La morte di Abu Bakr al-Baghdadi e la propaganda del Cyber Califfato
La morte di Abu Bakr al-Baghdadi, il Califfo del sedicente Stato Islamico, è stata accolta con grande soddisfazione dalla Comunità Internazionale e, in particolare, dagli Stati Uniti del Presidente Donald Trump, autori dell’operazione militare che ha neutralizzato il leader jihadista più ricercato a livello globale. Al di là dell’innegabile successo politico e di immagine costituito dall’uccisione di al-Baghdadi, la lotta al terrorismo jihadista e allo Stato Islamico appare ancora lunga. Questo perché Daesh, nonostante la perdita della sua dimensione territoriale in Siria ed Iraq ed un significativo ridimensionamento della capacità militari dovuto all’efficacia delle operazioni condotte dai Paesi impegnati nella campagna di contrasto al terrorismo, è riuscito a costruire un modello resiliente ed in grado di sopravvivere alla morte del suo leader.
Uno dei pilastri di questo modello è l’utilizzo strategico della comunicazione e la militarizzazione dei media online, a cominciare dai social network. La propaganda dello Stato Islamico ha avuto e continua ad avere l’essenziale funzione di moltiplicatore di forza dell’organizzazione nonché di strumento in grado di massimizzare l’eco globale delle sue attività, della sua ideologia e del suo sforzo di radicalizzazione individuale e collettiva. La propaganda dello Stato Islamico ha sostenuto l’espansione territoriale agli albori dell’organizzazione, ha permesso di far conoscere il movimento in tutto il mondo, ha sedotto individui e gruppi vulnerabili dall’Europa fino al sud-est asiatico ed ha turbato cittadini e governi, condizionandone alcune volte le scelte, da Washington a Pechino.
Appare opportuno evidenziare come questa propaganda e le sue narrative sono sempre state incentrate e costruite sulla centralità dell’organizzazione, delle sue attività e del suo messaggio. In questo senso, la mitizzazione dei miliziani, dei martiri e dei leader, nonostante l’alto valore evocativo, è sempre stata una tessera all’interno di un mosaico propagandistica più ampio e mai la chiave di volta. In sintesi, il Califfato viene prima del Califfo. Infatti, in un contesto comparativo, la figura di al-Baghdadi non si è mai lontanamente avvicinata al valore iconico di quella di Osama Bin Laden.
Quindi, in questo contesto, risulta interessante analizzare come la macchina mediatica online del Califfato ha reagito all’uccisione del leader del movimento e di come ha cercato di trasformare una battuta d’arresto in un capitale narrativo re-investibile nel mercato dell’audience globale.
Il report è stato redatto in collaborazione con Cultur-e