineare che la volontà di porre in essere una crescita sostenibile del Continente africano è una priorità dell’Unione Europea, come anche dell’Italia, soprattutto in ottica di diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico e di materie prime . Tuttavia, le criticità operative sono rilevanti. Inoltre la volontà dell’Unione Europea di creare un’alternativa alla Belt and Road Initiative cinese è molto ambiziosa, tenendo in considerazione che per i Paesi africani la cooperazione con l’UE impone un costo, dettato dalla condizionalità degli aiuti, che con la Cina non ha. Dunque, è possibile che i Paesi africani potrebbero continuare a mantenere un rapporto privilegiato con la Cina.