Il ruolo del Fezzan nella crisi libica
La perdurante instabilità che continua a caratterizzare la Libia vede nella sua vasta regione desertica meridionale, il Fezzan, uno dei fronti più caldi, sia sotto il profilo della sicurezza che per quanto riguarda gli sviluppi della contrapposizione tra i diversi attori politici e militari nazionali. Da un punto di vista geografico, la stretta interconnessione che intrattiene con la regione costiera ne fa il naturale e obbligato punto di passaggio dei traffici di esseri umani, droga e armi provenienti dall’intera fascia saheliana. Per le diverse tribù del Fezzan, in particolare i Tebu, i Tuareg e gli Awlad Suleiman, tali attività illecite costituiscono in genere l’unica fonte di reddito. Qualsiasi iniziativa volta a mettere in sicurezza la regione, ad aumentare il controllo dei confini meridionali del Paese e a contenere la minaccia dell’infiltrazione di gruppi jihadisti non può prescindere da tale considerazione. Sul cangiante mosaico di queste rivalità tribali e claniche si innestano poi le crescenti pressioni esercitate da gruppi politici e milizie attivi fra Tripolitania e Cirenaica, che tentano in questo modo di creare una loro rete di alleanze locali, guadagnare una posizione di forza rispetto agli avversari e sottrarre loro le principali risorse del Paese. Di fatto, gli scontri che da tempo coinvolgono il territorio compreso tra le città di Sebha, Awbari e Jufra, e che hanno fatto registrare rapide quanto effimere offensive e subitanei ribaltamenti del fronte, rappresentano la trasposizione a sud di quelli che avvengono sulla costa. L’estrema volatilità della situazione è dovuta sia a fattori contingenti, quali la mancanza di un attore dotato di netta superiorità militare rispetto all’avversario, sia al contesto desertico nel quale si svolge la maggior parte degli scontri, che favorisce il lancio di rapide offensive e rende complesso approntare un efficace cordone difensivo. Va sottolineato che la ridefinizione dei rapporti di forza nel Fezzan per via militare non costituisce in prospettiva un elemento in grado, di per sé, di modificare il degradato quadro securitario e sociale dell’area. Infatti, qualora si raggiungesse un nuovo accordo politico tra il Governo di Tobruk, egemonizzato sul piano politico e militare dal Generale Khalifa Haftar, e il Governo di Unità Nazionale guidato da Fayez al-Serraj e riconosciuto dalle Nazioni Unite, dopo aver superato le resistenze di altri attori come l’ex Governo di Tripoli e le milizie di Misurata, le criticità che insistono sul Fezzan potrebbero facilmente continuare a sfogarsi sull’area costiera e influenzare negativamente il processo di ricostituzione delle istituzioni.
Scarica la nota dell’Osservatorio di Politica Internazionale (n.75- giugno 2017)