Le novità dell’accordo AUKUS
Difesa e Sicurezza

Le novità dell’accordo AUKUS

Staff
16.03.2023

Lo scorso 13 marzo il Presidente USA Joe Biden, il Primo Ministro inglese Rishi Sunak e il Primo Ministro australiano Anthony Albanese hanno annunciato i prossimi step che, nel quadro dell’accordo di sicurezza denominato AUKUS, dovrebbero portare l’Australia a dotarsi di sottomarini a propulsione nucleare (ma con armamento convenzionale, gli SSN) nel corso dei prossimi decenni.

L’annuncio prevede che in futuro Canberra si doti di sottomarini a propulsione nucleare basati sul design dei futuri SSN per la Royal Navy, attualmente in fase di sviluppo, che incorporeranno anche tecnologia australiana e soprattutto americana a bordo. I sottomarini, al momento denominati SSN-AUKUS, costituiranno dunque l’ossatura della flotta di sottomarini d’attacco a propulsione nucleare sia del Regno Unito sia dell’Australia nei prossimi decenni.

L’accordo prevede, inoltre, a partire dal 2023, scambi e attività congiunte tra personale civile e militare australiano con quello statunitense e inglese, per permettere a Canberra di iniziare a familiarizzare con la tecnologia presente a bordo degli SSN, nonché iniziare ad addestrare gli equipaggi australiani, che cominceranno gradualmente ad operare assieme a quelli americani. A partire dal 2027, è previsto che SSN americani e inglesi siano basati, a rotazione, in Australia, in una struttura navale situata nei pressi di Perth. La cosiddetta “Submarine Rotational Force West” sarà composta da 4 unità americane classe Virginia e 1 battello inglese classe Astute. A partire dai primi anni del 2030, l’Australia riceverà 3 sottomarini classe Virginia (con l’opzione per ulteriori 2 battelli) come gap filler in attesa che vengano realizzati i nuovi sottomarini denominati SSN-AUKUS, le cui consegne delle prime unità sono previste rispettivamente entro la fine degli anni ’30 per il Regno Unito e l’inizio degli anni ’40 per l’Australia.

L’accordo si conferma estremamente complesso da realizzare, con le maggiori incertezze e criticità legate ai costi del programma, stimati in diverse decine di miliardi di dollari australiani, alle tempistiche di lungo periodo che, in progetti di tale entità, spesso slittano ulteriormente nel tempo, e alle problematiche legate allo sviluppo dell’infrastruttura a terra nonché all’addestramento degli equipaggi australiani, che dovranno acquisire e poi padroneggiare capacità nuove e complesse.

Al tempo stesso, i potenziali benefici dell’accordo AUKUS sono evidenti e riguardano tutte le parti in causa.

L’Australia ha rafforzato la partnership strategica con USA e UK, anche attraverso un maggior coinvolgimento americano e britannico nel garantire la sicurezza marittima nell’area, si dovrebbe dotare in futuro di una flotta con sottomarini a propulsione nucleare, potenziando notevolmente le proprie capacità, e dovrebbe inoltre sperimentare un importante sviluppo dell’industria nazionale del settore. Il Regno Unito dovrebbe godere di una maggiore presenza (e influenza) nell’Indo-Pacifico, sia a livello operativo con il sottomarino che sarà rischierato a rotazione in Australia, sia a livello politico-strategico; Londra ottiene inoltre una commessa industriale e un ritorno economico, tecnologico e occupazionale di grandissimo valore. Gli Stati Uniti, infine, rafforzano la partnership con un alleato fondamentale nella regione, godranno anch’essi di importanti ritorni industriali ed economici dalla commessa, e soprattutto potranno disporre di una ulteriore base per rischierare i propri sottomarini a propulsione nucleare nell’Indo-Pacifico, funzionale ad aumentare la presenza degli SSN americani in funzione di deterrenza e contenimento delle crescenti attività navali cinesi nella regione. Per tali motivi, l’accordo AUKUS si configura, sulla carta, come una soluzione win-win per tutti e tre i Paesi.

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