L’incontro tra Arabia Saudita e Iran: verso un ulteriore raffreddamento delle tensioni
Il 17 giugno, il Ministro degli Esteri saudita, Faisal bin Farhan, si è recato a Teheran, dove ha fatto visita alla sua controparte iraniana, il Ministro degli Esteri Hossein Amirabdollahian, e al Presidente iraniano Ebrahim Raisi. Dopo un primo riavvicinamento mediato da Pechino lo scorso marzo e la riapertura dell’Ambasciata iraniana a Riyadh, i due Stati compiono un altro passo verso il reset diplomatico.
Il volere dei due Paesi sembra mirato, almeno su un piano di diplomazia pubblica, a promuovere la cooperazione locale e regionale in ambito economico e securitario e a raggiungere un buon livello di coesistenza pacifica, che prevede il rispetto reciproco e la non-interferenza nei rispettivi affari interni. Tra i punti fondamentali per Riyadh vi sono la securitizzazione delle acque del Golfo e la non-proliferazione di armi di distruzione di massa, probabilmente afferendo anche agli ultimi sviluppi iraniani nel campo del nucleare. Teheran, invece, è più interessata all’aspetto economico, che sembrerebbe proprio uno dei vettori primari di questo riavvicinamento. Infatti, l’Iran intenderebbe aumentare i suoi scambi commerciali con l’Arabia Saudita fino a 1 milione di dollari annui, ma per fare ciò necessita di uno stabile e solido contesto diplomatico che ne garantisca la proliferazione.
Inoltre, il riavvicinamento tra Arabia Saudita e Iran potrebbe portare a risvolti particolarmente significativi nell’area. Ad esempio, il conflitto in Yemen, che dal 2015 è combattuto tra una coalizione a guida saudita e gli Houthi, spalleggiati in maniera più o meno diretta dall’Iran, potrebbe avvicinarsi a un punto conclusivo. Una svolta, questa, già presagita dai recenti scambi di prigionieri che sono avvenuti tra le due fazioni in lotta e che, con il disgelo tra Riyadh e Teheran, potrebbe raggiungere una fine. Anche a livello regionale le prospettive sembrano positive: il coinvolgimento iraniano in Libano e Siria, che è stato causa di diversi dissapori nell’area, potrebbe andare incontro ad una ridefinizione con l’intercessione dell’Arabia Saudita.
Un tema particolarmente scottante, però, resta il tema della normalizzazione tra Arabia Saudita e Israele, che sembra essere ancora piuttosto lontana e viene vissuto con apparente distacco da Teheran, benché è evidente che un fatto del genere potrebbe comportare degli effetti imprevedibili, almeno fino a pochi mesi fa, a livello regionale e internazionale. Un esempio concreto di ciò potrebbe essere un possibile riavvicinamento tattico tra la Repubblica Islamica e la Casa Bianca in materia di rilancio del negoziato sul nucleare iraniano. Tutte situazioni non direttamente connesse ma suscettibili di poter creare condizioni nuove di confronto.
In questo momento, le intenzioni di Arabia Saudita e Iran sono, quindi, dettate da un interesse tattico mirato e di breve periodo. Di fatto, risulta difficile fare previsioni a lungo termine sulle future evoluzioni relazionali tra i due Paesi. Per giunta, queste iniziative riflettono l’impellente necessità di distendere i rapporti nella regione e contribuire al complessivo processo di de-escalation dell’area. Un’esigenza, questa, che soddisfa anche gli interessi di altre potenze internazionali, come gli Stati Uniti e la Cina. Infatti, la stessa mediazione cinese tra Riyadh e Teheran, avvenuta nel mese di marzo, sarebbe frutto di calcoli geopolitici superiori, il cui fine non è tanto quello di riappacificare i due Stati, quanto piuttosto distenderne le tensioni in modo da riequilibrare e stabilizzare le dinamiche nell’area. Dal canto suo, sebbene Washington non veda necessariamente con favore l’avvicinamento tra Riyadh e Teheran, è consapevole che la distensione dei rapporti nel Golfo sia più che auspicabile.
In conclusione, sebbene il riavvicinamento Riyadh-Teheran sembri presentare concreti vantaggi politici, economici e securitari per la regione, lo scenario complessivo è ancora piuttosto fragile e incerto. La necessità tattica di un riallineamento, dettata dall’instabile contesto internazionale, spinge gli Stati della regione verso la ricerca di rapporti pacifici e collaborativi con gli altri partner regionali. Al contempo, però, ciò non sancisce in alcun modo un accordo definitivo tra i due Paesi.