Difesa, Cesi: sviluppare e utilizzare armi cyber nazionali
Roma, 29 apr. (askanews) - “Sarebbe opportuno” implementare “nel più breve tempo possibile il Comando Operativo Cibernetico Interforze (COCI) quale struttura alle dipendenze dello Stato Maggiore della Difesa (SMD)”, per “adeguare il Paese… sul fronte della minaccia rappresentata dalle cyber armi di natura prettamente militare così come raccomandato dal Libro Bianco per la Sicurezza Internazionale e la Difesa”.
È quanto si legge nel report “Evoluzione del quadro di sicurezza cibernetica nazionale in prospettiva futura” a firma degli analisiti Francesco Tosato e Michele Taufer, realizzato dal Centro studi internazionali (Cesi).
In questo settore, rileva l’analisi, “i nostri principali alleati stanno dichiaratamente sviluppando armi offensive in un’ottica di deterrenza contro potenziali aggressori, ben consapevoli che la sola prospettiva di difesa cibernetica non è sufficiente a scoraggiare la minaccia vista l’impossibilità di proteggere tutti i potenziali bersagli sia per ragioni tecniche che economiche”. Di conseguenza, prosegue il paper, sarebbe opportuno anche in Italia “procedere allo stesso modo”, creando una struttura che integri “anche il CERT-Difesa”. Questa nuova entità, dicono ancora Tosato e Taufer, “avrebbe lo scopo, in collaborazione con il nuovo servizio di Intelligence e Sicurezza Cibernetica, di proteggere le infrastrutture critiche della Difesa mentre gestirebbe, in via esclusiva, lo sviluppo e l’utilizzo di cyberweapons nazionali”.
Infatti, conclude l’analisi, “a parere del Ce.S.I., la capacità di creare danni fisici attraverso l’utilizzo di sistemi d’arma cibernetici deve restare di esclusiva competenza delle Forze Armate per mantenere il sistema di pesi e contrappesi stabilito dalla nostra Costituzione”.
Fonte: cyberaffairs.it