Il significato del nuovo partenariato strategico tra Iran e Russia
Asia & Pacific

Il significato del nuovo partenariato strategico tra Iran e Russia

By Tiziano Marino
01.22.2025

Venerdì 17 gennaio, il Presidente della Repubblica Islamica dell’Iran, Masoud Pezeshkian, e il suo omologo della Federazione Russa, Vladimir Putin, hanno siglato nel corso di una cerimonia a Mosca un nuovo accordo di partenariato strategico globale, ufficialmente denominato Treaty on the Comprehensive Strategic Partnership, con una durata di venti anni. Il testo, composto da un preambolo e 47 articoli, è frutto di lunghe negoziazioni iniziate nel 2019 ed è largamente ispirato all’accordo, anch’esso ventennale, formalizzato dai due Paesi nel 2001. Nel documento sono evidenziate numerose aree di cooperazione: dal settore militare al commercio, dalla scienza all’energia, fino alla cultura e all’istruzione. Tuttavia, come da consuetudine, il partenariato strategico non evidenzia i dettagli della collaborazione, rimandando di fatto a successivi accordi ad hoc per specifici settori. Rilevante appare il timing per la formalizzazione del partenariato, giunto a pochi giorni dall’insediamento del nuovo Presidente americano Donald Trump e soprattutto in una fase in cui i rapporti di Washington con Mosca e Teheran sono ai minimi storici a causa dei conflitti in corso in Europa e in Medio Oriente.

Nel dettaglio, il preambolo del partenariato strategico menziona la volontà di entrambi gli attori di contribuire allo sviluppo di un ordine mondiale multipolare, basato sulla non interferenza negli affari interni dei singoli Stati e sul rispetto della sovranità. Tali concetti, sempre richiamati nei comunicati che seguono gli incontri tra i vertici di Russia e Iran, celano tuttavia alcune rilevanti criticità nelle relazioni bilaterali, tra cui il reciproco mancato riconoscimento delle rispettive rivendicazioni sulla Crimea e sulle isole contese nel Golfo Persico. Il valore del preambolo, dunque, appare come meramente politico e mirato a sottolineare la contrapposizione al ruolo degli Stati Uniti nel contesto internazionale, elemento già presente peraltro anche nell’accordo Russia-Corea del Nord del giugno 2024.

Per quanto concerne il tema dell’assistenza militare in caso di aggressione esterna, l’accordo tra Teheran e Mosca si limita a riproporre il modello dell’intesa del 2001, ossia il divieto per i due Stati contraenti di supportare l’aggressore e la ricerca di soluzioni sulla base del diritto internazionale. Assenti dal testo, quindi, gli elementi tipici delle alleanze e degli accordi di mutua difesa, mentre non compaiono nemmeno richiami alla attivazione immediata di canali diplomatici e di assistenza militare presenti nel testo siglato tra Mosca e Pyongyang. Confermata, invece, la volontà di impedire l’utilizzo del proprio territorio ad attori ostili di varia natura, anch’esso già presente nel documento del 2001.

Non nuovi appaiono i richiami, menzionati all’articolo 4, relativi alla cooperazione tra le rispettive agenzie di intelligence, tema finito sotto i riflettori soprattutto dopo i recenti avvenimenti in Siria, dove Iran e Russia non hanno previsto l’evoluzione degli eventi. A tal proposito, peraltro, il testo rimanda a futuri memoranda da siglare tra le rispettive agenzie, senza fornire ulteriori dettagli. Successivamente, in tema di cooperazione in ambito militare, si sottolinea la volontà di procedere ad attività di addestramento, nonché esercitazioni comuni (nei rispettivi territori e oltre), oltre a port calls e allo scambio di delegazioni. Nessun riferimento, tuttavia, appare in merito alla fornitura di sistemi d’arma registrata nel contesto della guerra in Ucraina e non solo. A tal proposito, si ricorda come i funzionari iraniani abbiano spesso sottolineato che l’invio di droni, vettori o expertise in Russia, non avesse legami con il conflitto in corso ma fosse frutto di intese specifiche precedenti al febbraio del 2022. Sul punto, nei mesi precedenti si è lungamente parlato delle possibili forniture russe di caccia multiruolo Sukhoi Su-35 all’Iran, oltre alla vendita di nuovi sistemi di difesa aerea necessari a rimpiazzare quanto messo fuori uso dai recenti strike israeliani, ma il partenariato non menziona nel dettaglio nessuna di queste o altre forniture.

All’articolo 12 del documento, Russia e Iran segnalano di voler collaborare nelle aree di comune interesse, ossia il Caspio, l’Asia centrale, il Caucaso meridionale e il Medio Oriente, anche al fine di prevenire la presenza potenzialmente destabilizzante di forze esterne. A tal proposito, preme sottolineare come, malgrado le dichiarazioni di intenti, persistano divergenze tra Mosca e Teheran in relazione ad alcuni teatri. Tra questi, si segnala la presenza di visioni contrastanti relative alla volontà espressa dall’Azerbaigian di procedere alla realizzazione di un corridoio al confine tra Iran e Armenia (cosiddetto Zangezur Corridor), proposta apparentemente accettata dalla Russia ma fortemente avversata dagli iraniani.

Dal punto di vista economico, l’intesa tra i due Paesi soggetti a pesanti sanzioni internazionali richiama la reciproca volontà di sviluppare strategie comuni di evasione delle stesse, realizzata anche sviluppando nuove collaborazioni nel settore industriale, in quello bancario, negli investimenti e nel settore energetico. Tali sviluppi servono anche l’obiettivo più ampio e ambizioso di procedere a una progressiva de-dollarizzazione delle transazioni economiche internazionali, attività che vede impegnati altri attori non allineati al blocco Euro-Atlantico come la Repubblica Poplare Cinese. Sempre in tema di sanzioni, Iran e Russia hanno annunciato nel testo del partenariato di volersi impegnare al fine di evitare la diffusione di informazioni che possano essere utilizzate da terze parti per imporre e intensificare misure restrittive. Si conferma, dunque, come da aspettative, l’asse tra Mosca e Teheran funzionale al contrasto delle misure di coercizione economica sempre più applicate nell’attuale contesto di scontro economico e commerciale. Su questo punto, la Cina segue con interesse gli sviluppi del partenariato russo-iraniano in quanto utile a minare l’efficacia delle strategie statunitensi di pressione economica e commerciale.

Sul fronte energetico, i due Paesi hanno ribadito la volontà di cooperare e il vertice ha offerto anche l’occasione di discutere l’ampliamente delle forniture di gas russo, fino a 55 miliardi di metri cubi (billion cubic metres - bcm) all’anno, in direzione del territorio iraniano. Questa possibile intesa, che prevede tuttavia nel breve la fornitura di soli 2 bcm annui, serve alla Russia per compensare le perdite legate all’uscita del mercato europeo, mentre appare necessaria per l’Iran impegnato a trovare una soluzione ai ripetuti blackout che hanno caratterizzato anche questo inverno. Pur essendo un importante produttore di gas, infatti, l’Iran è soggetto a carenze delle forniture a causa, da una parte, dell’aumento della domanda industriale e, dall’altra, dell’ampliamento delle reti che ora raggiungono gran parte delle aree remote del Paese e che implicano una maggiore domanda complessiva. In questo settore, in particolare, le sanzioni internazionali hanno indebolito Teheran che non può usufruire di tecnologie avanzate e investimenti internazionali per efficientare ed ampliare l’estrazione e la distribuzione. In questo contesto, Putin e Pezeshkian nel corso del vertice di Mosca sembrerebbero aver trovato un’intesa per il passaggio del gas russo diretto in Iran attraverso l’Azerbaigian.

In tema di cooperazione nucleare, aspetto seguito con straordinario interesse da gran parte degli attori internazionali, su tutti USA e Israele, i due Paesi hanno confermato la volontà di sviluppare progetti congiunti nel settore energetico per scopi non bellici. A tal proposito, si ricorda come Russia e Iran abbiano già un accordo esistente per lo sviluppo di due nuove unità della centrale nucleare di Bushehr, per cui è al lavoro la russa Rosatom. Intanto, a metà gennaio sono ripresi i dialoghi a Ginevra tra l’Iran e tre attori europei, Regno Unito, Francia e Germania, sul nucleare iraniano in attesa dell’insediamento della nuova amministrazione USA. Riferimenti interessanti nel testo del partenariato Iran-Russia compaiono anche in relazione a collaborazioni da sviluppare in tema di cooperazione scientifica, incluso il settore spaziale e quello satellitare.

Teheran e Mosca, inoltre, puntano alla crescita dell’interscambio commerciale complessivo anche non legato al settore energetico. A tal proposito, le potenzialità di incremento del commercio bilaterale sono buone, dato che l’attuale valore degli scambi registrato tra marzo e ottobre 2024, escluso il settore energetico, si è attestato a soli 1.5 miliardi di dollari. Sul tema, i due Paesi intensificheranno la cooperazione per la strutturazione di sistemi di pagamento alternativi al dollaro, definiranno la creazione di corridoi doganali semplificati e aumenteranno gli investimenti reciproci nelle rispettive Special Economic Zone. In tema di connettività, Mosca e Teheran hanno confermato l’impegno per lo sviluppo dell’International North–South Transport Corridor (INSTC), il corridoio commerciale al quale guarda con forte interesse anche l’India di Narendra Modi e che vede nel porto di Chabahar un hub fondamentale. Di recente, il ruolo del porto situato nella provincia iraniana del Sistan e Balochistan è stato anche al centro dei colloqui tra i vertici degli Esteri indiani e l’Emirato Islamico d’Afghanistan, con il Ministro dell’esecutivo talebano Amir Khan Muttaqi che ha mostrato interesse per i possibili sviluppi commerciali consentiti dall’INSTC.
In ultimo, Teheran e Mosca si impegnano a cooperare nel settore dei media e dell’informazione, al fine apparente di contrastare la disinformazione. In altre parole, è molto probabile che i due attori cooperino, o continuino a collaborare, nella creazione di narrazioni funzionali a promuovere i rispettivi interessi nazionale, nonché a colpire i rivali. Tale dinamica, che peraltro non riguarda solamente Russia e Iran, è già ampiamente in corso ed ha subito un’accelerazione dopo lo scoppio dei conflitti in Ucraina e Medio Oriente.

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