Isis in crisi per i raid, paga dimezzata ai miliziani:
Paga dimezzata per i miliziani in Siria. Colpito nelle sue risorse (tra pozzi petroliferi, contanti bruciati dai droni occidentali e rubinetti chiusi in banca), l’Isis sta tagliando i “salari” ai suoi fighters. A tutti, nessuno escluso. A rendere nota la “crisi” dello Stato Islamico è stato il quotidiano britannico Independent, che ha pubblicato un documento diffuso dai tesorieri dell’Isis (riuniti nell’ente Bayt Mal al-Muslimeen), in cui i tagli vengono motivati sulla base delle “circostanze eccezionali che deve affrontare lo Stato Islamico”.
Tradotte nella pratica, il problema è rappresentato dagli attacchi, o meglio, dagli obiettivi messi a segno nell’ultimo periodo dalla coalizione internazionale: colpiti pozzi petroliferi (tra impianti e colonne di autocisterne) ma anche e soprattutto la cosiddetta “banca” dell’organizzazione a Mosul, in Iraq. A questo andrebbero aggiunti il crollo del prezzo di greggio e la costanza dei bombardamenti messi in atto dagli Usa. Non una semplice scelta economica, ovviamente. I tagli avranno inevitabilmente ricadute pure sulla strategia di combattimento dell’Is. Se i numeri delle disponibilità finanziaria scendono, a salire invece sono quelli - agghiaccianti - delle vittime.
Secondo il rapporto delle Nazioni Unite, sono almeno 19mila i civili che, in meno di due anni, da gennaio 2014 a ottobre 2015, sono rimasti uccisi nel conflitto in Iraq. Non solo. Sarebbero almeno 3500 le donne e i bambini della comunità yazidi “attualmente detenuti in schiavitù” dall’Isis. I civili rimasti feriti sono 36.245, oltre 3,2 milioni invece gli sfollati all’interno del Paese. Tra questi, un milione di bambini.
Il rapporto documenta pure violenze e abusi: le autoproclamate corti dello Stato Islamico hanno imposto condanne come amputazioni e lapidazioni. IACOVINO (CENTRO STUDI INTERNAZIONALI): “ORA POTREBBE ATTACCARE IN EUROPA”
Gabriele Iacovino, da esperto osservatore ritiene che le finanze dell’Isis siano state realmente colpite in modo duro?
«Le campagne aree hanno fatto registrare sensibili miglioramenti nell’azione della Coalizione internazionale, specie per la conoscenza del territorio. Gli obiettivi sono stati strategici. Dunque, il problema economico potrebbe essere molto concreto».
A quali conseguenze potrebbe portare?
«Potrebbe esserci un cambiamento di scenario. Minori disponibilità implicano minore capacità di reclutamento e maggiori difficoltà per mantenere il controllo sul territorio. La stragrande maggioranza della popolazione non è felice di vivere sotto l’Isis, il suo potere deriva proprio dal controllo, possibile solo con risorse ingenti».
Quali i rischi per lo scenario internazionale?
«Abbiamo visto come lo Stato Islamico reagisce nei momenti di difficoltà: cerca di ampliare il raggio d’azione. Di fatto, dunque, potrebbe tentare di colpire l’Europa».
Fonte: Leggo