La salute di Bouteflika riapre i giochi politici in Algeria?
L’agenzia di stampa ufficiale algerina APS (Algérie Presse Service) ha annunciato il cinque maggio scorso che il 76enne Presidente algerino Abdelaziz Boutlefika, in carica dal 1999 e al suo terzo mandato consecutivo, era stato alcuni giorni prima vittima di un colpo ischemico e trasferito, di conseguenza, all’ospedale militare Val-de-Grâce, a Parigi.
Considerate le precarie condizioni di salute del Presidente algerino, il futuro che si va delineando in vista delle elezioni presidenziali algerine del 2014 è più che mai incerto. Bouteflika, proveniente dai vertici delle Forze Armate e con un ruolo di primo piano nell’ambito della Guerra d’Indipendenza e della Guerra Civile, è la figura che meglio d’ogni altra rappresenta il sistema di potere alla guida del Paese: in carica da quasi 15 anni grazie al sostegno dei militari, il Presidente, emerso come un fattore chiave per la stabilità dell’Algeria, ha risollevato l’economia attraverso due Piani Quinquennali (2000-20004 e 2004-2008) e rilanciato il dialogo per la pace tra le forze politiche.
Successivamente alla sua elezione, dopo sette anni di Guerra Civile tra le forze governative e le milizie islamiche del FIS (Fronte Islamico di Salvezza) e del GIA (Gruppo Islamico Armato), Bouteflika ha offerto l’amnistia ai combattenti islamici in cambio del disarmo delle milizie e contrastato i movimenti salafiti legati ad al-Qaeda. A meno di dodici mesi dalle elezioni presidenziali, il Paese sembra però paralizzato. Nel celebre discorso di Sétif dell’8 maggio 2012, il Presidente aveva già annunciato che la sua generazione, al potere da più di mezzo secolo, avrebbe dovuto passare il testimone e che lui stesso non si sarebbe ricandidato, a meno che la Costituzione non glielo avesse permesso. Ora, qualora Bouteflika decidesse di dimettersi, il potere passerebbe, ad interim, al Presidente del Consiglio della Nazione (la Camera Alta del Parlamento algerino), Abdelkader Bensalah. I vertici militari e i quadri del Fronte Nazionale di Liberazione (FLN, principale forza politica del Paese) si oppongono però a ogni tentativo di cambiamento e spingono per la ricandidatura di Bouteflika.
L’Algeria è stata fin dall’indipendenza governata dal FLN e i lunghi periodi di presidenza dei suoi leader - Houari Boumediene (1965-1978), Chadli Bendjedid (1969-1982) e Abdelaziz Bouteflika (1999-oggi) - sono stati sempre espressione di equilibrio tra FLN, militari e burocrati. Dopo tanti anni di regime fondato sul potere militare, difficilmente il futuro prospetterà al Paese un netto cambio di rotta, soprattutto in considerazione del fatto che le candidature dovranno come sempre godere del sostegno dell’influente apparato militare.
Le gerarchie militari possono influenzare le candidature alla Presidenza in due modi: appoggiando un esponente appartenente al sistema militare o vicino al FLN, oppure sostenendo uomini non necessariamente vicini ai vertici militari e politici, ma comunque degni di fiducia e con grande esperienza all’interno dell’apparato di governo. Sotto questo punto di vista, esistono forti personalità in grado di ottenere l’appoggio delle gerarchie militari, quali lo stesso Bensalah, il Primo Ministro Abdelmalek Sellal, il Ministro dell’Interno, Dahou Ould Kablia, e l’ex Primo Ministro Ahmed Benbitour, accomunati da tanti anni di esperienza in campo politico.
Pur non essendo esponente del FLN, il 71enne Abdelkader Bensalah, leader del Raggruppamento Nazionale Democratico (RND), è considerato assai vicino al Capo dello Stato e al suo entourage. In passato, infatti, è stato incaricato da Bouteflika di occuparsi di riforme politiche e costituzionali, è Presidente del Consiglio della Nazione dal 2002 ed è stato dal 1997 al 2002 Presidente dell’Assemblea Nazionale dopo aver ricoperto incarichi diplomatici. Abdelmalek Sellal, 65enne, è stato nominato capo di governo nel 2012 dal Presidente ed ha ricoperto più volte il ruolo di Ministro sotto la Presidenza Bouteflika. Ahmed Benbitour, 67enne, può vantare anch’egli una vasta esperienza politica durante i mandati di Bouteflika, come Senatore, come capo del governo (1999-2000) e con vari incarichi ministeriali durante i governi del FLN. La figura di Dahou Ould Kablia, Ministro dell’Interno sin dal 2011, è considerata al momento assai rilevante nella lotta al terrorismo di matrice islamica. I suoi 80 anni, però, potrebbero pregiudicarne la candidatura alla Presidenza.
Al momento, resta difficile individuare i nomi di altri esponenti in grado di ricoprire il ruolo di Capo dello Stato, in particolare in un contesto politico caratterizzato da forte incertezza. Il FLN e il RND, i due maggiori partiti del Paese, sono, infatti, in subbuglio dopo le dimissioni dei loro segretari generali, rispettivamente Abdelaziz Belkhadem e Ahmed Ouyahia. Quest’ultimo si era limitato a rispettare la petizione firmata da diversi membri del Consiglio Nazionale e dello stesso RND che chiedeva la rimozione dal suo incarico, a causa della cattiva gestione del partito. Belkhadem, da parte sua, è stato destituito dopo che il FLN s’era spaccato sulla sua riconferma: molti dei suoi membri, infatti, sostenevano che il partito avesse smarrito i propri ideali per inseguire logiche legate agli interessi personali dei suoi uomini di vertice.
Per quanto concerne l’opposizione, un altro importante attore della vita politica algerina, il Movimento della Società per la Pace (MSP), il cui leader Bouguerra Soltani è considerato vicino alla Fratellanza Musulmana, è ancora afflitto da antichi dissensi interni. Molte esponenti hanno infatti abbandonato il partito sin dal 2009, da quando cioè Soltani ha concesso a Bouteflika un appoggio incondizionato. Alcuni di questi hanno dato vita a nuove formazioni: è il caso, per esempio, di Abdelmadjid Menasra, fondatore del Fronte Algerino per il Cambiamento, ed Amar Ghoul, il Tajamou Amal el-Jazaïr (TAJ, Raggruppamento Speranza dell’Algeria) appare una formazione politica connotata da una forte impronta populista. All’interno del MSP, i dissidi interni sono causati anche dall’incertezza su chi prenderà il posto di Soltani, che ha escluso una sua ricandidatura, alla guida del partito. La questione viene affrontata proprio in questi giorni: il quattro maggio scorso, infatti, sono iniziati i lavori del quinto congresso del MPS. A concorrere per la leadership sono Abderazak Mokri, attuale vice Presidente e personalità carismatica, e Adberrahmane Mohamed Saidi, presidente del Majliss Echoura, il consiglio religioso del partito. Alle prossime elezioni presidenziali algerine resta allora da vedere che strada decideranno di intraprendere i vertici politici e militari che continuano a tenere strette le redini del Paese. Al momento, paiono profilarsi due possibili strade: l’appoggio a figure vicine al FLN o il sostegno di uomini di comprovata esperienza politica nel sistema istituzionale algerino.